Non profit

I no global e lo zero virgola

Un lettore ci scrive sollevando il problema del rapporto tra movimento no global e politica

di Riccardo Bonacina

I risultati delle recenti elezioni amministrative dimostrano una volta di più l?illusorietà di chi aveva pensato di poter rinchiudere la complessità del movimento dentro il recinto di liste elettorali, più o meno alternative, e di quanti fra gli organi di stampa ne avevano sostanzialmente salutato la discesa in campo con titoli altisonanti. Occorre innanzitutto precisare come questa scelta sia stata effettuata all?interno di una sola area politica, il Movimento dei disobbedienti, e probabilmente con non pochi dissensi interni. Contrariamente a quanto affermato, Attac non solo non ha minimamente contribuito a questo percorso, ma nelle sedi (poche, in verità) all?interno delle quali se ne è discusso, ha sempre espresso la propria totale contrarietà. Le tragiche ed entusiasmanti giornate di Genova del luglio scorso non hanno segnato solo la discesa in campo di un grande movimento di massa che ha rotto la più che decennale cappa dell?ideologia del pensiero unico del mercato; quelle giornate hanno visto l?affacciarsi alla politica di una nuova generazione, che chiede protagonismo sociale e afferma l?esigenza di una nuova partecipazione democratica. è un movimento che vuole la rifondazione della politica, ovvero l?esatto contrario di una sterile aggiunta di nuove liste elettorali al mercato elettorale. C?è piuttosto la diffusa esigenza di luoghi della politica in cui unire l?autoeducazione con l?azione, ovvero il bisogno di consapevolezza e formazione con la necessità di mobilitazione diretta e in prima persona per una furiuscita radicale dall?orizzonte neoliberista. Il problema del rapporto tra i movimenti e le istituzioni è reale, come è reale la necessità di superare la dicotomia tra l?autonomia del sociale (la cosiddetta ?società civile? vista come puro elemento di pressione) e l?autonomia del politico (il ?Palazzo? in quanto tale). Tuttavia, la storia insegna come le scorciatoie non portino da nessuna parte. Pensare correttamente che i contenuti del movimento possano divenire maggioranza culturale nel Paese è ben diverso dal coniugare questo pensiero con l?idea meccanicistica di un suo immediato sbocco elettorale. La delicata fase che il movimento attraversa richiede alla pluralità dei soggetti che lo compongono un salto di qualità nell?apertura di una discussione politica sulla direzione e sugli obiettivi da perseguire. Da questo punto di vista, la prossima tre giorni che si terrà a Genova un anno dopo il G8 e la costruzione del Forum sociale europeo diventano tappe fondamentali. Marco Bersani, C. Nazionale di ATTAC Italia Caro Bersani, per una volta ci lasci dire «l?avevamo detto». è dal luglio scorso che avvertiamo sul rischio di una eterogenesi dei fini tra portavoce, leaders e movimenti. Le amministrative lo hanno reso evidente, speriamo, a tutti.


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