Sostenibilità
I miei coralli pallidi
Tony Fontes, australiano, subacqueo, habituée della Grande Barriera
di Redazione
Un fenomeno spettacolare ma che in realtà
è il primo indizio della morte degli organismi,
a causa del caldo:
«Un mondo sottomarino
sta scomparendo»Ricopre un’area di 350mila chilometri quadrati, è popolata da 450 specie di coralli, 1.500 specie di pesci, tra le 5 e 8mila specie di molluschi, 17 tipi di serpenti di mare e 6 specie di tartarughe marine. Sono i numeri della Grande barriera corallina, la più grande al mondo, un immenso tesoro di biodiversità lungo la costa del Queensland, nell’Australia nord orientale. Tony Fontes conosce a memoria tutte le cifre e, dopo 10mila ore di immersione, è davvero a casa sott’acqua. Gli si illuminano gli occhi solo a pensarci. «Vivo ad Arlie Beach, nel cuore di questo mondo meraviglioso, da trent’anni, e faccio il sub di professione», racconta.
Tony non nasconde la grande preoccupazione per la salute della Grande barriera corallina: «L’aumento della temperatura dell’oceano minaccia seriamente l’esistenza di questo tesoro sottomarino, perché provoca un fenomeno distruttivo, lo sbiancamento dei coralli. I polipi del corallo vivono in simbiosi con alcune alghe unicellulari che, con l’aumento della temperatura, aumentano l’attività di fotosintesi e i polipi le espellono. Sono le alghe a dare colore ai coralli, dunque questi rimangono bianchi quando sono privi di alghe. Restano anche senza nutrimento. Così spogliati, i coralli, bianchissimi, possono sopravvivere da qualche giorno ad alcune settimane, a seconda della specie, ma poi sono destinati a morire».
Negli anni 80 il fenomeno era molto raro. Dalla metà degli anni 90, invece, è diventato normale osservarlo in estate. Ma nel 1998 e nel 2002 Tony ha assistito a due eventi eccezionali di sbiancamento massiccio dei coralli: è stato colpito tra il 60 e il 95% dei coralli e il 5% è morto. Data la grandezza della barriera, anche solo il 5% rappresenta una grande quantità. Lo sbiancamento era tanto esteso che si poteva osservare dal cielo. «È uno spettacolo bellissimo a vedersi», commenta Tony. «A pensarci, invece, è angosciante, soprattutto se non si farà nulla per arrestare il surriscaldamento del pianeta. Se la temperatura continuerà ad aumentare, sempre più coralli moriranno e con loro scomparirà un’intera sfera di biodiversità».
«Non posso nemmeno immaginare di immergermi un giorno e non trovare più il mondo sottomarino che mi è così famigliare. E poi, come faremo a spiegare ai nostri figli che abbiamo lasciato morire la Grande barriera corallina pur avendo i mezzi per salvarla?», si chiede il subacqueo. Gli effetti colpiranno non solo le specie animali e vegetali che vivono in questo ecosistema, ma anche il turismo e la pesca. Il Queensland accoglie due milioni di visitatori all’anno, attratti dalla bellezza della Grande barriera.
Tony però osserva: «Nonostante tutto, non è facile portare avanti una battaglia in difesa di un mondo sommerso. Lontano dagli occhi, lontano al cuore, come si dice. E poi i pesci inteneriscono meno di altri animali. Per questo, anche se la barriera corallina ha la stessa ricchezza della foresta pluviale, è più complicato fare azioni dimostrative per difenderla». Fontes è comunque in prima linea: la causa è troppo importante per mollare. Fa parte del progetto «Aware” (che in italiano significa “consapevole”), una ong di sub impegnati in azioni di pulizia, difesa e monitoraggio della barriera corallina e delle specie che la abitano.
È anche membro di Ouch, che in inglese suona un po’ come il nostro “aia”, e sta per un ironico “Ordine degli eroi sottomarini”. Quest’associazione, nata per la difesa della barriera corallina dalle ancore, è oggi impegnata in azioni di conservazione. «Ciò che noi possiamo fare ora è lavorare per rendere i coralli più sani e resistenti all’aumento delle temperature», conclude. E lascia la parola a un altro Testimone del clima, Wally, il pesce donzella: «Vi parlo a nome di 10mila animali e piante che popolano la barriera corallina: fate qualcosa per evitare la nostra estinzione di massa».
Vuoi accedere all'archivio di VITA?
Con un abbonamento annuale potrai sfogliare più di 50 numeri del nostro magazine, da gennaio 2020 ad oggi: ogni numero una storia sempre attuale. Oltre a tutti i contenuti extra come le newsletter tematiche, i podcast, le infografiche e gli approfondimenti.