Non profit

I giovani sono pazzi del volontariato culturale

In un periodo di crisi del volontariato giovanile, nei festival culturali aumenta la presenza dei giovani. Che dopo aver fatto i volontari diventano con gioia anche pubblico pagante. Così il volontariato conquista (anche) alla fruizione culturale

di Sara De Carli

Perché, in anni in cui il volontariato ha perso il suo appealing sui giovani, i Festival culturali attirano i ragazzi a frotte? Solo perché così possono incontrare da vicino un personaggio famoso? Può essere, ma allora la riflessione diventa perché un ragazzo che normalmente dipingiamo come disinteressato alla cultura e competente solo sui talent, smania dal desiderio di incontrare scrittori e – cosa ancora più inaudita – scienziati. Da queste domande è partita la ricerca “Effettofestival adolescenti. Volontariato e impatto formativo dei festival di approfondimento culturale”, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio della Spezia e curata dall’Istituto Minotauro, presentata oggi a Milano. La ricerca è stata condotta su 400 giovani volontari al Festival della Mente di Sarzana, il primo festival in Europa dedicato alla creatività, che quest’anno compie dieci anni e che ha coinvolto complessivamente 4mila giovani volontari, principalmente delle scuole superiori del territorio. Il dato di partenza era l’osservazione che dal 2007 al 2009, il pubblico del Festival della Mente era molto cambiato: la fascia 14-17 anni è passata dallo 0,8% al 3% e quella 18-24 anni dal 5,8% al 12%.

Giulia Cogoli, che dirige il Festival della Mente fin dalla sua nascita, spiega che la risposta a quel dato sorprendete gliela diede Charmet: «quei giovani che partecipavano sempre più numerosi al festival erano gli ex-volontari che, cresciuti e memori di un’esperienza felice, ora acquistavano i biglietti come pubblico normale: li avevamo avvicinati alla fruizione culturale». Che significa tutto questo? Che «i festival di approfondimento culturale stanno influenzando nelle rispettive città, province e regioni un’intera generazione, a cui viene spiegato, attraverso un esempio reale, partecipato ed allegro, il senso di cosa significhi fare e condividere cultura, il senso vitale e concreto di una parola che spesso, nonostante gli sforzi degli insegnanti, non riesce pienamente a penetrare nelle scuole», spiega Cogoli. «Ciò avviene offrendo una “visualizzazione” molto chiara e forte del fare cultura, con esempi che influenzano e portano al diretto coinvolgimento; cambia insomma quello che possiamo definire l'immaginario culturale della nuova generazione, che, è bene ricordarlo, è quella definita digital native».

La cultura non passa dalla tv

Il 94% dei volontari dei tanti festival culturali d’Italia ha un’età compresa tra i 16 e i 25 anni, e lavora in media 13 ore. Secondo quanto emerge dalla ricerca, il giovane volontario dei festival culturali frequenta un liceo (67%), usa il computer per poco meno di 3 ore al giorno (un consumo del tutto analogo a quello di studenti della stessa età che non necessariamente fanno i volontari ai festival), leggono molto più dei loro coetnaei: il 39% dei volontari del festival dichiara di leggere tra i 2 e i 5 libri l’anno, il 29% tra i 6 e i 12 libri e il 18% oltre i 12 libri. Secondo l’ISTAT invece solo il 20% dei giovani dichiara di leggere più di 6 libri in un anno. Llibri e  giornali, social network e scuola sono i primi tre mezzi indicati dai ragazzi come strumenti per la loro crescita culturale; seguono la socializzazione e la famiglia, mentre la tv si ferma appena al 6%. Diverse sono le motivazioni che spingono i ragazzi a partecipare ai festival culturali: si va dal pragmatico credito formativo (22%) all’aiutare gli altri (22%), dalla possibilità di avvicinarsi a temi sconosciuti (21%) al desiderio di fare una nuova esperienza (17%), passando come è naturale che sia dall’esigenza di socializzazione (17%). L’esperienza al festival è considerata più coinvolgente rispetto a quella scolastica: le conferenze appaiono più mirate, la partecipazione più attiva, gli argomenti più attuali, il contatto interattivo con adulti e mondo del lavoro più facile; si impara a essere cittadini informati e responsabili.

 


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