Formazione

I nuovi lettori di libri? Cercateli in galera

di Redazione

I lettori? Cercateli in galera
Dal 2006 al 2009 i prestiti di libri sono passati da 43 a 1.431 all’anno. Ma dove succede, in un Paese di “lettori deboli” come l’Italia, che il desiderio di leggere sia invece in aumento continuo? Succede nella Casa circondariale di Bologna, dove il Comune, il carcere e i volontari dell’associazione Ausilio per la cultura organizzano il prestito per i detenuti, recuperando i libri dalle biblioteche cittadine. I più letti? Tanti giallisti, italiani e stranieri, da Carlo Lucarelli a John Grisham, scelti sulla base di bibliografie preparate dai bibliotecari della Sala Borsa. Ma sarebbe tutto più semplice se i detenuti potessero accede al catalogo online, e in carcere la cultura fosse più forte della paura delle nuove tecnologie.
Semiliberi: tanto detenuti, poco liberi
Se a un detenuto viene concessa la semilibertà, sono in tanti a pensare che quella persona sia praticamente libera. E invece no, è sufficiente leggersi il programma di un semilibero, Daniele, per capire:
«Esco alle 6.30, arrivo al lavoro a 50 chilometri dal carcere, inizio alle 7.45. I controlli sono frequenti da parte dei Carabinieri, ma oramai non ci faccio più caso. Alle 12.00 ho la pausa, posso recarmi a casa da mio padre per pranzare oppure fermarmi in un bar in zona. Rientro in fabbrica alle 13.50 e fino alle 18.15 lavoro. Alle 18.30 sono a casa, mi rinfresco un po’, preparo la cena e alle 20.30 parto per rientrare in carcere alle 22.00. E non devo mai dimenticare che sono un detenuto, con un programma in tasca da rispettare e bastano piccole violazioni per tornare detenuto a tutti gli effetti».

I Cie peggio delle galere sovraffollate
«Sei mesi nei Centri di identificazione ed espulsione sono peggio della detenzione»: a dirlo è una che le galere le frequenta spesso, in qualità di Garante dei diritti delle persone private della libertà personale per il Comune di Bologna, l’avvocato Desi Bruno. E nel Cie ritrova tanti detenuti incontrati in carcere, che finita la pena si vedono catapultati in un’altra reclusione, evidentemente perché non si riesce a far funzionare i meccanismi dell’espulsione negli ultimi due anni di pena.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.