Sostenibilità
I militanti del gusto in fiera
Oggi al Lingotto di Torino apre Terra Madre
Dieci anni fa era una sagra paesana gigante, centrata sui salami e le tome tipiche provenienti un po’ da tutta Italia: il Salone del Gusto. Gli stand del Lingotto a Torino erano appena rimasti orfani del Salone internazionale dell’auto e al loro posto giunsero, un po’ a sorpresa, le mozzarelle. Poi al Salone del Gusto si è affiancata Terra Madre, un evento gastronomico culturale che ha nei produttori locali di tutto il mondo i veri protagonisti della scena. Un salto di prospettiva non da poco. Si è passati dal paradiso del sapore italiano a una vetrina internazionale delle culture legate al cibo. Il risultato però è stato lo stesso: un successo! Quindi coloro che parteciperanno alla prossima edizione di Terra Madre presso l’Oval Lingotto di Torino, da oggi al 27 ottobre, non saranno solo utenti, degustatori o curiosi. Militanti è una parola grossa? Forse, ma, in fondo, non troppo.
Comunque sia, i numeri della macchina organizzativa sono impressionanti: 6.882 partecipanti, di cui 6.072 delegati e 810 tecnici e rappresentanti di associazioni e istituzioni locali provenienti da 183 Paesi. Le comunità del cibo presenti saranno 1.678. Grande spazio è riservato come al solito ai contadini, allevatori e pescatori: oltre 3.700. Saranno invece oltre 900 i giovani provenienti da tutto il mondo da coinvolgere nel nuovo progetto Youth Food Movement, lanciato in occasione del quinto congresso internazionale di Slow Food. Perché, questa è la filosofia che sta alla radice del network, è solo attraverso il contributo delle nuove generazioni che si può pensare allo sviluppo di un modello di vita alternativo per un’agricoltura a dimensione locale e a portata di tutti. Insieme ai giovani studenti vi saranno 275 docenti universitari e moltri altri rappresentanti del mondo della ricerca: un coacervo di cultura tecnico scientifico, umanistica, economica e filosofica. Il tutto per creare una nuova rete del sapere che unisca le generazioni attraverso la cultura alimentare. Le conferenze, a numero chiuso, verranno tenute da oltre cento tra accademici, ricercatori e politici. Qualche nome: Vandana Shiva, Serge Latouche, Stefano Zamagni, Mauro Bonaiuti, Luca Mercalli e tanti altri.
Vi sarà poi spazio anche per la musica: oltre cinquanta concerti di band provenienti da tutti i continenti (216 musicisti), ma anche un teatro di strada, cantastorie, danza, tutto quanto serve, nel mondo rurale e pastorale, a incrementare gli incontri e la consapevolezza di rappresentare un’alternativa culturale e non solo alla cultura dominante. Uno sforzo organizzativo reso possibile dalla cooperazione tra istituzioni locali e nazionali, imprese private, associazioni, plotoni di volontari. E, sforzo nello sforzo, si è anche provato a rendere il più sostenibile possibile una fiera dalla dimensioni davvero notevoli. Come? È stato deciso di modificare del 50% l’allestimento utilizzando il Celenit, materiale che non viene trattato chimicamente per rispondere ai parametri dell’ignifugazione e che è classificato ecobiocompatibile secondo la certificazione UNI EN 13168 (biodegradabile). Eliminata la moquette (ciclo di vita troppo breve), gli organizzatori hanno sottoscritto accordi con la società Autostrade per riciclare nella costruzione e manutenzione delle strade tutto il materiale utile che avanzerà. La raccolta differenziata arriverà al 50%, oltre la media della città di Torino. Sarà abbattuto anche l’utilizzo di materiale usa e getta e gli oggetti per la fruizione del cibo saranno completamente biodegradabili, unica attuale alternativa applicabile a eventi fieristici di tale portata che possa sostituire l’uso di componenti plastici. È stata messa a punto infine una strategia di approvvigionamento energetico derivato da fonti rinnovabili locali. Un’organizzazione maniacale volta alla sostenibilità totale di un evento di massa.
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