Non profit
I “mostri” sbagliati
Scagionati dal dna i due romeni sbattuti in carcere e in prima pagina dopo lo stupro della Caffarella a Roma
La notizia buona è che c’è ancora qualcuno, nella polizia scientifica, che controlla le “prove” e se non convincono lo dice. Le notizie cattive sono due. La prima: da alcuni giorni due persone di cittadinanza romena sono in carcere quasi di sicuro ingiustamente, con l’accusa infamante di stupro di una quattordicenne e di lesioni al suo ragazzo; la seconda: i giornali, praticamente senza eccezioni apprezzabili, hanno sbattuto i mostri in prima pagina senza alcun dubbio critico, senza parlare di “garantismo”, ma solo di mestiere corretto. Ecco come oggi i quotidiani affrontano l’argomento. L’apertura è quasi sempre dedicata alla bozza di riforma dell’età pensionabile delle donne nel pubblico impiego. Lo stupro della Caffarella è altrove.
La rassegna stampa oggi si occupa anche di:
- PENSIONI
- CRISI
- PERIFERIE E RONDE
- CURE AI CLANDESTINI
- SALUTE
- TESTAMENTO BIOLOGICO
- ABORTO
- RAI
- AFRICA
- MEZZOGIORNO
- TAV
- FRANCIA
“Stupro, tutti i test scagionano i due romeni” titola il CORRIERE DELLA SERA a pag 18. Non combaciano le tracce del Dna sulle sigarette, le impronte e l’identikit. «la vittima ha disegnato i tratti di un giovane sui 20/25 anni con la frangia, quello in cella è meno giovane e stempiato». E ancora: «La relazione finale della polizia scientifica scagiona definitivamente Alexandru Isztoika Loyos, 20 anni e Karol Racz, 36. Anche i prelievi effettuati sui mozziconi delle sigarette fumate dai violentatori e sui fazzolettini usati dopo la brutale aggressione smentiscono la tesi dell’accusa…E dunque non ci può essere alcun dubbio: non sono stati i due romeni arrestati il 17 febbraio a violentare la ragazzina di 15 anni e a picchiare il suo fidanzato». In appoggio l’accusa dei Radicali: “Nuovo caso Girolimoni”, dice la deputata Rita Bernardini riferendosi al caso del fotografo degli anni 20 usato dal regime fascista come capro espiatorio per rasserenare la cittadinanza dopo stupri e omicidi. E si chiede. «Cos’hanno da dire oggi quei direttori di giornali e telegiornali che hanno sparato le immagini dei due romeni come sicuri autori degli stupri della Caffarella a Roma?».
“Certezza Dna. Presi i romeni sbagliati”: oggi LA STAMPA titola così un primo piano dedicato ai test del dna raccolto sulla scena dello stupro nel Parco della Caffarella di Roma. «Sono stati due romeni, ma non quelli arrestati» scrivono i cronisti. «I metodi si analisi consentono di individuare, seppure con una certa approssimazione, anche la nazionalità del soggetto. E la conclusione a cui gli esperti sono giunti è che i Dna appartengono a due stranieri dell’Est, molto probabilmente romeni» ma che non corrispondono ai Dna dei due romeni arrestati a brevissima distanza dal delitto. “La politica ha messo fretta” è il titolo di un’intervista de LA STAMPA al senatore Pd Achille Serra, ex poliziotto. Che dice: «è sbagliato caricare di eccessive aspettative la macchina investigativa. Come se da una indagine possa scaturire quella sicurezza che i cittadini sentono sfuggire quando accadono fatti gravi». Un altro errore, dice il senatore, è la «criminalizzazione generalizzata»: «le statistiche ci confermano che, nel caso dei rumeni, solo lo 0,27% dei cittadini di quel Paese ospiti in Italia è propenso a violare la legge».
LA REPUBBLICA parla dei romeni a pag. 13. “Caffarella, ora è giallo sullo stupro. Un terzo uomo nella violenza al parco”. I cittadini romeni Alexandru Loyos Isztoika e Karol Racz non sono i due uomini che la sera 4 febbraio hanno abusato di una quattordicenne nel parco della Caffarella. Il test del dna individua i profili genetici di altri due maschi adulti, che pure si continuano a ritenere di cittadinanza romena. Ora ci si chiede le ragioni della finta confessione. Repubblica ricostruisce gli avvenimenti fra le 8 del mattino del 17 febbraio e le 4.40 dell’alba del 18, quando un’inchiesta che in quel momento ha solo un sospetto improvvisamente si ritrova due colpevoli. È il quotidiano freepress “Metro” a dare la notizia secondo cui la polizia sarebbe sulle tracce di Loyos, pubblicandone la foto segnaletica. Il pomeriggio di quello stesso giorno Loyos si lascia facilmente «sorprendere» nella stazione di Primavalle. Viene portato in questura e sottoposto al test del dna. Prima che arrivino i risultati, Loyos si dice pronto a confessare. Il suo difensore di ufficio, Valentina Angeli, chiede di poter rinunciare all’incarico, lavorando infatti anche per “Differenza donna”, associazione che difende i diritti delle vittime di abuso, di cui fa parte anche la psicologa che sta seguendo la ragazza della Caffarella. Ma l’incompatibilità, almeno quella notte, non viene ritenuta tale. Parte l’interrogatorio confessione. Loyos, che sa di non aver commesso la violenza, mostra di conoscerne però ogni particolare. Come è possibile? Dirà, due giorni dopo – non creduto – di essere stato picchiato prima dell’interrogatorio notturno. Quindi di essere stato imbeccato. Ma da chi? Da uomini della squadra mobile? Dai poliziotti romeni che accompagnano l’indagine? Le cose non tornano: perché indurlo alla confessione e sottoporlo contemporaneamente a un test che ne proverà l’innocenza? «Se le fonti di polizia raccontano il vero, quanto accaduto la notte tra il 17 e il 18, dimostrerebbe che Loyos custodisce ancora un segreto sui fatti della Caffarella. Che pur non essendo il carnefice, del carnefice avrebbe deciso di proteggere l’identità e, soprattutto, dal carnefice avrebbe appreso il dettaglio di quella violenza».
“Stupro della Caffarella, dubbi su Karol Racz” è il titolo, in taglio basso, di AVVENIRE sul caso dei due romeni presunti stupratori. Oltre alla cronaca, si cita il fatto che d’ora in poi a Roma saranno varate una serie di iniziative di sicurezza, dai corsi gratuiti di autodifesa ai pattugliamenti dei parchi da parte della polizia penitenziaria (perché? ndr) a cavallo.
Questa notizia non c’è su IL GIORNALE, IL MANIFESTO, IL SOLE24ORE, ITALIA OGGI.
E inoltre sui giornali di oggi:
PENSIONI
CORRIERE DELLA SERA – “Statali, donne in pensione a 65 anni” è il titolo di apertura del quotidiano di oggi. Che riassume: «Un aumento graduale dell’età pensionabile delle donne che lavorano nella pubblica amministrazione a partire dal 2010, per arrivare a quota 65 anni nel 2018. È quanto prevede la bozza proposta dal governo che è stata inviata alla Commissione europea». La Cgil: «È un inaccettabile accanimento contro le donne». Il sindacato poi lancia anche un nuovo allarme: «400mila precari statali potrebbero rischiare il posto. La metà di loro è impegnata nella scuola». Il CORRIERE nelle pagine interne raccoglie i pareri di Ciampi e Sacconi. Il primo: “È necessario mettere mano al nodo previdenza – disoccupati e precari, servono tutele”. Il ministro: “Ma per ora la riforma non si fa. Cambiare tutto porta incertezza”. E aggiunge: «La richiesta di Confindustria suona di maniera. Nella realtà le aziende prepensionano chi si avvicina ai 60 anni».
LA REPUBBLICA – “Donne in pensione a 65 anni” è l’apertura del quotidiano, che però prima di affrontare il tema, riporta a pagina 2 e 3 storie di ordinaria «disperazione» italiana: “Le voci dal Paese che perde lavoro. Rabbia e disperazione nelle mail dei disoccupati a Repubblica.it”. Le questioni aperte, sul fronte del lavoro, attualmente sono tre: indennità ai disoccupati, pensioni al femminile, precari statali. Il governo frena su questi ultimi, ma non sull’innalzamento dell’età pensionabile a 65 anni. Il sistema, che andrà a regime nel 2018, è previsto in un emendamento del inserito in un ddl in discussione al Senato. Il consiglio dei ministri domani non varerà alcun decreto per bloccare, dal prossimo luglio, la regolarizzazione dei contratti a tempo determinato, e anzi, partirà lunedì prossimo con un monitoraggio per capire chi sono e quanti sono i precari dello Stato: nonostante questo la miccia dei posti a rischio non si disinnesca, dato che la deadline di luglio è contenuta anche in un disegno di legge attualmente in discussione alla commissione Lavoro del Senato e da un decreto Tremonti. La Cgil dunque è preoccupata per i 420mila precari, «buona parte dei quali (circa la metà), salvo modifiche dei testi a Senato, da luglio continuano a rischiare di restarsene a casa». Avanti tutta, invece sulla riforma delle pensioni al femminile. Secondo quanto previsto da una bozza inviata alla Commissione europea, l’innalzamento dell’età pensionabile sarà graduale, a partire dal 2010. Il testo risponde alla richiesta venuta da Bruxelles di parificare il trattamento riservato a uomini e donne. I ministri Carfagna e Brunetta sembrano intenzionati a utilizzare i risparmi derivanti dalla modifica a favore delle donne. L’altro fronte aperto è quello dei sostegni a chi perde il posto di lavoro: il Pd suggerisce di corrispondere il 60% dell’utima retribuzione a chi non gode di altri strumenti di sostegno e hanno perso o perderanno il lavoro dal 1 settembre 2008 al 31 gennaio 2009. «Berlusconi può dirci di no, ma non può dirci che non sipuò fare, perché la proposta è fattibile e concreta», dice il segretario del Pd Dario Franceschini. La copertura verrebbe in buona parte dalla lotta all’evasione fiscale.
IL MANIFESTO – “I precari cacciati, le donne al lavoro più a lungo” è il richiamo in prima pagina per la proposta del governo di allungare la vita lavorativa femminile che viene legata al tema della crisi economica e ai 400mila che stanno per perdere il lavoro, la metà nella pubblica amministrazione. Due le pagine dedicate al tema che si aprono con il titolo “Attacco alle pensioni. Lavoratrici fino a 65 anni” nell’articolo si analizzano le diverse posizioni alla bozza di legge inviata alla Ue, la divisione del Pd «la parte più “margheritina” che fa riferimento a Enrico Letta ma anche esponenti come Pietro Ichino, si dicono d’accordo sull’eventualità di intervenire sullo spinoso capitolo, come d’altra parte l’Udc. Contrari si dicono invece i “concorrenti” diessini Bersani e D’Alema, soprattutto nell’attuale fase di crisi». Sul fronte sindacale, inoltre, accanto al netto no della Cgil si ricorda il no dell’Ugl, mentre della Cisl si osserva come Bonanni dica sì alla proposta Franceschini dell’assegno di disoccupazione e no all’idea di Emma Marcegaglia di legare gli ammortizzatori sociali alla riforma delle pensioni.
SOLE24ORE – È questa l’apertura del SOLE, “Pensioni: 65 anni per le statali”. Si punta molto nell’articolo alla necessità di non infrangere le regole comunitarie, e per far ciò il governo ha pensato a un sistema di 5 scalini a partire dal 1 gennaio 2010 per arrivare all’obiettivo dei 65 anni nel 2018. Il risparmio stimato da Brunetta è pari a 2,4 miliardi di euro. Di spalla il commento della segretaria Ugl Renata Polverini, che è contro la manovra se sarà obbligatoria e favore invece di un innalzamento volontario «per non penalizzare ulteriormente le donne», già messe in seconda linea, secondo Polverini, per disparità salariali e scarsi aiuti per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
CRISI
LA REPUBBLICA – Fed: “Dubbia l’efficacia delle misure Usa” (pag. 5) Il presidente della Federal Reserve, parlando ieri al Congresso, ha espresso le sue perplessità circa il peggioramento della situazione occupazione e dell’andamento economico, che nonostante le rassicurazioni di Obama sembrano inarrestabili. Ben Bernanke ha poi preso di mira il colosso assicurativo Aig, che «ha agito con la spregiudicatezza di uno hedge fund». A difendere le strategie economiche del neo-presidente americano, che sempre più spesso sono oggetto di crescenti critiche negli Stati Uniti e nel mondo (con il Wall street journal ad aggregare le critiche e i timori), il britannico Gordon Brown nel rilanciare l’idea dei un «new deal globale».
PERIFERIE E RONDE
LA STAMPA – “La banlieue bianca che infiamma Torino” è il titolo di un reportage a Barriera di Milano, un quartiere multietnico di Torino dove negli ultimi tempi si sono susseguiti episodi di auto date alle fiamme in un clima di conflittualità continua fra italiani e immigrati. I carabinieri pattugliano ogni notte. La notte dell’11 febbraio hanno arrestato un ragazzo marocchino ubriaco che vagava versando gasolio sulle auto parcheggiate, cinque giorni dopo un italiano tossicodipendente che armeggiava con accendino e benzina sempre nella stessa zona. Sui muri scritte razziste e intercettazioni di italiani che incitano alla vendetta. Il quartiere di Malaroda intanto ha deciso di gemellarsi con una banlieue di Parigi: «ci assomiglia in tutto: 50mila abitanti, una zona post-industriale, operaia, con forte tasso di immigrazione» spiega il presidente del quartiere, «a marzo ospiteremo 15 ragazzi francesi, per poi mandarne 15 dei nostri», «dobbiamo fare politiche di inclusione».
IL GIORNALE – Intervista a Luca di Resta, poliziotto in pensione che sorveglia zone a rischio a Milano e che fa parte delle squadre che indossano la pettorina “Milano, città sicura” e per “armi” hanno cellulare e ricetrasmettente. Di Resta spiega il suo compito: «Siamo degli osservatori, nel caso chiamiamo le forze dell’ordine». «La gente si sente più sicura. Le persone anziane sanno che le possiamo scortare sino a casa» e delle ronde cosa pensa? «Non devono essere in stile padano. Un atteggiamento da gradasso è pericoloso».
CURE AI CLANDESTINI
IL GIORNALE -Foto e servizio di copertina sull’immigrazione “Curare i clandestini costa ogni anno 250 milioni”. A pagina 14 IL GIORNALE spiega «la cifra è calcolata su 651 mila persone stimate dall’Ismu. Ma secondo altre fonti gli irregolari in realtà sono il doppio. Una ricerca dell’Asl di Milano svela che ricorrono a ricoveri e al Pronto soccorso molto più degli italiani. E la spesa lievita». Il pezzo di Enza Cusmai è ricco di dati (per quanto riguarda le fonti si cita Caritas) a livello nazionale e presenta poi un focus su Milano partendo da cifre fornite dall’Asl. Un altro articolo con tanto di infografica fa la mappa della sanità che funziona: i liguri sono i più snelli e i siciliani astemi.
SALUTE
LA STAMPA – E’ stato individuato il gene della Sla, la sclerosi laterale amiotrofica, il “morbo dei calciatori”, grazie a uno studio internazionale coordinato dall’Istituto di Neuroscienze presso l’ospedale Molinette di Torino. Un successo della ricerca che rende più vicina la possibilità di trovare una cura, anche se i risultati non saranno immediati.
TESTAMENTO BIOLOGICO
AVVENIRE – Ampia pagina sullo slittamento dei termini di discussione del ddl sul fine vita al Senato, passato dal 5 al 18 marzo, con note di ottimismo per un possibile testo condiviso. Più pessimisti i cattolici del Pd, con la Binetti che si dice «disperatamente alla ricerca di una formula che ricompatti i cattolici» soprattutto dopo la sortita Rutelli. A piede, intervista alla giurista Laura Palazzani della Lumsa che ha ribadito la necessità della legge per evitare il potere discrezionale della magistratura su questi temi.
IL MANIFESTO – Sul tema del ddl Calabrò il titolo è dedicato alla ricomposizione del Pd “Mediazione di Franceschini: si fa spazio la linea Rutelli” recita il catenaccio mentre nell’occhiello si legge “La destra non litiga più, i democratici si affidano al pro-life Bosone”. «C’è una notizia buona e una cattiva, per il Pd. Quella buona è che la Commissione Igiene e Sanità del Senato ha due settimane di tempo in più per lavorare sul ddl Calabrò (…)» scrive nell’articolo Eleonora Martini «Quella cattiva è che il Pdl è riuscito di nuovo, per il momento, a serrare i ranghi incassando il sì della Commissione Affari costituzionali sul testo (…)».
ABORTO
IL GIORNALE – A pag. 16 notizia del dibattito apertosi in Usa a proposito della intenzione del presidente Barack di abolire la clausola di obiezione di coscienza per i medici contrari alla pratiche abortive. Il GIORNALE riporta quanto detto da Fox News secondo cui il presidente ritiene la clausola troppo vaga e quindi da rivedere.
RAI
ITALIA OGGI – L’apertura del quotidiano è dedicata alla cronaca dei no del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ai nominativi proposti dal Pd per la scelta del presidente Rai. L’articolo sostiene che Berlusconi, fidandosi di Confalonieri, tifi per una riconferma di Petruccioli. L’idea del quotidiano è che le scelte del Pd siano pensate ad hoc per procurare i dinieghi del premier in modo da poterlo attaccare nuovamente sul conflitto d’interessi. La soluzione migliore sarebbe evitare la commistione tra Rai e politica.
AFRICA
ITALIA OGGI – Attenzione al bilancio positivo della missione africana che Adolfo Urso, sottosegretario al ministero dello sviluppo economico, ha portato a termine con le visite a Etiopia e Tanzania. Il risultato è una serie di accordi commerciali e 800 milioni di investimenti. La visita nel continente nero è avvenuta per l’interesse che le aziende italiane hanno su quel mercato.
MEZZOGIORNO
ITALIA OGGI – Report sull’esito del piano controlli della Corte dei conti. Si scopre che il 90 per cento delle irregolarità di spesa e delle frodi sui fondi europei nascono nel Mezzogiorno. In particolare in Campania, Sicilia e Sardegna.
TAV
IL MANIFESTO – Apertura dedicata alle 27 condanne con 150 milioni di risarcimento per danni ambientali provocati dall’Alta velocità nel Mugello. Sulla foto degli scavi di un tunnel il titolo scelto è “Alta voracità”, mentre nel commento di Guglielmo Regozzino “Castigo annacquato” si legge «È probabile che la tratta appenninica dell’alta velocità venga inaugurata quest’anno o al massimo l’anno seguente. È tutto quasi pronto e il percorso tra Roma e Milano – se ogni cosa correrà liscia – durerà invece di tre ore e mezza, tre ore e un quarto. Il sollievo per i viaggiatori sarà modesto, mentre avrà altre ragioni per imprecare il consigliere delegato di Cai-Alitalia, che teme massimamente la concorrenza del treno tra le due capitali».
FRANCIA
IL MANIFESTO – Arriva da Parigi la notizia che viene riassunta nel titolo con un “Sarkozy sfida gli ultra religiosi”, in pratica si parla di una legge che sarà adottata entro fine mese che precisa i diritti dei genitori putativi, cioè ai nuovi compagni dei genitori cui «Sarkozy vuole riconoscere diritti e doveri visto che sono “adulti che allevano figli che non sono loro con lo stesso amore come se lo fossero”. Ma la ministra della casa, l’ultrà cattolica Christine Boutin, grida allo scandalo. “Non accetterò che venga riconosciuta l’omoparentalità e l’adozione da parte delle coppie omosessuali in modo surrettizio”, ha affermato. Ma la sottosegretaria alla famiglia, Nadine Morano, molto vicina a Sarkozy, ha consigliato alla sua collega di evitare un atteggiamento “passatista e ideologico”. (…)» Nell’articolo si sottolinea come si tratti di una legge fortemente voluta da Sarkozy.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.