Cultura
I Los de Abajo? Anarchia musicale e ritmi antichi
Recensione del disco Cybertropic Chilango Power de I Los de Abajo (di Enrico Barbieri)
di Redazione
Nei bassifondi delle megalopoli si accumulano detriti, oggetti dismessi. I Los de Abajo si muovono nel sottosuolo di Città del Messico. Da lì raccolgono e riciclano materiale musicale, magari anche un po? fuori uso ma ancora in grado di sprigionare energia se ben miscelato. Per riuscire a intercettare il sound della giovane band (Quelli di sotto, in italiano) ci voleva un orecchio fine: il cervello dei Talking Heads, David Byrne, ha ascoltato i Los de Abajo e subito li ha fatti esordire sulla sua etichetta Luaka Bop, che ora li ripropone in Cybertropic Chilango Power, seconda prova registrata a Città del Messico con l?apporto elettronico degli spagnoli Macaco. Il disco migliora traccia dopo traccia: si va avanti e si capisce che i primi pezzi (molto alla maniera Manu Chao) fanno parte di un mosaico più ampio. I fiati messicani prendono vigore, vibrano i piatti e sullo sfondo cominciano a intravedersi polizia federale, ingiustizie e corruzione. I Los de Abajo si definiscono un gruppo punk, ma delle dirompenti disarmonie dei Sex Pistols nei loro dischi si trova poco o niente, a parte quel sano anarchismo che li porta a mescolare ritmi latini, salsa e chitarre mariachi con rap e rock. Succede, per esempio, che un pezzo inizi con le percussioni indiavolate di un?antica danza azteca e si trasformi poi in un martellante ska: per citare Vuelvo a comenzar, una delle canzoni più belle del disco, si inizia «senza sapere come va a finire». E non è poco.
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