Sostenibilità
I miei miliardi? Vanno in foreste. Storia di Roxanne Quimby
Ha costruito un impero ma con gli utili ha deciso di reinvestire in un progetto: salvare i boschi tanto amati. Come? Comprandoli, ettaro per ettaro. Di Carlo Piano
di Redazione
Sin da bambina Roxanne Quimby aveva un sogno, vivere in simbiosi con la natura e fermare lo scempio che gli industriali chiamano progresso. San Francisco non era il posto giusto per combattere la sua battaglia. Troppe auto che salgono e scendono per le vie della città, troppe immonde fabbriche che sputano veleno in mare, troppa gente che non pensa altro che a rimpinguare il conto in banca. Insomma una battaglia persa in partenza.
Così Roxanne lascia la California a vent?anni appena compiuti. Lei, il ragazzo sposato una settimana prima, un paio di valige e tremila dollari. Un po? racimolati con lavoretti part time in giro, un po? il regalo di nozze del padre muratore e dei parenti. Dove cominciare la lotta? L?unico posto dove si poteva comprare un pezzo di terra con quella cifra era il lontano e selvaggio Nord Maine. Siamo nel 1970 e la signora Quimby diventa proprietaria di trenta acri di bosco vicino a Winter Harbour. Paga in contanti raspando gli spiccioli sul fondo del borsellino. In una radura in mezzo alla folta foresta il marito costruisce con le sue mani una capanna di legno.
Questione di vasetti
Per parecchi anni vivono senza elettricità, pompando l?acqua da un pozzo a sei chilometri di distanza e sfamandosi con le verdure coltivate nell?orto. «Eravamo proprio spiantati. Quando nacquero i nostri gemellini comprai una confezione di pannolini e la feci durare sei mesi, ogni volta li lavavo e li utilizzavo di nuovo. Ma già allora adoravo la natura», ricorda oggi, a 51 anni, Roxanne che si vanta, non a torto, di essere «la miliardaria più odiata dagli industriali della costa orientale».
Succede che il marito un bel giorno si stufa di stare nel bosco e la pianta in asso. I due bambini crescono, bisogna mandarli a scuola e non bastano i soldi che lei guadagna intrecciando ghirlande natalizie da appendere sopra le porte durante le feste.
Nel 1984 conosce Burt Shavitz, un apicoltore del posto che vende miele all?ingrosso. «Gli dissi che avrebbe guadagnato molto di più mettendo il miele in vasetti decorati, attaccandoci sopra una bella etichetta e portandolo nei negozi. Gli spiegai anche che con la cera d?api si possono fare candele, creme per la pelle, saponi, balsami per le labbra. Che sono generi molto richiesti nelle grandi città». Diventano soci e nel 1993 fondano la Burt?s Bees Company, i cui prodotti oggi si possono trovare nelle maggiori erboristerie, il mercato locale va ormai stretto. Aprono succursali in North Carolina, nel Maryland, in Pennsylvania e in West Virginia.
Quindi la signora Quimby, ormai lanciatissima e affermata donna d?affari, acquista da Burt Shavitz l?altra metà dell?azienda e ne diventa unica proprietaria. L?anno scorso ha guadagnato, vivendo sempre nella foresta ma in una confortevole villetta con acqua corrente e riscaldamento, 29 milioni di dollari e per il 2001 le previsioni parlano di un profitto netto di 35.
Quanta fatica, ma quest?estate finalmente è arrivato il momento di scendere sul campo di battaglia. Perché quella ragazza partita da San Francisco non aveva dimenticato il suo sogno. Salvare la natura, e non con inutili sproloqui da opinionisti televisivi o manifestazioni in piazza da ambientalisti scoppiati. Ma con i fatti. Il piano di Roxanne Quimby è semplice: «La cosa giusta è che tutti i profitti ricavati dalla Burt?Bees grazie alla natura tornino alla terra che ha permesso di realizzarli». Così ha cominciato a comprare intere foreste nel Nord Maine che rifornivano le grandi industrie della carta e del legname: 5.800 acri vicino a Township per 3 milioni di dollari, 2.350 sui monti Appalachiani per 570mila, altri 285 acri sul monte Kineo per 375mila, ancora 2.500 acri nella contea di Pisquit per altri 2 milioni. Ci sono poi una serie di appezzamenti minori per un totale di un milione e mezzo di dollari e trattative in corso per ulteriori 5 milioni. Ma cosa vuol fare di tutti questi boschi? Niente. Solo donarli allo Stato per realizzare un?immensa riserva naturale, quando avrà raggiunto il traguardo di tre milioni di acri.
Una corsa contro il tempo
«Appena vengo a sapere che stanno per abbattere una foresta per vendere il legname», spiega la signora Quimby, «vado dal proprietario e gli offro il 10 per cento in più. Così salvo gli alberi che sono le creature che amo di più, forse prima», si corregge rapidamente, «vengono solo i miei due figli Lucas e Hannah, e aggiungo una nuova tessera al puzzle del parco».
Del suo shopping silvestre i giornali hanno iniziato a interessarsene da poche settimane, che sono bastate per scatenare un putiferio in tutta la regione.
Il Bangor daily news in un articolo di prima pagina l?ha paragonata a un «Percival Baxter in gonnella», dal nome di un uomo politico che da queste parti è considerato un eroe ineguagliabile. Era il governatore del Maine negli anni 20 e investì tutta la sua considerevole fortuna personale per comprare terreni che poi regalò allo Stato per farne un parco, quello che oggi si chiama in suo onore Baxter state park. Eugene J. Conlogue, sindaco di Millinocket e presidente degli industriali della zona, ha immediatamente scritto una lettera al quotidiano: «Messaggio dal Nord Maine a Quimby, indegna emulatrice di Percival Baxter: lasciaci perdere e non ti intromettere nella nostra economia. Non vogliamo il tuo parco che ci rovinerebbe. Qui la gente vive del legno di cui rifornisce le fabbriche di carta e delle attività che ne derivano. Torna a occuparti delle tue api».
Anche il governatore Angus King e una sfilza di pezzi da novanta, dal sindaco di Bangor a quello di Greenville, si sono schierati al fianco di Cologue contro la riserva naturale. E da Washington alcuni deputati stanno cercando di metterle i bastoni tra le ruote: «Mi telefonano per consigliarmi molto gentilmente di farmi da parte. Dicono che devo rispettare la gente che lavora qui, le loro tradizioni, che sapranno essermene grati», denuncia senza paura Roxanne.
Compro terra per perderci
Questa donna, dall?aspetto mite e dal carattere di ferro, non è tipo da scoraggiarsi facilmente anche perché ormai gode dell?appoggio di una parte di popolazione che non ne può più di sopravvivere tagliando legna e coltivando ortaggi: «L?idea di un parco nazionale è patriottica, è un grande concetto che loro fingono di non capire per interesse personale», promette miss Quimby.
«Porterà nuove attività, rinvigorirà il commercio. Hotel, ristoranti, negozi, servizi connessi al turismo. Si parla di migliaia di posti di lavoro. E loro cosa ribattono? Si lamentano perché non potranno più abbattere foreste, andare a caccia liberamente e scorrazzare in motoslitta. La loro economia, che ci tengono tanto a preservare, è la più traballante e fragile che abbia mai visto».
La settimana scorsa la signora dei boschi ha fatto stampare dei cartelli che ha appeso, con l?aiuto dell?associazione nata per sostenere la sua battaglia e con un altro miliardario ambientalista che ha sposato la sua causa, lungo le principali strade del Nord Maine: «Compro terra e non lo faccio per guadagnarci. Sono disposta a spendere fino all?ultimo centesimo. Sapete, ho un sogno da realizzare».
Info: www.burtsbees.com/
cgi-bin/burtsbees.storefront
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