Volontariato

I giovani, il volontariato e la necessità di comunicare bene il bene

Il CSV di Taranto ha promosso un importante studio per mappare la relazione tra giovani e volontariato. Emerge una forte propensione al "bene" dei giovani, anche in realtà spesso non organizzate o poco strutturate: segno che è necessario un cambio di paradigma anche nella comunicazione

di Redazione

Le mappe non sempre rendono ragione del territorio. Soprattutto dopo la pandemia, le mappe attraverso cui leggiamo la realtà sociale rischiano di essere obsolete e logore. Per porre una prima tessera nel variegato – e complesso – mosaico del volontariato italiano il CSV di Taranto ha organizzato un seminario, tenutosi ieri e moderato dal nostro Marco Dotti, per iniziare a "mappare" la relazione tra i giovani e il mondo delle iniziative solidali.

Un seminario che ha visto la presenza di numerosi ospiti. Tra gli altri: Francesco Riondino, presidente del CSV di Taranto, l'assessora regionale al welfare della Regione Puglia, Rosa Barone e quelle del Comune di Taranto ai servizi sociali, Gabriella Ficocelli, e alle politiche piovanili, Deborah Cinquepalmi,

Dopo gli interventi che hanno rimarcato l'importanza del volontariato, ma anche le sue difficoltà nel periodo pandemico, è stata la volta della presentazione della ricerca empirica promossa proprio dal CSV di Taranto: I giovani e il volontariato. Un'indagine in terra jonica (Edizioni Studium, pagine 248, euro 22,50).


Il Presidente CSVnet, Stefano Tabò ha così lanciato gli interventi di Marinella Sibilla, ricercatrice presso il Dipartimento di Giurisprudenza, Economia, Politica e Lingue moderne della LUMSA di Roma, che ha parlato dell’impegno volontario fuori e dentro le organizzazioni, di Adriana Schiedi, ricercatrice di Pedagogia generale e sociale presso il Dipartimento Jonico in Sistemi Giuridici ed Economici del Mediterraneo dell’Università degli studi “A. Moro”, che ha affrontato il tema "I giovani e volontariato: aspetti pedagogici e linee di ricerca" e del professor Andrea Salvini, ordinario di Sociologia generale presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa che ha trattato delle immagini del volontariato e dei rapporti intergenerazionali.

La ricerca promossa dal Centro di Servizio del Volontariato di Taranto ha inoltre sondato la propensione al volontariato dei giovani, studiando un campione di 583 giovani universitari, frequentanti alcuni corsi di studio con specifica vocazione sociale, giuridica ed economica, che hanno compilato un questionario attraverso cui il gruppo di ricerca ha ricostruito le misure e le proprietà della loro propensione al volontariato.

I risultati, ha spiegato Salvini nel corso del suo intervento, presentano «i caratteri di una realtà giovanile, prevalentemente compresa tra 19 e 25 anni, che, per i due terzi, non è direttamente impegnata in attività di volontariato; di questi, circa il 53% ha preso in considerazione l’ipotesi di svolgere volontariato nel passato – e poi ovviamente non hanno reso concreta questa ipotesi».

A coloro che hanno dichiarato di non aver mai preso in considerazione l’ipotesi di far volontariato, cioè il 30%, «è stato chiesto quale sarebbe la loro posizione se qualcuno di loro fiducia domandasse adesso una loro disponibilità a fare volontariato. Di questi 180 studenti, il 59% ha risposto che sarebbe disponibile».

Quest'ultima percentuale, che è pari al 18% sul totale degli intervistati, costituisce la misura della loro propensione al volontariato organizzato, che si affianca, come carattere autonomo, alla percentuale di giovani che già svolgono attività di volontariato, che assomma a circa il 26% dei rispondenti.

Si tratta di una quota molto più alta di quanto ci raccontano, ad esempio, le statistiche dell’ISTAT, e ciò ovviamente dipende dalle caratteristiche specifiche del campione di riferimento per l’indagine. Tuttavia, concludono i ricercatori, è interessante notare che di questo 26%, solo il 15% è coinvolto in organizzazioni di volontariato, mentre l’11% svolge attività pro-sociali.

Molto seguiti e partecipati, gli interventi hanno evidenziato molti aspetti e la necessità di implementare il rapporto tra mondo del volontariato e della scuola. In particolare, come a rimarcato nelle sue conclusioni dal professor Riccardo Pagano, direttore del Dipartimento Jonico in Sistemi Giuridici ed Economici del Mediterraneo dell’Università degli studi “A. Moro”, «comunicando bene il bene», ossia stabilendo un nesso più diretto tra comunicazione delle buone pratiche e attivazione di nuovi soggetti volontari. Come? Attraverso quella reciprocità, tipica della dimensione della cura tanto necessaria per ricomporre un legame sociale fortemente segnato dai mesi della pandemia.

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