Mondo

I messaggi della gente. La pace, mille modi per dirla

Un numero verde dove registrare i messaggi sulla pace. Un circuito radiofonico che poi li manda in onda.

di Daniela Romanello

Sono Andrea, vorrei ricordare a tutti che la pace vera la costruiamo nelle relazioni di tutti i giorni. È troppo facile dire che vogliamo la pace nel mondo perché vediamo la guerra, mentre è difficile che ognuno di noi sia disponibile a fare la pace con le persone con cui litiga tutti i giorni: basta andare nel traffico milanese per accogliersi di quanta poca pace ci sia tra le persone che guidano. Gli alunni della classe IV A della scuola elementare San Filippo Neri di Birone lanciano i loro messaggi di pace: Per i bambini che soffrono dono pace e amore (Chiara). Per tutto il mondo accogliamo la pace (Marika). Emma da Varese: No alla guerra perché è la cosa più brutta che ci può essere a questo mondo. Sono Rosi, da Azzate : No alla guerra perché io sono anziana e ne ho già passata una molto brutta. Non voglio vederne altre. Giovanni, da Udine. La pace è la più bella cosa che Dio ha inventato e perciò non dobbiamo assolutamente distruggerla. Viva la pace. Impariamo a vivere la pace nella nostra vita quotidiana, perché tante piccole paci formino una grande pace. Dedicato a Giovanna da Annamaria. Perché pace e giustizia regnino sovrane in tutto il mondo contro lo strapotere economico di pochi, Italia compresa. Maria Luisa. Sono Mario, del Centro di aiuto alla vita di Lecco. Non ci può esser pace senza rispetto della vita sin dal suo nascere e fino al suo tramonto. La pace poi inizia dall?interno della propria famiglia, parentela, condominio, ufficio, comunità cittadina e via via fino a tutta l?umanità. Sono Viktor dalla Cecenia. Di là si vendevano vite umane, la droga, le armi. Ora è passato, ma gli incubi escono ancora. Viva la pace. Sono Marisa. Pretendiamola questa pace, uniamoci tutti insieme, per le nostre famiglie, per i nostri figli. E preghiamo che il Signore ci esaudirà. Per la pace dobbiamo seguire le parole del Papa buono, rileggere la Pacem in Terris. Solo così potremo trovare la via d?uscita contro la guerra e per la pace. Giancarlo. Sono la mamma di un bambino di 2 anni. Mi commuovo pensando che bambini della sua età possano vivere una situazione terribile come la guerra. Io voglio per lui un mondo migliore: aiutatemi. Sono Gliselda. Siamo tante gocce che gridano la stessa voce: pace. Queste gocce possono formare un mare e travolgere anche chi non la vuole. Quindi gridiamolo, viviamolo, viviamolo. Pace. Sono Majik. Io dico che la pace non può essere vera pace finché il popolo in Iraq soffre ed è oppresso. Non c?è pace quando una persona può uccidere i suoi connazionali solamente perché sono contro di lui. Questa non è vera pace, questa è ipocrisia, falsità. Per fare la vera pace bisogna rimuovere le persone che non sanno cos?è la pace. Per chi non ha provato la guerra, il nome pace ha poco significato. Per chi ha perso uno zio in un campo di concentramento, è terribile. Pace, vogliamo la pace. Elena. Quando è scoppiata la seconda guerra mondiale, ero una ragazzina. Ricordo le paure, le ansie, per mia madre che aveva i figli via, per tante altre brutalità che avevo visto. Perciò sì alla pace, sì alla pace, sì alla pace. Sono padre Pasquale, missionario oblato di Maria immacolata. Opero in Calabria e nel sud dell?Italia, terre ricche di umanità e accoglienti ma piene di contrasti. Voglio dire anch?io il mio sì alla pace. Le guerre, grandi di quartiere, sono un?avventura senza ritorno. Credo fermamente che i conflitti tra le persone possono essere risolti percorrendo le strade del dialogo. Sono Benedetta. Dobbiamo dire no ala guerra, perché la guerra viene fatta, viene decisa dai potenti, ma in realtà chi ci rimette sono soltanto gli ultimi. E vincitori o vinti, non cambia niente, la gente muore lo stesso, alla gente viene distrutta la casa, tolti gli affetti. Vinti o vincitori, non cambia niente. Per questo non dobbiamo fare la guerra, ma la pace. Sono Gianluca da Sesto San Giovanni. Tutti i giorni ci interroghiamo su quando questa benedetta guerra si farà o non si farà. Interroghiamoci piuttosto su come poter essere ogni giorno operatori di pace. E dunque, sia pace in terra agli uomini di buona volontà. Sono Melania, richiamo un messaggio di Giovanni XXIII: “Noi supplichiamo tutti i governanti di non restare sordi a questo grido dell?umanità. Che essi facciano tutto ciò che possono per salvare la pace”. Ho comprato una scatola di colori e la guardo. Non c?è il rosso per le ferite e il sangue; non c?è il nero per i bambini orfani; non c?è il giallo per le (sabbie) che bruciano. C?è invece l?arancio per la gioia di vivere; il verde per gli alberi e le foglie; il blu per i cieli tersi; il rosa per i sogni. Così mi siedo e disegno la pace. Sono padre Fernando, missionario comboniano. Con tutti gli impoveriti della terra, grido il mio sì alla pace e ripudio la guerra. Io sono un po? anziano. Ho vissuto la seconda guerra, e quindi la conosco. Odio la guerra. Però in questo caso, con Saddam, non so cosa fare, davvero. Se la guerra sia giusta o non giusta. I pericoli sono tanti. Scusi. Io mi chiamo Gavel. Perché noi umani non cerchiamo di imitare gli animali sull?arca di Noè? Secondo me loro hanno messo da parte il loro istinto animale per sopravvivere al pericolo. Anche noi siamo in pericolo, la nostra vita, il nostro pianeta è in pericolo. Cerchiamo di imitarli, faremo meglio.


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