Mar Mediterraneo

I migranti sull’Ocean Viking ostaggio delle onde alte e della politica

Sbarcati a Taranto i 101 naufraghi salvati dalla Ocean Viking, la nave umanitaria dell'organizzazione Sos Mediterranee. «Ravenna è stato il primo porto di sbarco assegnato, ma il nostro team ha immediatamente richiesto un porto più vicino. Ci è stato assegnato Taranto, che si trovava comunque a due giorni di navigazione dalla zona in cui è avvenuto il soccorso. Un viaggio estenuante e durissimo viste le condizioni meteo», scrivono dall'ong. «Il dramma vissuto dall’Ocean Viking è assurdo e inaccettabile», denuncia l'associazione Don Bosco 2000

di Redazione

Un viaggio difficile, in condizioni veramente complesse e aggravate da un meteo implacabile. L’odissea dell’equipaggio della Ocean Viking e delle 101 persone soccorse nel Mediterraneo ha dell’incredibile, soprattutto se si considera che la nave ha attraccato stamane al porto di Taranto dopo una serie di no dati dalle Capitanerie di altri scali più vicini.

«Venerdì 10 gennaio il nostro equipaggio ha messo in salvo 101 persone. Si trovavano su un’imbarcazione di legno a due livelli avvistata dal nostro ponte in zona Sar (di ricerca e soccorso) libica», ha raccontato l’ong. «Ravenna è stato il primo porto di sbarco assegnato, ma il nostro team ha immediatamente richiesto un porto più vicino. Ci è stato assegnato Taranto, che si trova comunque a due giorni di navigazione dalla zona in cui è avvenuto il soccorso. Dopo una notte molto difficile per i 101 sopravvissuti, con mare mosso, onde alte e previsioni del tempo in peggioramento, abbiamo richiesto con urgenza un porto ancora più vicino. Che però ci è stato negato».

La Ocean Viking ha quindi continuato la sua navigazione verso Taranto. A bordo c’era anche un bimbo di un anno, che ha sofferto le condizione meteorologiche, con altri 6 bambini, 23 minori non accompagnati e 29 donne. Le operazioni di accoglienza sono state coordinate dalla prefettura di Taranto. I migranti, dopo l’identificazione e i necessari accertamenti sanitari, saranno smistati verso altre destinazioni: si tratterebbe di 32 somali, 26 siriani, 15 eritrei, 13 egiziani, sei palestinesi, tre pakistani, tre sudanesi, due iracheni e un etiope.

«Secondo il diritto marittimo internazionale, le persone soccorse in mare devono essere sbarcate “in un tempo ragionevole”. Eppure per oltre due anni, la politica dei porti lontani ha ostacolato le missioni di salvataggio, ritardando deliberatamente i soccorsi e mettendo a rischio chi si trova in mare», denuncia l’organizzazione.

Il video girato dagli operatori di Sos Mediterranee

«Il dramma vissuto dall’Ocean Viking è assurdo e inaccettabile», si legge in una nota diffusa dall’associazione Don Bosco 2000. «La nave è stata costretta a navigare in condizioni estreme: onde alte fino a 3,5 metri, vento e freddo intenso. Nonostante l’emergenza e le richieste di un punto di sbarco più vicino, è stato assegnato un porto lontanissimo come Taranto, obbligando l’equipaggio e i sopravvissuti a un viaggio estenuante e pericoloso. Denunciamo con forza l’insensatezza di queste decisioni. In condizioni avverse, non si può accettare una scelta scellerata che assegna porti impossibili da raggiungere senza mettere a rischio la vita di persone già provate da sofferenze indicibili. Facciamo appello al Governo e a quanti operano nel sistema di gestione delle emergenze affinché venga garantita un’assegnazione dei porti che tenga conto delle condizioni meteorologiche e dell’urgenza umanitaria. È necessario agire con responsabilità e umanità, perché non si tratta di numeri ma di vite umane che meritano rispetto, protezione e un’accoglienza sicura. Non possiamo permettere che il Mediterraneo si trasformi ancora una volta in un teatro di scelte inaccettabili. Il valore della vita umana deve essere il motore di ogni decisione politica».

Credit foto: Max Cavallari per Sos Mediterranee

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.