Volontariato
I mali della sanità italiani: il Parlamento dà i voti
Ospedali fantasma, liste d'attesa, applicazione solo "formale" delle riforme nel settore, ritardi nei trapianti, attivazione solo parziale dei Dea. Sono questi i mali piu' diffusi
di Redazione
Ospedali fantasma mai entrati in funzione, interminabili liste d’attesa, applicazione solo ”formale” delle riforme nel settore, ritardi nei trapianti, attivazione solo parziale dei Dea. Sono questi i mali piu’ evidenti di cui soffre la sanita’ nel nostro paese.
La diagnosi e’ della Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema sanitario che ha appena concluso i suoi lavori dopo quattro anni di inchieste su tutto il territorio nazionale.
L’indagine, presentata ufficialmente stamane a Roma alla presenza del presidente del Senato Nicola Mancino, evidenzia come siano 134 i cosiddetti ”ospedali incompiuti” dei quali 128 non sono mai stati attivati. Il poco onorevole record di sprechi (quantificati globalmente in almeno 20 mila mld), spetta alla Sicilia dove sono state censite ben 50 strutture mai completate.
Punto critico individuato dalla Commissione resta quello delle liste d’attesa, soprattutto per le visite specialistiche e le prestazioni di diagnostica strumentale e di laboratorio.
Per quanto riguarda, invece, il processo di aziendalizzazione risultano essere Emilia Romagna e
Lombardia le regioni piu’ avanzate. Legata all’inchiesta, ha spiegato stamane il presidente della Commissione Enrico Pianetta, e’ stata anche l’indagine riferita alla organizzazione dei servizi di rianimazione sul territorio nel quadro della tematica dei trapianti. Da questa risulta che il numero dei prelievi di organi ed il numero di trapianti registrati in Italia, pur in crescita, resta inferiore ai paesi europei, con un forte squilibrio tra le regioni del Nord rispetto a quelle centrali e del Sud, queste ultime ben al di sotto dei valori medi europei. La media e’ di 16,5 donatori per milione, al Nord siamo a 20,3,
nel Sud e nelle isole a 5,5.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.