Vista da Treviso la Lega appare bifronte. «Gli amministratori agiscono secondo due modalità», spiega don Davide Schiavon (nella foto), direttore della Caritas Tarvisina, «da una parte, fanno le loro sparate contro gli immigrati e a noi tocca fare un richiamo ai valori della cristianità, dall’altra, su alcuni progetti sperimentiamo forme di collaborazione». Don Davide lavora nella città del sindaco-sceriffo Gentilini, guidata ora dal “segretario nazional” della Liga Veneta, Gian Paolo Gobbo.
Il governatore Luca Zaia ha cominciato qui la sua carriera politica, è stato per sette anni presidente della Provincia. «Eppure, quando sono lontani dai riflettori, riescono ad andare oltre i proclami», dice Schiavon. «Se presi singolarmente, è possibile collaborare con assessori e tecnici del Comune, in particolare su progetti per il recupero di adolescenti. Cerchiamo di togliere giovani dalla strada e facendo prevenzione pensiamo alla sicurezza». Su altri temi non sentono ragioni: «Quando si parla di casa o di lavoro, ad esempio, i primi a essere colpiti sono gli immigrati, persone che sono qui da dieci o quindici anni, ma i leghisti insistono nel dare la priorità ai residenti». Ma la Lega non è più quella di una volta: «È diventata accorta e furba», afferma Schiavon. «Ha scelto una linea diversa e più diplomatica nei confronti della Chiesa rispetto agli inizi. Ora si erge persino a baluardo della cristianità». Anche se non sono mancati i motivi di scontro. «Come quando abbiamo criticato la Provincia per l’ingente somma spesa per la nuova sede», ricorda il rappresentante della Caritas, in quel caso la risposta non era stata «morbida». Salvo poi tendere la mano in caso di necessità: «Spesso la Caritas viene utilizzata come soluzione magica, il coniglio tirato fuori dal cilindro quando la politica non ce la fa».
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