Famiglia

I lobbisti della solidarietà. Bruxelles ti dà una mano

Nuovi lavori. Rappresentare le ong in Europa. Nella capitale belga ci sono 15mila lobbisti.

di Carlotta Jesi

Bruxelles, giugno
Il lobbista si riconosce dal badge. A Bruxelles, è l?unico che non ce l?ha. Però sa a memoria tutte le varianti dei tesserini che contano in città. «Blu per i parlamentari, azzurro per i loro assistenti e azzurro con una striscia bianca per i loro stagiaires, azzurro con striscia gialla per gli stagiaires ufficiali, azzurro con striscia rossa per i visitatori abituali del Parlamento europeo», cantilena divertito David Earnshaw. Lobbista dal curriculum piuttosto variegato: nella primavera del 2001 ha lasciato l?azienda farmaceutica SmithKline, è diventato il direttore dell?ufficio europeo dell?ong Oxfam, ha lanciato la sua campagna contro l?abbattimento delle barriere commerciali verso il Sud del mondo e ad aprile 2002 si è licenziato in cerca di nuove strade per difendere gli interessi di malati e affamati dei Paesi poveri.

Uno su otto
«Sorseggiando caffè in un pub a migliaia di chilometri dal Sud del mondo?», viene da chiedergli entrando al La Fontaine, il locale in cui ci ha dato appuntamento per partire alla scoperta della Bruxelles sociale. Del personale di ong e associazioni espatriato nel cuore dell?Unione europea, tra funzionari con stipendi esentasse e diarie che basterebbero a sfamare interi villaggi africani.
La risposta di David è un master in lobbismo sociale: «E dove se no? Qui viene fatto il 75% delle leggi che riguardano i Paesi membri. Qui lavorano 900 giornalisti, la sala stampa più grande del mondo. Qui vivono 15mila lobbisti, di cui solo 1 su 8 difende l?interesse dei più deboli. Qui si decide la destinazione di oltre il 50% dell?assistenza umanitaria e allo sviluppo mondiale».
Qui, in realtà, è a una fermata di metrò dal La Fontaine: nel quartiere del Parlamento, della Commissione, del Consiglio europeo. E di altre tre ?istituzioni? molto frequentate dagli eurocrati: i pub The Grapewine, Kitty O?Shea?s e O?Farrell?s. Uffici a disposizione di tutti i lobbisti locali. I loro tavolini, all?ora di pranzo o dell?aperitivo, sono uno stop over obbligatorio per capire cosa vuole dire fare lobby: chiacchierate informali, proposte di emendamenti e studi che passano da una mano all?altra, botta e risposta in due o tre lingue comunitarie destinati a cambiare il destino del Sud del mondo, dei cibi ogm, delle barriere commerciali. «Intendiamoci: non è con una birra che convinci i parlamentari a prendere in considerazione le tue campagne», spiega Julian Scola, che a Bruxelles dirige la campagna del Wwf sulla pesca e ha un ufficio di lobby, aperto 10 anni fa, di 20 persone, «ma gli incontri informali, come il presentarsi eleganti e preparati agli appuntamenti, fanno parte del nostro mestiere».
Mestiere che in pochi hanno il coraggio di chiamare col suo vero nome (sulle business card di Scola e colleghi invece di lobbista c?è scritto ?policy officer?, ?political adviser? o ?campaigning expert?) e che, per Earnshaw, può sintetizzarsi con questo mantra: «Dare la giusta informazione, al momento giusto, nel posto giusto, alla persona giusta». Facile da ricordare, difficile da mettere in pratica: come individui la persona giusta fra migliaia di parlamentari e assistenti quando la Commissione, da sola, ha 20mila funzionari? Come ti fai ascoltare con 15mila lobbisti in città?
Riconoscere i badge non basta. «A seconda degli interessi che difendi, individui il tuo target e poi devi attaccarti al telefono per chiedere un appuntamento. Ma per fare ciò, bisogna conoscere alla perfezione come si muove la macchina europea. Chi è responsabile di un progetto, dove puoi incontrarlo, a quali temi è più sensibile», spiega Enzo Pezzini. Secondo il suo biglietto da visita, ?ufficio di rappresentanza della Confederazione Cooperative italiane a Bruxelles?. Di fatto, lobbista che in città rappresenta oltre 18mila cooperative non profit. «Il mio compito è far capire il peso che gli imprenditori sociali hanno nei vari Paesi: lavoro soprattutto col Parlamento e con la Direzione Occupazione e affari sociali della Commissione e il Comitato economico e sociale. Quando preparano delle bozze, devi essere lì, dare informazioni credibili e far passare i tuoi messaggi. Io non sono per niente mondano, faccio lobby con proposte di emendamento. Il nostro lavoro non ha orari e spesso si fa nel weekend per approfittare delle tariffe scontate degli aerei e incontrarsi con i colleghi dei Paesi membri. Un problema che i lobbisti del profit, probabilmente, non hanno».

Domande scomode
Vero. Invece che al pub, gli uomini di industrie farmaceutiche e biotecnologiche in missione a Bruxelles ti portano al carissimo Pan Quotidien: catena per colazioni, brunch e cene chic in Place du Luxembourg, di fronte al Parlamento. «A parte il budget, però», spiega Germana Canzi, giornalista italiana esperta di clima, da qualche settimana in forza al Wwf, «la giornata del lobbista profit è uguale alla nostra. In ufficio verso le 9, un paio d?ore dedicate a giornali e messaggi di posta elettronica, controllo del programma delle istituzioni sul sito dell?Unione. Contatti con la stampa: alle 12 c?è il briefing fra istituzioni e giornalisti, se vogliamo che facciano qualche domanda scomoda, quindi, bisogna contattarli in tempo. A pranzo, in genere, si organizzano incontri di lavoro. Pomeriggio in ufficio o al parlamento e, verso le 18, una puntata ai pub vicino alle istituzioni».
Il tempo trascorso nei palazzi del potere, varia da lobbista a lobbista: dalle tre o quattro visite a settimana di Germana, ai cinque giorni, full time, di Pier Virgilio Dastoli. Entrato al Parlamento come assistente di Spinelli, regolarmente assunto, ma anche impegnato a fare gli interessi del Forum permanente della società civile, che in questi mesi lavora soprattutto sulla convenzione europea. Dastoli fa lobby al Mickey Mouse Bar (angolo caffè al terzo piano del Parlamento così chiamato per i colori sgargianti delle sedie) e lamenta che «molti lobbisti sociali arrivano in città senza sapere come funzionano le istituzioni. Rischiando di vanificare i risultati del loro lavoro e i soldi spesi dalle loro organizzazioni».

L?applauso di Prodi
Risultati molto spesso invisibili ai non addetti ai lavori. Qualche esempio? Pezzini, il lobbista delle coop, s?illumina: «Nell?ultimo anno è passato il regolamento che istituisce una società cooperativa europea; in un discorso pronunciato in febbraio Romano Prodi ha detto che siamo ?l?unica alternativa al pensiero unico economico?, il consiglio dei ministri riunito in Lussemburgo ha citato in un documento ufficiale il termine ?economia sociale?. Roba così. O con un po? più di risonanza internazionale, come quella avuta dalla clamorosa presa di posizione del Parlamento europeo contro le multinazionali farmaceutiche e a favore del diritto alla salute dei poveri prima del vertice del Wto a Doha».
Dietro a quel risultato, ci sono lobbisti come Bob van Dillen. Senior Trade and Food Security Officer del Cisde, consorzio di ong cattoliche per lo sviluppo di cui fa parte anche la Focsiv. E uno dei pochi uffici non profit in città dove senti parlare in spagnolo e lingue diverse da inglese e francese. «Essere a Bruxelles è sempre più importante per le ong», spiega nel suo ufficio tappezzato di arazzi acquistati nel Sud del mondo, «per esempio perché possiamo portare qui attivisti dei Paesi poveri e farli incontrare con i funzionari. E poi, perché?.». Squilla il telefono, dall?altro capo c?è un parlamentare. Bob comincia a inviargli fax e messaggi. Ricorda al suo interlocutore che la società civile organizzata a Bruxelles rappresenta 100 milioni di persone, un terzo dei cittadini europei. E poi ci suggerisce di fare un salto al Clong, uno degli oltre 15 consorzi di ong per lo sviluppo a Bruxelles. «Il più contestato», scherza al quarto piano di un?elegante palazzina a mezz?ora dal Parlamento, Guido Dumon, «l?anno scorso il commissario europeo per lo Sviluppo, Poul Nielson voleva farci chiudere. Non c?è riuscito. Noi continuiamo a lavorare e da settembre creeremo un network di ong per lo sviluppo ancora più numeroso e, quindi, influente».

Mettersi in rete
I network, già. A Bruxelles ce n?è uno per ogni area dell?attivismo. I lobbisti sociali più influenti? Tony Venables, fondatore della Euro Citizen Action Service che offre corsi di lobby agli attivisti della società civile espatriati nel cuore dell?Unione europea, non ha dubbi: «Quelli del G8».
Del G8? Il G8 dell?ambiente, sì: Greenpeace, Amici della Terra, Wwf, European environmental bureau, Transport and Environment, Climate Network Europe, Amici della Natura, Bird Life International. Una rete di ong verdi che si incontra ogni mese unendo contatti, studi e risorse per fare una lobby di successo. I suoi uomini? Per incontrarli bisogna lasciare il centro città ed entrare a Schaarbeek, quartiere a maggioranza islamica in cui c?è la nuova centrale operativa di Greenpeace. Ad accoglierci è Lorenzo Consoli, italiano a Bruxelles da 16 anni, un passato da giornalista e un presente da lobbista anti ogm. La forza delle ong verdi? «Lavoriamo su più fronti. La Commissione per l?ambiente ma anche quella per il commercio e lo sviluppo. A Bruxelles, ma anche nei Paesi membri: mentre io propongo un emendamento a una direttiva della Commissione e porto le mie ragioni in Parlamento, le navi di Greenpeace lavorano sul campo. La differenza tra noi e i lobbisti profit, è che noi lavoriamo sia sul piano politico sia rispondendo alle emergenze ambientali sul territorio». Tutto qui?
Sorride Lorenzo, e ti spiega cosa spinge avanti quel lobbista su 8 arrivato in città per difendere gli interessi dei deboli invece che delle industrie farmaceutiche o biotecnologiche o delle armi. «Loro hanno più mezzi e stipendi più alti. Noi ragione».

www
europa.eu.int è il portale dell?Unione europea, con l?agenda di tutte le sue istituzioni, i comunicati stampa giornalieri di quello che succede fra Bruxelles e Strasburgo, la possibilità di chattare con i commissari.

/www.european-convention.eu.int è il portale dedicato ai lavori per la Convenzione europea: ci trovate tutte le proposte che la società civile ha fatto finora per costruire insieme la costituzione dell?Unione.

Giornali
The European Voice, settimanale su tutto quello che succede nelle istituzioni europee; anche online su www.european-voice.com
Lo pubblica il gruppo dell?Economist.

Agence Europe, bollettino quotidiano in francese, italiano, inglese e tedesco, sulle attività e l?agenda dell?Unione europea.
Distribuito dentro al Parlamento, con fogli in colori diversi a seconda del tema trattato, oppure su abbonamento. Potete cominciare a dargli un?occhiata sul sito www.agenceurope.com

Corsi
Si intitola ?Closing the Cycle: from Planning to Lobbying? il seminario di due giorni che Solidar organizza il 2 e 3 luglio a Bruxelles per insegnare alle ong come fare lobby sulle istituzioni europee.
Info: francesca@solidar.org

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