Volontariato

I nuovi viaggiatori

A Johannesburg si è finalmente riconosciuto che il turismo sostenibile può essere una grande leva per lo sviluppo del sud del mondo.

di Alfredo Somozza

Finalmente a Johannesburg si è voluto prendere atto che il turismo, la prima voce negli scambi commerciali mondiali da ormai diversi anni, se reso sostenibile e orientato verso lo sviluppo delle comunità locali potrebbe diventare un formidabile volano per la crescita economica dei Paesi del Sud del mondo. è come se si fosse infranto un tabù: finalmente si arriva a parlare di turismo in rapporto non soltanto alla sostenibilità ambientale (anche se su questo punto resta in sostanza tutto da farsi) ma in rapporto allo sviluppo umano a partire della ridistribuzione delle risorse generate dal turista. Questo è il punto sul quale si è sempre fermato il dialogo con i tour operator, che finora si erano sempre ritenuti soddisfatti della ?ricaduta positiva?, in termini economici e di occupazione, dell?industria turistica nel Sud del mondo. Soddisfazione che non trovava però conferma nelle statistiche, poiché il turismo verso questi Paesi è certamente aumentato per quantità di viaggiatori negli ultimi 20 anni, ma la fetta di reddito prodotto che rimane in loco è invece diminuita. Ora le istituzioni internazionali con competenze sul turismo, l?Omt e l?Unctad, si dicono pronte a lanciare una raccolta di fondi per finanziare una serie di progetti pilota che forniscano strumenti alle popolazioni locali perché possano ?appropriarsi? del reddito turistico. Il Terzo settore questa strada la sta già percorrendo da anni, con la pratica concreta del turismo responsabile, che ogni stagione veicola decine di migliaia di consumatori consapevoli verso il Sud del mondo, e anche sul piano progettuale, come ad esempio si fa già in Senegal, Madagascar, Brasile, Nicaragua e Repubblica Dominicana. Per le associazioni che promuovono il turismo responsabile l?aggettivo ?sostenibile? è da sempre una dimensione del turismo composta a sua volta da tre sostenibilità diverse: quella ambientale, quella culturale e quella socio-economica. Il dibattito politico internazionale conferma sempre di più la giustezza di questo approccio, anche se il bilancio dei 10 anni da Rio in poi prodotto dalle associazioni aderenti alla rete europea di Ten è fortemente negativo: si è fatto troppo poco perché il turismo, che sposta milioni di persone ogni anno, si possa considerare allo stato dell?arte ?sostenibile?. La grande novità positiva di quest?ultimo anno è invece la maggiore sensibilità dei turisti-consumatori. Soprattutto dopo i tragici eventi dell?11 settembre si può affermare che la ricerca di rapporti interculturali impostati su un piano di equità e sostenibilità stia lentamente, ma in modo sostenuto, cambiando il modo di viaggiare. E questo non riguarda soltanto le associazioni che promuovono viaggi di turismo responsabile nel Sud del mondo (e che questa estate hanno registrato il pieno), ma più in generale è stato rilevato statisticamente il boom delle forme di ospitalità a contatto con le comunità locali (B&B) e con un contesto rurale (agriturismo) in Italia e in Europa. Il declino del turismo di stampo puramente consumistico, in località devastate ambientalmente e culturalmente omologate verso il basso, si conferma soprattutto tra i giovani. Le cooperative sociali, le associazioni ambientali, le reti di accoglienza diffusa, i pescatori stanno diventando i nuovi soggetti di un turismo che in Italia e altrove ha ancora margine di crescita, di creazione di occupazione e di valorizzazione del territorio. È una nuova dimensione della qualità del turismo che si basa sulla condivisione, sul rispetto dell?ambiente e delle culture locali concorrendo alla crescita individuale e collettiva della persona a partire da un rapporto autentico con gli altri.


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