Famiglia

I medici omeopatici rispondono al “gruppo 2003”

La Società Italiana di Medicina Omeopatica presenta un documento dopo l'appello del "gruppo 2003" contro le medicine non convenzionali

di Antonietta Nembri

“Vi sono ?scienziati ufficiali? che fanno la guerra alle Medicine, non alle malattie”, con queste parole si apre il documento realizzato dalla Società italiana di Medicina omeopatica (Simo) dopo le presi di posizione del “gruppo 2003” Di seguito i punti del documento. “1. L’appello del ?gruppo 2003? contro le Medicine Non Convenzionali, a cui i media hanno in questi giorni dato risalto, è stato scritto da persone che non hanno nessuna competenza specifica sulle stesse Medicine di cui parlano: non ha quindi valore scientifico né culturale. 2. Il gruppo di ?scienziati ufficiali? omette di riferire che i milioni di persone che si rivolgono alle Medicine Non Convenzionali lo fanno perché non hanno trovato nella Medicina Convenzionale una riposta soddisfacente ai loro bisogni di salute e di cure. 3. L’esperienza di questi pazienti, l?esperienza di migliaia di medici regolarmente abilitati, i risultati di un numero crescente di pubblicazioni scientifiche, il parere dell’OMS dimostra senza alcun possibile dubbio che nella grande maggioranza dei casi i pazienti traggono beneficio da queste Medicine, e possono affiancarle o sostituirle alla Medicina Convenzionale. 4. Il ?gruppo 2003? non tiene in nessun conto questa imponente massa di dati e di esperienze: l’interesse del gruppo è quindi quello di “fare la guerra” non alle malattie ma bensi ai mezzi per contrastare le malattie stesse, di cui le Medicine Non Convenzionali fanno parte”. La Simo conclude il suo documento scrivendo di predere atto del fatto che il “gruppo 2003” “sceglie di essere contro gli interessi di salute di milioni di pazienti”. “Noi – scrivono – siamo insieme a tutti i medici (convenzionali e non, non fa differenza) che scelgono di usare tutte le metodiche (convenzionali e non) per curare le persone sofferenti. Questo è il nostro impegno etico e scientifico, e continueremo a metterlo in atto, perchè in questo impegno sta la nostra ragione stessa di essere medici”.


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