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I Giubilei dal 1300 a oggi, in un instant book una storia di fede e comunicazione

Il giornalista Francesco Giorgino ripercorre circa otto secoli, partendo da quando Papa Bonifacio VIII istituì il primo Giubileo della storia. Il volume, edito da Rai Libri, contiene gli interventi di numerosi intellettuali, teologi e conoscitori delle vicende della Chiesa

di Redazione

Che significato ha il Giubileo per credenti e no? E qual è la relazione esistente tra gli Anni Santi e i contesti sociali, politici, economici e culturali dal Medioevo al Terzo millennio? A queste e ad altre domande risponde l’instant book “Giubilei” a cura di Francesco Giorgino per Rai Libri (in vendita negli store digitali dal 24 gennaio e nelle librerie dal 12 febbraio). I quesiti, naturalmente, sono molti di più. Il testo, per esempio, ricorda i media che, in epoca moderna, hanno raccontato nei decenni questi grandi eventi di fede e di popolo. E poi il rapporto sviluppato dalla Chiesa con la comunicazione.

Il volume, nato da una collaborazione tra il programma di Rai 1 “XXI Secolo” e la direzione di Rai Ufficio Studi, propone un’analisi sistematica che conduce il lettore per mano dal primo Giubileo della storia (nel 1300 per iniziativa di Bonifacio VIII) a quello del 2025, che Papa Francesco ha voluto dedicare alla speranza. Il libro è arricchito dal contributo di intellettuali di primo piano, che rispondono agli stimoli di riflessione forniti dal curatore e dai suoi coautori.

La copertina dell’instant book di Francesco Giorgino

«Il Giubileo del 2025 è cominciato ufficialmente alle ore 19 della vigilia di Natale del 2024», è il commento di Francesco Giorgino, conduttore e capo autore del programma “XXI Secolo” e direttore di Rai Ufficio Studi. Professore di Comunicazione e marketing alla Luiss, dove insegna Content marketing, Marketing politico e Newsmaking e dove dirige il Master di secondo livello in Comunicazione e marketing politico e istituzionale, è autore di una serie di pubblicazioni. «L’immagine di Papa Francesco che si alza per pochi secondi dalla carrozzina e poggia le sue mani sulla Porta Santa della basilica di San Pietro rimarrà impressa nella nostra mente per forza evocativa, senso di partecipazione, spirito cristiano», prosegue Giorgino. «Così come rimarranno impresse le immagini dell’apertura di una Porta Santa speciale, quella del carcere di Rebibbia, avvenuta il giorno di Santo Stefano, com’è noto primo martire cristiano».

In quella circostanza, sottolinea l’autore, «il Papa ha rivolto a tutti i presenti un invito ad aggrapparsi alla speranza, rappresentata per l’occasione con le metafore dell’àncora e della corda. Era la prima volta che un pontefice apriva la Porta Santa di un carcere. Papa Francesco ha accolto la richiesta fatta dai detenuti a “don Ben”, come viene chiamato confidenzialmente Benoni Ambarus. Il mondo dei penitenziari è da decenni in preda all’emergenza: sovraffollamento, incremento di suicidi e, in alcuni casi isolati, trattamenti contrari al principio di umanità.

«Nell’Anno Santo 2025, tutto ruota intorno alla speranza», sottolinea ancora Giorgino nella sua introduzione. «Una società ferita e deturpata dalle molte forme di egoismo, da ingiustizie e disuguaglianze. Speranza da coltivare all’interno di un disegno ambizioso (talvolta anche criticato) che vede la Chiesa aperta anche ai non credenti. Speranza che va coltivata nelle diverse situazioni di vita e che rifiuta il conformismo dei comportamenti individuali e collettivi, gli automatismi, le apatie, la verosimiglianza anziché la verità, il disfattismo, l’incoerenza, lo sconforto, la sottovalutazione dei rischi e dei pericoli delle nostre scelte, molte delle quali pensiamo, erroneamente, essere reversibili».

Papa Francesco saluta la folla dal sagrato di San Pietro

Non è un caso, commenta il giornalista, che la vigilia di Natale del 2024 il Papa abbia voluto che, dopo di lui e dopo i concelebranti, «varcasse la Porta Santa anche una nutrita rappresentanza di fedeli provenienti da tutto il mondo. Segno della dimensione universale della Chiesa, della sua vocazione ad accogliere tutti. Indistintamente». Il giorno di Capodanno è stata l’occasione di un messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace. «Bergoglio ha invitato i fedeli a “cercare Gesù in ogni essere umano, specie i più fragili”, a “custodire la vita”. Durante l’Angelus le sue parole hanno assunto le sembianze di un vero e proprio monito ai governanti».

La speranza come unico, vero antidoto al nichilismo. «In tempi di disastri e di sciagure, la speranza che non delude mai è un’altra grande, buona notizia», precisa Giorgino. «E non è un caso che, come vedremo nel primo capitolo, tra i primi eventi del Giubileo 2025 ci sia quello della comunicazione, dedicato a tutte le figure professionali che operano in questo importante ambito della vita pubblica».

A guidare la macchina organizzativa dell’Anno Santo c’è monsignor Rino Fisichella, arcivescovo e teologo, pro-prefetto del dicastero per la Nuova evangelizzazione, già rettore della Pontificia Università Lateranense. «Il Vaticano aspetta nel corso dell’intero anno giubilare oltre 32 milioni di persone tra pellegrini, turisti o anche semplici visitatori», ha spiegato Fisichella. «Molti arriveranno dagli Stati Uniti e dai Paesi europei, ma c’è attesa anche per i connazionali di Bergoglio, gli argentini, e per tutte quelle persone provenienti da altre parti del mondo. L’auspicio è, naturalmente, quello che i turisti diventino pellegrini e non viceversa».

«Quando ho incontrato monsignor Fisichella, in occasione della sua partecipazione alla trasmissione “XXI Secolo” del 16 dicembre 2024 insieme con il sindaco di Roma e commissario di Governo, Roberto Gualtieri, mentre conversavamo in una saletta del Centro di produzione televisivo Rai di via Teulada, egli non ha avuto esitazione nel confidarmi quanto segue: “Spero che l’Anno Santo venga vissuto da tutti con partecipazione autentica e con la convinzione che Dio ci è sempre vicino, che non ci abbandona mai”. Quello con Fisichella è stato un incontro denso di messaggi e significati. Gli ho chiesto di Papa Francesco e della sua ferrea volontà di indire il Giubileo del 2025, non sottraendosi a nessuno degli impegni presi. Monsignor Fisichella ha risposto ricordando che l’organizzazione dell’Anno Santo è sempre frutto della volontà del Pontefice e che esso di certo non va considerato il risultato di automatismi. “Non si celebra solo perché è tradizione che l’Anno Santo si svolga ogni quarto di secolo, ma perché lo si vuole davvero. Per esempio, Paolo VI nel 1975”, ci ha fatto notare l’arcivescovo, “si chiese se questa pratica, che qualcuno all’epoca riteneva anacronistica, andasse ancora celebrata. Decise di proseguire lungo questo percorso”».

L’organizzazione del Giubileo 2025 può contare anche su un esercito di giovani provenienti da tutto il mondo: alcuni sono volontari specializzati e operano a supporto dei pellegrini, come per esempio quelli presenti nelle quattro basiliche di Roma coinvolte nel Giubileo; altri fanno contemporaneamente sia un’esperienza di fede, sia un’esperienza di servizio. «Vogliono, insomma, che la propria presenza e la propria attività a Roma, almeno in alcuni dei mesi di quest’anno speciale, rappresenti un’occasione per arricchirsi dal punto di vista spirituale, ma anche una testimonianza da consegnare ai propri coetanei circa il significato più autentico dell’impegno profuso in favore degli altri», ha sottolineato monsignor Fisichella. «Il volontario è colui che mette il proprio tempo a disposizione degli altri: una situazione non irrilevante, specie in questo nostro tempo, nel quale prevale la prospettiva individualistica. Il volontario, inoltre, è colui che punta a partecipare agli altri ciò che riesce ad acquisire in termini esperienziali, dunque sia dal punto di vista umano, sia di fede. L’incontro con gli altri, del resto, è un segno di unità che supera le divisioni dovute ai confini, alla diversità dei popoli e, a volte, alle stesse religioni».

Il giornalista Francesco Giorgino

L’instant book comincia con un saggio di Giorgino dal titolo “L’evoluzione dei Giubilei tra contesto storico-sociale e processi di mediatizzazione”, con le analisi di monsignor Dario Edoardo Viganò, impegnato da anni nella trasformazione dei media in luoghi teologici, del direttore dell’Osservatore Romano, Andrea Monda, sul rapporto tra Giubileo e stampa di massa, del professor Mario Morcellini, studioso di comunicazione tra i più attivi e profondo conoscitore delle vicende della Chiesa. Poi procede con il saggio “Pellegrini di speranza” di Giuliano De Marco e Anna Migotto che, concentrandosi sul significato della parola chiave del Giubileo 2025 (speranza, appunto), delineano la traiettoria semantica e interpretativa di questo sostantivo. Traiettoria resa ancor più ampia dalle preziose riflessioni fatte dal teologo monsignor Bruno Forte, arcivescovo metropolita di Chieti e Vasto, dallo storico Franco Cardini e dalla scrittrice Edith Bruck, testimone della Shoah. Non mancano altri due pilastri narrativi: il primo è il rapporto tra Roma e i Giubilei, e l’esperienza di fede di credenti e no, di cui parla il saggio di Alessandro Barbera; il secondo coincide con un’operazione della memoria, vale a dire il ricordo dei Giubilei passati, ma anche le aspettative per quello in corso da parte di donne e uomini di cultura, come Pupi Avati, Liliana Cavani ed Eraldo Affinati. È quanto avviene nel contributo a firma di Michele Afferrante e Mauro Caporiccio. Il libro ospita anche uno scritto di Ettore Bernabei, storico direttore generale della Rai negli anni del monopolio del servizio pubblico.

Credit: la foto di Francesco Giorgino è tratta dal sito della Luiss — Libera università internazionale degli Studi sociali

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