Cultura

I libri non conoscono la crisi

LIbri usati addio. Secondo in sondaggio di Skuola.net il 43% degli studenti acquistera' libri esclusivamente nuovi

di Federazione Alzheimer

Libri scolastici: vince il nuovo. Nonostante il caro-libri e la crisi-economica, quando si tratta di istruzione le famiglie sembrano non voler cercare il risparmio a tutti i costi. E’ quanto emerge da un sondaggio proposto da Skuola.net, secondo cui il 43% degli studenti acquistera’ libri esclusivamente nuovi, con un aumento del 4% rispetto al medesimo quesito proposto lo scorso anno sempre nello stesso periodo. Anche tra chi non esclude di rivolgersi al mercato dell’usato, spiega Daniele Grassucci responsabile relazioni esterne di Skuola.net, aumenta la preferenza per il nuovo: il 19% li acquistera’ in maggioranza nuovi, con un +3% al 2009. Solo il 12% li acquistera’ tutti usati, con un calo del 3% rispetto allo scorso anno. Principalmente, spiega ancora Grassucci, chi acquista testi scolastici nuovi esprime la volonta’ di non risparmiare sull’istruzione dei propri figli, mettendoli in condizione di studiare su un libro aggiornato e soprattutto privo di tutte quelle note e quegli scarabocchi che magari possono pregiudicare allo studente l’espressione del proprio metodo di studio sul testo.

 Sull’aumento delle preferenze per il nuovo non va poi trascurato l’impatto della Riforma delle Superiori, che ha cambiato profondamente i programmi di studio imponendo agli editori la realizzazione di nuove edizioni per il momento introvabili sul mercato dell’usato. Tuttavia, denuncia il sito specializzato, continua ad esistere il problema del caro-libri. I tetti di spesa stabiliti dal Ministero per cercare di calmierare i prezzi di rado vengono rispettati, come confermano sia i commenti degli studenti sul sito sia i rilevamenti delle istituzioni. ”Recentemente, ad esempio, l’ufficio scolastico provinciale di Milano ha condotto un’indagine sul costo dei libri di testo per le nuove prime classi degli istituti superiori a riforma, rilevando che la meta’ dei 216 istituti superiori ha almeno una classe che ha superato il tetto di spesa fissato dal Ministero. Questo fenomeno -viene rilevato- e’ con molta probabilita’ favorito dal fatto che non esistono sanzioni vere e proprie nei confronti delle scuole che non rispettano le indicazioni ministeriali, che cosi’ finiscono per diventare delle linee guida piuttosto che un tetto vero e proprio”.

Gli studenti piu’ salassati sembrano essere quelli del liceo classico, che oltre ai testi scolastici devono acquistare i dizionari di latino e greco, lingue che non vengono studiate nel corso delle scuole medie e per le quali sicuramente non si e’ mai proceduto all’acquisto in passato. E’ doveroso ricordare, infatti, che il tetto di spesa ministeriale non comprende il costo dei dizionari. Cosi’ si puo’ arrivare a spendere oltre 400-500 euro per il primo anno, con punte di 700 per chi deve acquistare anche i dizionari di lingue o di italiano. Sicuramente, evidenzia Grassucci, aiuterebbe a risparmiare, soprattutto per quanto riguarda i dizionari, l’utilizzo di libri di testo in formato elettronico. Al di la’ del tempo che impiegheranno le casi editrici a rilasciare edizioni elettroniche (obbligatorie dal prossimo anno), si tratta anche di un cambio di mentalita’ epocale. Netbook o iPad ancora non fanno parte della dotazione standard dello studente nella didattica quotidiana scolastica: difficile immaginare una classe dove gli studenti, impegnati in una traduzione di latino, possono consultare liberamente un dizionario caricato su un iPad. Eppure oggi esistono progetti open-source, come Lingoes Project, che rilasciano dizionari di lingue straniere in maniera gratuita consultabili sul proprio pc, con tanto di pronuncia vocale integrata. Tornando ai patiti del risparmio, il mezzo migliore per acquistare testi usati rimangono i mercatini dell’usato sparsi un po’ per tutta l’Italia: con un po’ di pazienza e di fortuna e’ possibile trovare dei testi pari al nuovo, ovvero le famose copie-saggio destinate agli insegnanti che vengono riversate sul mercato dell’usato con uno sconto pari al 20% del prezzo di listino. ”Ancora nessuna traccia ufficiale – conclude Grassucci – del business, fiorente invece a livello universitario, delle copisterie specializzate nella vendita clandestina di testi fotocopiati”.

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