Famiglia

I Millenials

di Simone Feder

Vuoi vedere un film? Devi dire qualcosa a qualcuno? Ti serve la ricetta di un piatto? Stai cercando un indirizzo? Hai bisogno informazioni su qualsiasi cosa? Vuoi far vedere a qualcuno quel che stai vedendo? Vuoi far ascoltare a qualcuno quel che stai ascoltando?

Basta toccare uno schermo.

Sempre connessi: a cena con la famiglia, a scuola durante le lezioni, al parco con gli amici, di notte nella solitudine delle proprie stanze. Ecco i nostri Millenials.

Giovani cresciuti in un mondo di continue gratificazioni istantanee, dove la distanza tra stimolo e risposta è lunga quanto quella di un dito attaccato allo schermo.

Vogliono, desiderano e subito comprano, trovano, vedono, ascoltano grazie ad app che tutto possono e tutto permettono: ricordano, calcolano, informano, divertono, comunicano, sostituiscono… Applicazioni al posto di oggetti, azioni, PERSONE…

Gratificazioni immediate in un mondo dove tutto è immediato e acquistabile.

Una generazione che sta crescendo con i livelli di autostima più bassi della storia, incapaci di aspettare, di accettare i fallimenti, di vivere le frustrazioni, di sbagliare…

E la colpa non è loro, ma di chi non permette ai nostri giovani di fare la giusta esperienza di vita fatta di fatica, tempi lunghi e relazioni stabili.

Il mondo dei social ha ridotto i sogni dei ragazzi alla ricerca infinita del ‘mi piace’, l’immagine prende il soppravvento sull’interiorità, curare l’editing delle foto è più importante dell’esplorazione del proprio io. Giovani alla ricerca di hashtag sempre più accattivanti da taggare per foto e video e in continua ricerca di raccontare storie su instagram e su snapchat.

E quindi dentro infiniti gruppi di istant messaging si raccontano e inviano ogni istante, ma quando gli chiedi come va e come sta ti rispondono solo frettolosamente: bene.

Non ci sono relazioni profonde perché non allenano le capacità necessarie per costruirle; non accettano di esporsi la propria anima, perché temono il giudizio di tutti terrorizzati di perdere l’amicizia sui social o di essere esclusi da un gruppo whatsapp.

Eppure inconsapevoli di tutti lanciano in continuazione le loro immagini nel buco nero del web, senza sapere chi o come potrà usarle.

Una generazione che non si interroga e, ancor peggio, non è in grado di affrontare lo stress perché non ha gli anticorpi giusti e davanti alle fatiche e alle frustrazioni si rivolge al device, ai social e a tutto ciò che procura quell’apparente benessere, quella scarica di adrenalina temporanea

Imparare ad aver pazienza sarà la medicina che permetterà a molti giovani di crescere, sperimentare la fatica sarà il loro vaccino più importante, permettere loro di vivere le frustrazioni e soprattutto trovare insieme gli strumenti per affrontarle, non aggirarle, il compito di noi educatori.

Vuoi accedere all'archivio di VITA?

Con un abbonamento annuale potrai sfogliare più di 50 numeri del nostro magazine, da gennaio 2020 ad oggi: ogni numero una storia sempre attuale. Oltre a tutti i contenuti extra come le newsletter tematiche, i podcast, le infografiche e gli approfondimenti.