Cultura

I giovani possibili alla sfida educazione

Politiche giovanili: un libro racconta come andare oltre la logica del disagio

di Redazione

Non è troppo strano pensare che per lo stato sociale del futuro occorra puntare molto di più, rispetto a quanto non si sia fatto sino ad oggi, su scuola e cultura e più in generale sull?educazione, quindi sulle giovani generazioni.

Dentro tale ragionamento il disegno di Cgm, che ha promosso il marchio Welfare Italia, trova in Luoghi per crescere, la società specializzata sull?educazione, un tassello importante per la propria declinazione. Insieme alla dimensione della cura e a quella dell?inclusione, l?educazione è, nella visione del gruppo cooperativo, elemento portante del nuovo welfare che si prefigura. Questo significa che dentro le politiche di welfare sono inserite anche quelle socio-educative, caratterizzate da una prerogativa centrale: quella di investire in capitale umano per mettere in condizione ciascun individuo e la comunità a cui appartiene di produrre ricchezza sociale, quella ricchezza che renderà sostenibile, anche finanziariamente, lo stato sociale del domani.

Detto in altro modo, vi è l?urgente necessità di riaffermare la centralità della persona e di potenziare il sistema socio educativo: questo non solo perché è giusto ma anche perché è intelligente in quanto queste due linee portanti possono creare, nel medio-lungo periodo, sviluppo, innovazione e capacità redistributiva. Tutto questo potrà avvenire solo lavorando per incrementare il livello di consapevolezza dei cittadini singoli e associati, sapendo coniugare i diritti con le priorità e la sostenibilità delle scelte. Si tratta di tradurre il concetto di sussidiarietà come occasione di partecipazione e di protagonismo, superando l?eccessiva dipendenza dallo Stato e integrando piuttosto le ricchezze di ciascuno.

La persona e il sistema socio educativo ?richiedono? però alcune attenzioni per non rischiare di rimanere principi astratti: la responsabilità, la libertà, l?appartenenza, la fiducia, la comunità.

Per quel che riguarda la responsabilità urge recuperare, soprattutto in ambito educativo, la consapevolezza di dover rispondere degli effetti dell?azione propria e della comunità di appartenenza, in modo tale da assegnare e riconoscere in modo specifico ed individuato a ciascuno la propria funzione d?orientamento e i propri compiti, i propri diritti e doveri. Sulla libertà basti dire che l?educazione è sempre un rapporto tra due libertà che si incontrano ed è il risultato di un equilibrio tra legame ed emancipazione. Riguardo all?appartenenza, le caratteristiche sempre più ?artificiali? del vivere chiedono di porre in rilievo la dimensione dell?essere parte, dell?avere padri e madri, maestri che consegnino la realtà e il suo significato a chi cresce. Sulla fiducia si potrebbe dire molto: basti qui l?accenno al fatto che nelle relazioni quotidiane aumenta sempre più il bisogno di sicurezza che richiede atteggiamenti e comportamenti in grado di rafforzare – tra le persone ma anche tra gli enti e tra le istituzioni – soprattutto l?elemento fiduciario, che porta con sé la dimensione del poter ?confidare in qualcuno?. Tutto ciò ci porta ad interessarci non solo delle tante ?educazioni speciali?, rivolte a coloro i quali si trovano in particolari situazioni di difficoltà ed esclusione, ma anche della ?educazione normale?, quella che rende possibile la democrazia e la solidarietà.

Il Welfare di comunità, o meglio il benessere della comunità non si dovrà fondare su una maggiore attività assistenziale o sanitaria, ma dovrà innanzitutto incidere su nuovi modelli di produzione e sulla società dei consumi. In poche parole, è questa l?occasione per iniziare a ripensare gli stili di vita, gli obiettivi sociali e le modalità per raggiungerli. Il benessere non dovrà essere concepito come un prodotto a disposizione sul bancone dei supermercati, ma come il risultato di una progettazione e co-costruzione che veda coinvolti i cittadini, le imprese profit e no-profit e le istituzioni.

Anche il ruolo delle istituzioni dovrà essere ridefinito in questa visione moderna del welfare. Agli enti locali spetterebbe naturalmente un ruolo di regia politica, ma questo ruolo dovrà essere conquistato sul campo con autorevolezza visto che il termine ?pubblico? non necessariamente coincide con gli enti pubblici, ma misura la capacità di essere di un servizio che i cittadini riconoscono come proprio.

di Alberto Terzi

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