Volontariato

I medici del Cuamm sbarcano a Venezia

Le storie e le attività dei medici del Cuamm viste dal regista Carlo Mazzacurati saranno presentate oggi alla Mostra del Cinema di Venezia

di Redazione

"Medici con l'Africa", il film documentario di Carlo Mazzacurati sui medici del Cuamm che lavorano in Mozambico, verrà presentato alla 69a Mostra del Cinema di Venezia mercoledì 29 agosto alle ore 19. L'appuntamento è al PalaBiennale, la tensostruttura allestita in via Sandro Gallo al Lido di Venezia, a pochi passi a piedi dal Palazzo del Cinema. Alle 17.30 la sala sarà chiusa e non sarà più possibile accedervi. L'accesso a tutte le proiezioni del Festival del Cinema di Venezia, e quindi anche a "Medici con l'Africa", è vietato ai minori di 18 anni. Venerdì ci sarà una seconda proiezione.

Il documentario del regista padovano racconta l'avventura affascinante e difficile di un'organizzazione che, nata 60 anni fa a Padova, ha inviato oltre 1.300 professionisti in 40 diversi paesi di intervento, soprattutto in Africa. È la storia di uno scambio continuo per far sì che la salute, la cura, la guarigione siano alla portata di tutti, anche di chi vive nelle località più povere dei paesi più poveri del mondo, mamme e bambini in primo luogo.

Per Mazzacurati, "veneto di terra e di provincia" come si definisce, si tratta di un viaggio alla scoperta di un territorio sconosciuto, un'Africa senza alcun esotismo, nella straziante post-modernità fatta di cemento e telefonini. «È stato un lavoro realizzato in modo rapido e impulsivo, senza nessuna strategia né prima né durante le riprese. L'idea che ho seguito è stata quella di raccontare un mondo che non conoscevo man mano che lo scoprivo, in tempo reale», dice Mazzacurati nelle note di regia. «Il film è la storia di un gruppo di persone che si occupa di portare salute in Africa e del loro modo un po' speciale di farlo. È venuto fuori un ritratto collettivo, credo, dove ciascuna individualità è fondamentale, ma dove esiste uno spirito comune molto forte che fa convivere tenacia, capacità di sacrificio con dolcezza e anche ironia. Influenzato da questo loro stile ho cercato anch'io di fare un film 'leggero' per quanto sia possibile su di una materia comunque drammatica come la questione della salute nell'Africa subsahariana».

Alla vigilia della partenza, lo stesso Mazzacurati aveva detto: «Era talmente imprevedibile la mia reazione, era qualche cosa di nuovo e un cambiamento profondo. Le persone che mi conoscono di più erano davvero colpite di questa mia scelta. Sono partito con un sentimento di grande apertura. Ci sono vari modi di affrontare le situazioni. A volte c'è un modo che nasce dalla paura, uno si protegge, cercando di prevedere quello che succederà. C'è un altro modo, che è quello più rischioso, di accettare l'idea di mettersi in gioco e sapere che quello che arriva determinerà il risultato, più che determinarlo tu prima, cercando di orientare quello che succede».

Grazie al contributo di molti, il film è stato realizzato senza togliere energie ai progetti del Cuamm.
 

 


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