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I minorenni migranti soli sfondano quota 20mila
Prima della guerra fra Russia e Ucraina i minori migranti soli presenti in Italia erano 12mila. Oggi sono 20.681 - il numero più alto mai visto - e gli ucraini sono "solo" 4.706. Egiziani e afghani sono raddoppiati. E in Sicilia tornano a concentrarsi il 21% dei MSNA. Serve una manutenzione straordinaria del sistema di accoglienza, per garantire per davvero dei progetti di vita
Sono 20.681 i minori stranieri non accompagnati presenti in Italia. Lo registra il report mensile sui MSNA del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, a fine aprile. Un trend già chiaro da alcuni mesi, con dicembre che era già arrivato a contare 20.089 che poi nei mesi successivi erano scese ma rimanendo sempre ben sopra quota 19mila. Numeri lontani da quelli degli anni precedenti: a fine 2021 eravamo a 12.284 minori e anche negli anni in cui gli sbarchi erano più intensi (il 2016-17, quelli dell’emergenza in cui maturò anche la legge Zampa sui MSNA) i minori migranti soli erano meno di oggi: al 31 dicembre 2017 erano 18.308 i MSNA presenti in Italia, un anno prima 17.373.
Uno su quattro viene dall’Egitto (24,6%) e più di uno su cinque dall’Ucraina (22,8%). L’Ucraina quindi non è più il primo paese di provenienza, per la prima volta dall’aprile 2022: dopo un anno intero, a fine aprile erano 4.706 i MSNA fuggiti dal conflitto, dietro i 5.094 dall’Egitto. Il picco di minori ucraini è stato raggiunto nel luglio 2022, con 5.577 presenze. Oggi l’86,2% dei MSNA sono maschi, il 13,8% femmine. Il 44,5% ha 17 anni. Nel solo mese di aprile i nuovi minori migranti soli registrati sono stati 2.046, di cui 1.539 da sbarchi e 507 ritrovati sul territorio: un terzo dei nuovi ingressi proviene dall’Egitto, seguito poi da Tunisia, Guinea e Costa d’Avorio. L’Ucraina resta invece il primo paese di provenienza per le ragazze: 2.402 su 2.860 (l’84%). Prima della guerra, al 28 febbraio 2022, i minori stranieri non accompagnati erano complessivamente 11.201, di cui il 97% maschi. Gli arrivi dall’Ucraina hanno quindi certamente cambiato la composizione dei MSNA per genere e per età, ma non bastano da soli a spiegare l’aumento dei numeri.
Egitto e Afghanistan, presenze raddoppiate
Che il numero di minorenni migranti soli sia più alto, è un dato. «Non per nulla pochi giorni fa un’ordinanza della Protezione Civile “tenuto conto dell'eccezionale afflusso di minori tra le persone migranti” ha disposto che le comunità per minori autorizzate o accreditate all’accoglienza di minori con meno di 14 anni possono derogare ai parametri di capienza previsti, aumentando la capienza fino al 25% dei posti fissati. È segno della consapevolezza del fatto che i numeri sono strutturalmente questi e si manterranno alti», commenta Daniele Biella, giornalista esperto di migrazioni che nei mesi scorsi ha curato per Save the Children il report Nascosti in piena vista – Frontiera Sud, dedicato ai minori in viaggi soli attraverso le frontiere d’Europa. Osservando i report mensili sui MSNA gli balzano agli occhi due dati: «Il primo è che continua ad abbassarsi l’età, anche al netto dei minori ucraini ci sono tanti più sedicenni. Oggi sono uno su quattro, il 24,6% mentre un anno fa erano il 19,1%. Empiricamente sul campo non c’è quasi più la questione di verificare con certezza la minore età, il timore che qualcuno possa fingersi minorenne: alle frontiere, negli sbarchi lo vedi palesemente che si tratta di ragazzini», dice.
L’altro tema riguarda la nazionalità. Fra aprile 2022 e aprile 2023 i minori provenienti dall’Egitto sono più che raddoppiati in numeri assoluti, oggi sono 5.094 mentre erano 2.325 un anno fa. Le dinamiche i questo caso sono quelle di una migrazione che vuole rimanere in Italia, diretta verso le grandi città, una migrazione con motivazioni lavorative, dettata dalla prospettiva di cercare una vita migliore, fuggendo da aree depresse. È vero che non è un salto nel vuoto, spesso ci sono parenti o conoscenti che sono già qui, ma il rischio è che finiscano nelle schiere di una manovalanza sfruttata, senza un lavoro regolare. Sono ragazzini anche di 15 e 14 anni, qualcuno un po’ sprovveduto, non conoscono bene le dinamiche della migrazione… Diversi gli afghani, anch’essi aumentati considerevolmente quest’anno, perché sono passati da 362 a 580, molto determinati, con un progetto migratorio molto preciso che li vede puntare alla Germania, alla Francia, alla Gran Bretagna, alla Svizzera costi quel che che costi. Basta stare due giorni a Trieste o a Roccella per accorgersene, sono ragazzi che dai centri di accoglienza e dall’Italia si allontanano il prima possibile. Se si osserva, anche il tasso di allontanamento è schizzato in alto: dal 16% dell’aprile 2022 al 34% dell’aprile 2023».
Un terzo punto che Biella evidenzia è il ritorno della Sicilia in testa alla classifica delle regioni italiane che accolgono più MSNA. Un dato storico, a dire il vero, “scalzato” probabilmente solo dagli arrivi dei ragazzini ucraini che si sono mossi lungo le direttrici di relazioni con connazionali e partenti che lavoravano già in Italia. «Oggi la Sicilia è tornata ad essere la prima regione di accoglienza dei MSNA: ne accoglie quasi 4.500, il 21,6%, ben staccata dalla seconda regione, la Lombardia, che ne accoglie poco meno di 2.800, pari al 13,4%. È un problema che c’è da moltissimo tempo e che non si riesce a risolvere. Avere questi numeri così concentrati in un territorio significa che i ragazzi vengono “paracadutati” nei Cas ben più a lungo dei 30 giorni previsti. Ci restano mesi. E lì per definizione non puoi impostare un progetto di vita, perché quella è un’accoglienza temporanea. Sta tutto alla buona volontà degli operatori, ma nel CAS la dotazione economica disponibile per il progetto di vita è inferiore quindi il rischio “parcheggio” è davvero molto alto», afferma Biella.
Cosa serve allora? «Il concetto è delicato, ma il punto è che si capisce benissimo in poco tempo chi ha intenzione di restare in Italia, chi è disponibile a farsi ingaggiare e chi ha altri obiettivi. Quelli che vogliono costruirsi una vita in Italia dovrebbero essere inseriti subito e bene in un percorso di vita, perché quello fa la differenza. Da poco la Regione Emilia Romagna ha raddoppiato – portandole a 2 milioni di euro – le risorse destinate all’orientamento, alla formazione linguistica e ai laboratori professionalizzanti dei minori stranieri non accompagnati e padre Giovanni Mengoli, del Ceis, sottolineava come la chiave del successo, con questi giovani, sia proprio quella di farli entrare nel mondo del lavoro da subito, perché questi ragazzi vengono qui con questo obiettivo», sottolinea Biella. E per gli altri, quelli che hanno progetti differenti dal restare in Italia? «Il tema è delicato perché è ovvio che qualsiasi minore solo vada immediatamente segnalato per garantirgli una protezione, ma per questi ragazzi – che dai centri comunque se ne vanno appena riescono – sarebbe importate garantire gli strumenti necessari a tutelali, dargli gli strumenti giusti per conoscere i loro diritti, per non finire nelle reti degli sfruttatori, una helpline per segnare abusi…».
Nelle pagine finali del report Nascosti in piena vista sono raccolte dieci raccomandazioni per «una manutenzione straordinaria al sistema di accoglienza» dei MSNA, a cinque anni dalla legge 147/2017 «per non rischiare di rendere vani i bei principi enunciati nel testo normativo», tra cui «attuare una governance dell’accoglienza dei minori non accompagnati, con l’obiettivo di realizzare una distribuzione uniforme sul territorio», «istituire un Albo dei centri di accoglienza, con una mappatura completa a livello nazionale delle strutture recettive a disposizione delle Prefetture», «dare piena e tempestiva attuazione alla previsione della legge 47/2017 che fissa i tempi per la prima accoglienza a 30 giorni» e «sostenere in modo deciso l’affido familiare dei minori stranieri non accompagnati». Tutte strade – conclude Biella – «per innalzare la qualità dell’accoglienza ed evitare il rischio “parcheggio”».
L'esperienza del mentoring
«I minori stranieri non accompagnati censiti in Italia al 31 dicembre 2022 sono in forte aumento rispetto al 2021 (+64%) anche per effetto della crisi umanitaria che ha interessato l'Ucraina e ora il Sudan. Il sistema di tutela specifico per i minorenni stranieri che arrivano soli in Italia sembra infrangersi di fronte ad un dato anagrafico, il compimento della maggiore età, momento in cui vengono repentinamente meno gli obblighi di tutela e protezione da parte dello Stato. Ed è qui che entra in gioco la figura del mentore che si inserisce in un vuoto legislativo, sociale ed educativo», commenta in un nota Refugees Welcome Italia, che insieme a Fondazione HAPAX / Mentoring ha realizzato l’indagine “Il mentoring come strumento di inclusione sociale per giovani con background migratorio. Esperienze in Italia”. L’indagine fotografa le esperienze di mentoring realizzate negli ultimi cinque anni da Defence for Children Italia (Genova), CIR (Roma), Programma Integra (Roma), Esserci (Torino), CIDIS (Perugia), Refugees Welcome Italia (Palermo, Roma e Ravenna), CIAC (Parma), Sperimentazioni Tutori Sociali (Esserci Torino, Cir Catania, Oxfam e Associazione dei tutori volontari, Toscana). Leggi l'articolo sull'esperienza del mentoring.
In foto, Jumman e Francesca, credit Refugees Welcome Italia e Unicef. Francesca e Jumman vivono a Ravenna e partecipano al progetto di mentoring Fianco a Fianco, realizzato da Refugees Welcome Italia con Unicef, per mettere in contatto giovani migranti arrivati in Italia da minorenni con volontarie e volontari che possano dar loro una mano nel percorso, spesso faticoso, di inserimento nella comunità italiana: «Ci facciamo tante risate insieme, ci prendiamo in giro con rispetto e affetto. Non c’è una relazione mentore-mentee, ma un’amicizia tra due ragazzi della stessa età che si aiutano a vicenda», dice Francesca. Bengalese lui, italiana lei, si conoscono da circa sette mesi.
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