Famiglia

I giornali al setaccio. C’è poca etica in pagina

Un monitoraggio per sei testate Vita ha analizzato sei mesi di stampa economica. Per contare gli articoli dedicati alla finanza etica e alla responsabilità sociale d’impresa. I risultati sono poco i

di Francesco Maggio

Etica & finanza compie due anni. Un bilancio.L?ora dei capitali pazienti Non molto tempo fa l?Economist effettuò una suggestiva simulazione: calcolò il rendimento che, partendo da un dollaro, avrebbe ottenuto un ipotetico risparmiatore nel caso avesse avuto la capacità (e non solo) di investire dall?inizio alla fine del secolo scorso, ogni anno, sul titolo rivelatosi best performer mondiale. Nel 1999 avrebbe accumulato una fortuna a 18 zeri. Se invece lo stesso risparmiatore avesse investito ogni anno sul titolo best performer dell?anno precedente si sarebbe trovato con soli 783 dollari. Commentando l?indagine del magazine inglese, l?ex commissario Consob, Marco Onado trasse la seguente morale: «Chi crede di individuare le occasioni di investimento di domani dai prezzi di ieri consegue risultati estremamente modesti. L?investitore che segue la moda avrebbe ottenuto un rendimento del 6,8%. Un sano investimento obbligazionario gli avrebbe risparmiato fatica e molte ansie». Due anni fa, quando nacque E&F, i mercati internazionali erano proprio in preda a forti ansie: aveva cominciato a sgonfiarsi la bolla speculativa legata alla new economy e la pacchia degli anni 90 (quando, per dirne una, nei report di molte banche d?affari si sosteneva, guarda caso, che un titolo che durante l?anno era andato bene non avrebbe potuto che migliorare in quello successivo) stava ingloriosamente per finire. Nulla sarebbe stato più come prima. In quel frangente intuimmo che la finanza etica (cui già, peraltro, Vita dedicava ogni settimana una pagina monotematica), considerata fino ad allora una nicchia del sistema finanziario, pian piano ne sarebbe diventata, invece, una protagonista. Non solo in fatto di crescita dei prodotti offerti (basti pensare che allora i fondi socially responsible collocati sul mercato italiano erano non più di una decina, mentre oggi viaggiano verso i 40), quanto, piuttosto, da un punto di vista culturale. Fabio Salviato, presidente della Banca popolare etica, è solito affermare che la finanza etica è fatta di ?capitali pazienti?. Ha pienamente ragione. In questi due anni l?establishment finanziario si è dovuto più volte ricredere su un assunto ritenuto imprescindibile per il funzionamento dei mercati: la velocità. Che senso ha movimentare forsennatamente ingenti patrimoni se poi non ci si ferma ad analizzare i fondamentali di un titolo (noi diremmo, la sostenibilità)? Tre anni consecutivi di ?orso? hanno impartito una sonora lezione a tutti. Siamo quindi orgogliosi (ci sia permesso dirlo almeno ai compleanni) di essere stati lungimiranti e di aver avuto pazienza. Il fatto che anche altri magazine, come leggete nelle pagine seguenti, comincino a dedicare sempre più spazio al socially responsible investing, è per noi un bel riconoscimento al riguardo. Francesco Maggio


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