Non profit

I grandi donatori? Quest’anno più generosi che mai

Nel 2002 c’era stato il lascito record di 30milioni di euro alla Firc. Ma anche il 2003 ha visto mega donazioni (di Maddalena Bonicelli).

di Redazione

La donazione record? Quella di 29,6 milioni di euro a favore della Fondazione italiana per la ricerca sul cancro, nel dicembre 2002. Un gesto anonimo: quello che è certo è che dietro c?è un ?grande donatore?, la cui motivazione e la cui identità rimarranno un fatto intimo, pur avendo ricadute sociali così rilevanti, ma bisogna anche dire che questo, per quanto eccezionale, non è un episodio isolato. Esistono in Italia quelli che monsignor Angelo Bazzari, presidente della Fondazione don Carlo Gnocchi, chiama i ?donatori coraggiosi?. A confermarlo, proprio in questi giorni, l?inaugurazione della nuova ala di uno dei centri di riabilitazione della fondazione, il Santa Maria ai Colli di Torino, realizzata grazie al contributo di una famiglia della grande borghesia torinese, come segno di riconoscenza per la qualità dell?assistenza che il centro offre a un loro congiunto. Un segno dei tempi, per Bazzari, è quello che per donazioni come queste non basta più la fiducia nei confronti dell?istituzione: “Rispetto alle donazioni di un tempo, delle grandi famiglie borghesi, piemontesi e lombarde, lo scenario è oggi in parte cambiato: si conta su un progetto, sulla garanzia della sua continuità”. Una solidarietà frutto di una grande motivazione, ma anche ?ragionata?, come la definisce Niccolò Contucci, del Comitato Telethon, quando spiega come la Fondazione Ermenegildo Zegna, dimostrando una straordinaria sensibilità per la ricerca, e senza alcun ritorno di immagine, abbia ?adottato? un progetto di terapia cellulare, seguendone tutti i progressi e i risultati, consentendo oggi il suo proseguimento grazie a un contributo di 450mila euro. Ma chi sono i grandi donatori? Per le persone fisiche, si è visto che i principali contributi vengono dai lasciti testamentari. Lo conferma Elisabetta Petrucci, direttore generale della Fondazione italiana per la ricerca sul cancro: “La principale fonte di raccolta fondi, su cui, fin dalla costituzione, la fondazione è impegnata con le sue campagne, è costituita dai lasciti testamentari che rappresentano circa il 70% dei nostri introiti annui”. Lo conferma Rossano Bartoli, della Lega del Filo d?oro, che aggiunge: “Capitano, raramente, anche altri contributi importanti: persone già orientate al lascito, che cominciano ad anticipare una parte di quello che hanno intenzione di donare, o più spesso, donazioni in memoria di una persona cara”. Il ricordo, di se stessi o di un legame, rimane quindi un aspetto determinante, che si concretizza in storie legate agli accadimenti della vita. Lo sottolinea Elisabetta Petrucci: “Quella del lascito è una forma di erogazione che per sua natura rende difficile per noi valutare l?efficacia di una campagna specifica, dato che una comunicazione ben riuscita oggi potrà manifestarsi nei suoi risultati tra molti anni”. Bisogna anche aggiungere, parlando di grandi donazioni, che i soggetti cui oggi i fundraiser si rivolgono sono soprattutto le fondazioni e le imprese: per Bartoli, infatti, normalmente il grande donatore è una entità giuridica, per esempio la Fondazione Monzino, che ha donato un milione e 600mila euro per una palazzina del Centro di Lesmo, o il cavalier Fossati, presidente della Star, che ha donato il terreno su cui si sta costruendo lo stesso Centro. Alberto Masacci, presidente di Assif, l?associazione che raduna i fundraiser italiani, sottolinea proprio il fatto che si possono verificare delle ?doppie grandi donazioni? quando alla sensibilità di una persona si associa quella di un?azienda, come nel caso delle famiglie Seràgnoli e della GD che hanno finanziato, donando complessivamente oltre 7,5 milioni di euro, la realizzazione dell?Hospice Maria Teresa Chiantore Seràgnoli di Bentivoglio (Bologna), un caso che fornisce un esempio significativo di come la grande donazione passi anche attraverso un contributo di beni: il parco della struttura è stato infatti donato dall?Associazione florivivaisti dell?Emilia Romagna, per un valore stimato intorno ai 400mila euro. Uno scenario diversificato che tocca anche la cultura, spesso minoritaria quando si parla dei grandi numeri della solidarietà: ne sono esempi la donazione di 100mila euro per la realizzazione del Sipario del Nuovo Teatro La Fenice di Venezia, che Laura Biagiotti ha dedicato alla memoria del marito, o interventi di straordinaria entità, come il restauro della Cappella Palatina di Palermo da parte dell?industriale e collezionista Wurth, per un valore di quasi 3 milioni di euro.

Maddalena Bonicelli

Pier Luigi Sacco: “altro che relitti del passato…”

Che significato ha il dono nella nostra società? Secondo Pier Luigi Sacco, direttore scientifico di The Fund Raising School, la scuola per i professionisti della raccolta fondi che il 10 e 11 giugno dedica un corso alle grandi donazioni, “i comportamenti donativi sono ritenuti, a torto, una sorta di relitto di un passato pre-industriale. La realtà è molto diversa se ci si rende conto che anche gli scambi di mercato possiedono componenti di reciprocità che, se ignorate, producono risultati disastrosi: se si incentiva qualcuno a compiere un?azione con una ricompensa monetaria quando questa stessa persona era già motivata da una adesione valoriale, la remunerazione altera inevitabilmente il significato dell?azione. Il recente interesse delle imprese verso la responsabilità sociale e soprattutto la filantropia deve essere letto in questo senso: un atto donativo e non strumentale è oggi il miglior viatico di credibilità”.

tel. 0543.62327 www.fundraisingschool.it

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