Sostenibilità
I numeri sono buoni. Ora c’è un’altra sfida
Csv, il report 2005/ Intervista a Nereo Zamaro, Istat
Nereo Zamaro è uno dei maggiori esperti sui numeri del volontariato italiano. Come responsabile del servizio Statistiche sulle istituzioni pubbliche dell?Istat ha curato le indagini sul non profit e ha collaborato alla realizzazione del Report sui Csv. «La ricerca conferma che i Centri sono ormai noti a gran parte delle organizzazioni intervistate. Ciò comporta, tuttavia, per i Centri stessi, responsabilità crescenti», spiega Zamaro, «trasparenza nella definizione dei programmi e nel monitoraggio dei risultati raggiunti ed anche nella gestione dei rapporti con le organizzazioni di volontariato attive nei territori di appartenenza».
Vita:Una sfida che è stata raccolta?
Nereo Zamaro: Almeno a livello nazionale è stata colta in modo aperto, cercando di rilevare informazioni e di analizzare periodicamente lo stato delle attività svolte .
Vita: Le associazioni che si presentano gli sportelli dei Csv sono poco più del 50%. È un dato che deve stimolare a cogliere maggiormente i bisogni del volontariato?
Zamaro: Penso di sì, ma penso anche che la crescita o l?espansione dei doveri dei Csv debba essere coerente con le capacità umane effettivamente disponibili al loro interno. Per altro verso penso che i Csv dovrebbero gestire interventi e progetti che favoriscano la diffusione della partecipazione incidendo su quei condizionamenti (culturali, istituzionali, ma anche di comunicazione) che invece possono tendere a inibirla.
Vita: Tra i dati colpisce la forte crescita dei ?servizi logistici? (+60%). Segno di una debolezza strutturale delle organizzazioni di volontariato?
Zamaro: Le organizzazioni sono sempre più numerose e tendono ad essere, in media, di dimensione sempre più piccola. Una dimensione piccola non necessariamente è sinonimo di inadeguatezza. Può essere sintomo di vitalità che per tradursi in iniziative concrete, a volte, cerca solo uno spazio accessibile per agire.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.