Formazione

I giovani italiani ne sanno un po’ di più

Migliora la competenza linguistica delle giovani generazioni: lo certifica un'indagine della Scuola Superiore per Mediatori Linguistici Carlo Bo

di Gabriella Meroni

Quando hai cominciato a studiare le lingue straniere? E come reputi il loro livello di insegnamento in Italia? Qual è il livello di conoscenze linguistiche richiesto oggi sui mercati? A questi e ad altri interrogativi ha voluto dare risposta l’indagine ‘La conoscenza delle lingue tra formazione e cultura’ promossa dalla Scuola Superiore per Mediatori Linguistici Carlo Bo, da 60 anni punto di riferimento assoluto per l’insegnamento a livello professionale delle lingue straniere in Italia, e condotta nel giugno scorso dall’istituto di ricerca Abis analisi e strategie/Makno.

L’iniziativa
In occasione del 60° anniversario della fondazione della Scuola Superiore per Mediatori Linguistici Carlo Bo, è stato avviato un progetto di ricerca dal titolo “Il valore delle lingue”, con lo scopo di offrire una ricognizione ad ampio spettro sul tema delle lingue straniere in Italia, in termini di conoscenza, percorsi di apprendimento e ruolo per lo sviluppo professionale e culturale dei giovani. “Il nostro lungo passato ci permette di ripercorrere sei decenni di storia dell’insegnamento delle lingue straniere nel nostro Paese. Ma ci mette anche nelle condizioni di cercare di disegnare scenari futuri. Parte da questa considerazione l’idea di fondo di questa indagine.

La metodologia della ricerca
Il percorso di ricerca è stato articolato in più fasi e con metodologie di raccolta dei dati differenziate: una web survey a livello internazionale (Italia, Francia, Germania, Spagna, Polonia e Cina) su un campione di 1200 giovani di età compresa fra i 17 e i 23 anni e, parallelamente, un’indagine qualitativa sulla business community con interviste a rappresentanti del mondo dell’impresa che opera a livello internazionale e delle istituzioni pubbliche (a livello centrale e locale).
Quella che segue è una sintesi dei principali risultati emersi.

I giovani italiani e le lingue: confronto con gli altri Paesi
Partiamo da un dato di fatto, lo scenario geo-politico e competitivo negli ultimi 60 anni si è profondamente modificato: da un sistema bipolare si è passati oggi a un sistema multilaterale. Mentre prima l’Italia era collocata all’interno del mondo occidentale e si relazionava in modo prevalente con le altre nazioni con cui condivideva gran parte dei codici socio-culturale, oggi è chiamata a relazionarsi con altri Paesi al di fuori del contesto linguistico-culturale europeo, come la Cina, l’India o il Brasile. Se quindi un tempo la conoscenza della lingua straniera (quasi esclusivamente l’inglese) aveva un utilizzo limitato a necessità strettamente operative, oggi in un’ottica di più ampio respiro internazionale, la conoscenza delle lingue (non più solo l’inglese) diventa uno strumento che trova collocazione nel più ampio perimetro delle relazioni tra culture diverse ed eterogenee.

Al contrario che in Italia, in Francia, in Germania e in Polonia sono di più i giovani che conoscono due o più lingue straniere rispetto a quelli che ne conoscono una sola. Ai giovani intervistati è stato infatti chiesto ‘Quante lingue straniere conosci?’ Una sola, risponde il 44% degli italiani (contro il 23% dei francesi, il 28% dei tedeschi, il 48% degli spagnoli, il 20% dei polacchi e il 74% dei cinesi), due risponde un altro 43%, ben 3 a detta di un buon 11%. Il 2% afferma di conoscerne addirittura di più.
Ovunque la lingua straniera più conosciuta fra i giovani è l’inglese (Italia: 85%; Francia 75%; Germania: 88,5%; Spagna:71%; Polonia:85,5%; Cina: 94,5%). Tendenzialmente la seconda lingua straniera conosciuta è il francese, fa eccezione la Polonia dove oltre all’inglese si conosce soprattutto il tedesco, per ragioni di prossimità territoriale.

La pratica, l’esercizio, gli anni di dedizione: per apprendere una lingua straniera l’ideale è cominciare a studiarla fin da piccoli. E poi continuare a dedicarvisi. In Italia il campione intervistato ha dichiarato di avere avuto i primi approcci con altri idiomi intorno agli 8,5 anni di età, un’età finalmente in linea con gli altri Paesi europei. Anche il tempo dedicato allo studio non si discosta più dal resto dell’Europa. ‘Indicativamente quanto hai dedicato allo studio della tua lingua straniera oggi meglio conosciuta?’
Circa 9 anni si risponde in Italia, Francia e Polonia. Poco meno di 8 in Cina, Francia e Germania. E alla seconda lingua straniera gli italiani hanno dedicato 5,5 anni di studio, meno che in Francia e in Spagna (circa 6 anni) ma più che in Germania (poco meno di 5 anni).    
                                                               
Autopercezione
Di fronte alle crescenti pressioni del contesto economico e socio-culturale globale, l’Italia risponde in modo positivo: sulla competenza delle lingue i nostri giovani stanno recuperando il terreno perduto in passato rispetto ai loro coetanei europei. Il nostro Paese è infatti ai primi posti, insieme alla Germania, relativamente alla quota di giovani che ritengono di avere una conoscenza dell’inglese di livello ottimo.   

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