Famiglia
I miei bambini da tre soldi
Alexander O. racconta il destino amaro di questi figli dimenticati della nuova Europa. Gli istituti? Spesso stanno aperti perché danno lavoro alle persone. Gli affidi?...
di Redazione
La primavera sembra non dover arrivare in quest?angolo d?Europa spazzato dai venti che arrivano dalla lontana Siberia. Si dice che un inverno così freddo si perde nelle memorie dei vecchi, per i bambini è la prima volta, per coloro che vivono negli internat – orfanotrofi – bielorussi è un inverno come un altro, passato in compagnia di sventurati conviventi, finiti lì perché neppure uno dei genitori era in grado di prendersi cura di loro.
Dei circa 30mila minori ospitati negli orfanotrofi, solo l?8% è realmente senza padre né madre, gli altri sono stati abbandonati, lasciati come mercanzia in deposito da famiglie troppo numerose per i miseri stipendi bielorussi, da madri o padri separati che non sanno più come gestire la situazione familiare. Nella maggior parte dei casi i minori provengono da nuclei con seri problemi d?alcolismo. I bambini nati nei piccoli villaggi di campagna sembrano essere i più colpiti da questo fenomeno, il lavoro scarseggia, nei lunghi inverni c?è poco da fare e pochi soldi per sopravvivere, così succede che si cerchi rifugio nella vodka.
Alexander è il direttore di uno dei più grossi internat della Bielorussia, in un villaggio della regione di Minsk. Si fa trovare fuori dalla porta dell?enorme struttura che dirige, mi stava attendendo. Un sorriso, una stretta di mano e mi fa strada nel suo ufficio per un caffè, un arredamento dall?aria moderna, regalo di un?azienda bergamasca. Alle spalle della scrivania troneggia l?immancabile fotografia di Batzca (cioè padre) Lukaschenko, il padre padrone della patria, appena rieletto alle ultime contestate elezioni.
Alexander conosce bene i gusti degli italiani. è abituato a trattare con associazioni del nostro paese che si occupano di volontariato e ospitalità. Mi rivela, come se fosse un segreto, che senza l?aiuto di molti nostri connazionali la vita all?interno dell?istituto non sarebbe la stessa. Lo fa con l?aria compiaciuta, convinto che le mie parole potranno portare ancora più aiuti di quelli ricevuti sinora o quantomeno terranno sempre alta l?attenzione verso il problema.
Vita: Quanti minori accogliete?
Alexander: Attualmente abbiamo 150 ragazzi con un?età compresa tra i 6 e i 18 anni. Per ogni bambino lo Stato versa una somma di un dollaro e mezzo per i pasti giornalieri. Molti capi di abbigliamento arrivano in dono dall?estero; abbiamo un po? di terra coltivata a patate e pomodori, anche se non sono sufficienti, sono sempre qualcosa. Il corpo insegnanti e i dipendenti è composto di circa 140 persone che lavorano costantemente nell?istituto.
Vita: Un rapporto tra ospiti e dipendenti di uno a uno? Non le pare eccessivo, viste le magre finanze di cui disponete?
Alexander: Un orfanotrofio in Bielorussia non è solo un posto dove accogliere bambini e ragazzi sfortunati, ma anche una fonte di sostentamento per moltissimi lavoratori. Soprattutto in zone di campagna, dove le condizioni di vita sono precarie per tutti e il lavoro non è costante, una struttura statale è vista dagli abitanti della zona come una manna, una garanzia. La nostra più grande preoccupazione è il calo delle nascite, negli ultimi anni le famiglie numerose stanno diminuendo, i matrimoni sono in netto calo e prima di mettere al mondo un figlio ci si pensa di più.
Vita: Forse non è un aspetto negativo, se poi le famiglie numerose allontanano i figli per metterli in istituto? non crede?
Alexander: Lo Stato, per cercare di scoraggiare le famiglie intenzionate ad abbandonare un minore, ha imposto dall?anno scorso una tassa per chi lascia un figlio in istituto. Si parla di cifre esigue, pochi dollari, in base al tempo che la famiglia lo ha lasciato qui, una sorta di multa. Chi è venuto a riprendersi i propri figli è stato esentato dal pagamento, così è successo che molte famiglie per non pagare anche pochi dollari sono venute a riprenderli. Abbiamo avuto casi di ragazzi che non avevano mai ricevuto una visita dei propri genitori dal giorno del loro arrivo e si sono visti ritirare, come un pacco postale dimenticato. Inoltre il governo, viste le numerose richieste di adozioni internazionali poco amate dal presidente e dal suo entourage, sta cercando di costruire una politica di reinserimento in famiglie bielorusse.
Vita: Come si sviluppa?
Alexander: Chi riesce a passare le selezioni per l?affido riceve un sussidio per ogni bambino ospitato, così succede che una signora vedova si prenda in casa anche 5 o 6 bambini dei quattro angoli del paese. Sinceramente non ho niente in contrario, solo che ne tornano indietro quasi la metà, perché non riescono a inserirsi e preferiscono tornare in istituto. E poi a dirla tutta, chi prende in affido dei bambini in genere chiede sempre che sia bello e intelligente? questo non mi piace.
Vita: Come giudica le condizioni in cui vivono i ragazzi negli internat?
Alexander: Ho fatto di tutto per cercare di migliorare le loro condizioni, mi sono inventato l?impossibile in questi anni con quello che avevo a disposizione. Tutti i nostri ragazzi sono stati ospitati in giro per l?Europa, specialmente in Italia, perlomeno due volte nei periodi estivi, molti andranno anche quest?anno, sempre che non succeda niente, questo è un paese dove si fa presto a porre divieti? Ora con la costruzione da parte dello Stato di molte colonie estive, probabilmente i viaggi all?estero saranno ridotti di numero. Qui stiamo cercando di attrezzare laboratori dove insegnare un mestiere. Ho promosso iniziative in tutti i settori, da quelli culturali a quelli sportivi: la piccola piscina è divenuta un punto di riferimento per tutta la zona, è stata data la possibilità ai ragazzi dei villaggi vicini di venire a nuotare qui, in modo da mettere i mie ragazzi in condizione di incontrare chi vive fuori.
Vita: Tentate di prepararli alla vita adulta.
Alexander: Sì, ma l?uscita è la cosa che mi fa sentire più impotente. In istituto, con tutte le contraddizioni del caso, l?aria pesante, la dura realtà di doversi confrontare quotidianamente con i compagni e vivere senza spalle sulle quali appoggiarsi, hai nonostante tutto sempre un tetto sotto il quale ripararti e persone alle quali rivolgerti in caso di necessità. Quando un ragazzo a 18 anni esce da qui è sempre troppo giovane e inesperto per potersela cavare da solo. Dal 2005 una legge ci obbliga a seguirli fino ai 23 anni, anche se non vivono più con noi, ma non è facile. Le università sono distanti, e noi ci teniamo che i nostri ragazzi le frequentino, ma più che accertarsi che gli studi procedano in maniera corretta e che non ci siano problemi di carattere disciplinare, non possiamo fare, ci mancano i mezzi per poter controllare tutto.
Le adozioni
Dopo il blocco dell?ottobre 2004, il 12 dicembre scorso Italia e Bielorussia sono finalmente arrivate, dopo una lunga trattativa, alla firma del nuovo protocollo bilaterale di cooperazione sulle adozioni internazionali. Le autorità bielorusse hanno assunto precisi impegni nella valutazione delle pratiche depositate presso il Centro adozioni di Minsk prima del 30 ottobre 2004 e di tutte quelle giacenti alla data della firma del protocollo (circa 150 casi). La procedura di risoluzione si sta però rivelando molto lenta: a distanza di quattro mesi, le pratiche concluse sono ancora pochissime.
Di Simone Stefanelli
I numeri
Abitanti 10.293.011
Aspettativa media di vita 69 anni
Natalità 1,43 figli per donna
Mortalità infantile 13 bambini su 1000 nati vivi
Popolazione al di sotto della soglia di povertà 27,1%
Diffusione dell?Aids 0,3%
Minori fuori dalla famiglia 30mila (di cui orfani 8%)
In Italia:
Bambini ospitati per soggiorni terapeutici 25.000
Minori adottati dal 2000 al 2005 821 (6,13% del totale)
Età media degli adottati 3 anni e 1/2
Enti autorizzati 7
Fonte: Cia e Commissione adozioni internazionali
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