Non profit
I nuovi predoni d’Italia
L'editoriale - Fa impressione, in queste settimane estive, assistere al ricomporsi e scomporsi di alleanze nel grande terremoto che sta scuotendo le sfere del potere reale italiano.
Fa impressione, in queste settimane estive, assistere al ricomporsi e scomporsi di alleanze nel grande terremoto che sta scuotendo le sfere del ?potere reale? italiano. L?assalto a Bnl e Antonveneta, il conseguente caso di Bankitalia, arbitro non al di sopra delle parti, la discesa in campo di un mondo sino ad ora mai direttamente coinvolto nei grandi giochi della finanza come Unipol, sono tutti segnali di assetti che si stanno confusamente ridisegnando. Davanti a tutto questo, la politica ha fatto da spettatrice timorosa, preoccupata soltanto a non bruciarsi i rapporti con i possibili vincitori. Così abbiamo assistito a diversi paradossi come quello della Lega che si è schierata a difesa dell?unica istituzione monarchica rimasta in Italia, cioè la Banca d?Italia; oppure come quello del segretario dei Ds che ha richiamato all?ordine l?unico deputato del partito uscito pubblicamente a chiedere le dimissioni di Antonio Fazio.
Negli stessi giorni un?altra notizia, a suo modo sorprendente, confermava questo ruolo sempre più subalterno della politica: l?accordo tra Berlusconi e De Benedetti per varare un nuovo fondo salva-imprese. I due nemici storici del capitalismo italiano sono diventati soci nella Management & capitali, una società che ha come scopo quella di salvare e rilanciare medie imprese in crisi.
Dal punto di vista imprenditoriale si tratta di un?idea che risponde a un bisogno reale. Peccato che a metterla in opera siano l?attuale presidente del Consiglio e il capitalista più influente dello schieramento destinato a vincere alle prossime elezioni. Anche in questo caso la politica si è trovata completamente scippata dalle sue prerogative: un?iniziativa come quella varata dai due ex nemici poteva essere certamente pubblica, perché ne aveva tutte le caratteristiche (i precedenti non mancano: vedi il ruolo avuto dalla Gepi). Peccato che invece sarà privata, come privati saranno gli utili di questa operazione.
«Immobiliaristi, finanza, banche stanno mettendo a repentaglio tutto il sistema. Il problema è l?idea di società che ne viene fuori, un?idea che mi preoccupa». è l?allarme che lancia Savino Pezzotta nell?intervista che pubblichiamo in questo numero. Pezzotta tocca un punto cruciale, perché l?assoggettamento timoroso e ambiguo della politica al grande gioco di risistemazione e redistribuzione del potere lascia completamente indifeso il mondo reale, lascia inevasi i problemi veri. Anche idee buone e ragionevoli, come quella di mantenere l?italianità di alcune banche, vengono bruciate dal prevalere degli interessi spesso oscuri dei gruppi in campo.
E intanto si assiste a uno sconfinamento della spregiudicatezza in territori fino a qualche tempo fa ?vergini?: la spregiudicatezza con la quale si rischia di buttare a mare un patrimonio ideale, economico e sociale di immenso valore – quello delle cooperative -, per assecondare un progetto finanziario-politico dai contorni quanto meno incerti. Auguriamoci e lavoriamo perché non siano queste idee a prevalere. Del resto, osservando da vicino l?Italia che ogni settimana raccontiamo dalle pagine di questo giornale siamo del tutto convinti che abbia energie, convinzioni e forza per far sì che altre idee si facciano strada.
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