Ho fatto un sogno, quello di un Governo non più della “quasità” contiana e dei sui provvedimenti “Salvo intese”, un Governo non più del rimando e delle decine di Dpcm che esautorano Parlamento e Capo dello Stato ma capace di confrontarsi con le Camere. Ho fatto il sogno di un Governo in cui ci siano persone capaci di far di conto e di far tornare i conti, senza buttare miliardi di euro come per il cash back, i banchi a rotelle o sui navigator, senza ampliare un debito pubblico che più grande e cattivo non si può.
Un Governo cosciente che per l’Italia, la Recovery and Resilience Facility del programma Next Generation mette a disposizione 209 miliardi di euro, di cui solo 82 di sovvenzioni e 127 di prestiti, cosciente che fondi dovranno essere impegnati per il 70% entro il 2022, e per il restante 30% entro il 2023 e restituiti entro il 2058. Un Governo perciò cosciente che ciò che farà impegna il nostro Paese sino a quella data, oltre metà del secolo.
Per questo ho sognato un Governo che in ruoli importanti non metta più ministre incapaci a tutto come Paola De Micheli, alle Infrastrutture e trasporti o Nunzia Catalfo al Lavoro e Politiche sociali. Un Governo che premi i competenti e non dia vice ministeri ad asine come Laura Castelli (Economia) o personaggi discutibili come Alessio Villarosa anch’esso all’economia famoso per aver detto che i Tabaccai con i loro Gratta e Vinci «sono la spina dorsale del Paese». O ancora come Giancarlo Cancellieri (Infrastrutture e trasporti) quello che fa assumere sorella e marito della sorella nei ministeri romani e che hai tavoli tecnici sullo sblocco dei cantieri in Sicilia (terra sua) si porta l’intera famiglia!
La discontinuità che persino Nicola Zingaretti invocava alla nascita del Governo giallo-rosso, prima di accettare di tutto e di più, deve diventare oggi centrale. Abbiamo bisogno di un Governo in cui si alzi di tantissimo il tasso di autorevolezza, di capacità tecnica, di visione politica e di esperienza istituzionale. Basta con le poltrone a troppi scappati da casa che rischiano di passare direttamente dai 12 mila euro del Parlamento al Reddito di cittadinanza.
Ho fatto un sogno, il sogno di un Governo autorevole, capace, che chiuda gli anni del trasformismo e di Casalino a Palazzo Chigi, solo così la crisi che si è aperta sarà servita. Ho già scritto i motivi per cui non ripiangerò il Giuseppe Conte dimissionario, fare 10 passi oltre il Governo dimissionario è mossa necessaria al futuro del nostro Paese, io credo.
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