Volontariato

“I giardini possibili” per lo sviluppo armonico dei minori

Il progetto, ideato da Maria Giovanna Dessì (“Casa Emmaus”) ed Emiliana Sabiu (“Cherimus”) e sostenuto dall'impresa sociale “Con i bambini”, sta dando buoni risultati nel Sulcis Iglesiente. L'articolo è stato redatto da una studentessa che ha partecipato al corso “Raccontare Vita”, organizzato dall’Università di Cagliari in collaborazione con Vita a Sud, CSV Sardegna Solidale e Fondazione Domus de Luna

di Roberta Regoli

Contrastare la povertà educativa minorile agendo sul benessere complessivo e lo sviluppo armonico dei minori. È quanto si propone il progetto “I giardini possibili”, pensato tre anni fa da Maria Giovanna Dessì dell’associazione “Casa Emmaus” Impresa sociale, ed Emiliana Sabiu di “Cherimus”. Originarie di due paesi del Sulcis Iglesiente, Domusnovas e Perdaxius, hanno dato vita a questa iniziativa che ancora oggi va avanti con buoni risultati.

Maria Giovanna racconta: “Si è pensato che servissero delle attività sia dentro che fuori la scuola e che coinvolgessero non solo i bambini ma anche gli insegnanti e le famiglie, quella che viene definita comunità educante.”

Consapevoli delle difficoltà in cui riversa il territorio, in quanto i dati di dispersione scolastica, povertà economica e materiale del territorio sono allarmanti, si è deciso di attivare collaborazioni con altre Associazioni. Ed è così che si è arrivati ad una ventina di realtà, tra cui l’Università di Cagliari e l’Orto Botanico, o associazioni come l’ARCI e Progetto Barega.


Il progetto, sostenuto dall'impresa sociale “Con i bambini”, è concepito pensando di poter ritrovare e unire la comunità attorno alle quattro zone periferiche dei paesi d’intervento, che sono Domusnovas, Musei, Villamassargia e Iglesias. I minori, insieme a famiglie e insegnanti, sviluppano competenze personali, relazionali e cognitive studiando il territorio per ideare, progettare e realizzare giardini condivisi multifunzionali. Maria Giovanna Dessi dice che “si può operare bene solo quando c è una conoscenza profonda del territorio, perché tu sei parte di quel cambiamento”.

Sono state chieste ai Comuni quattro aree degradate da ripristinare, e le Amministrazioni comunali hanno messo a disposizione quattro giardini. Grazie all’Orto Botanico, per quanto riguarda la parte verde, sono stati sistemati eliminando le piante alloctone e inserendo le piante della macchia mediterranea, insegnando alla comunità come prendersi cura del verde del loro territorio. I bambini hanno partecipato a laboratori dentro e fuori la scuola con artisti internazionali arrivati dalla Cina, dal Marocco, dalla Romania e dalla Mauritania, e hanno immaginato i giochi che avrebbero popolato i giardini.

Maria Giovanna racconta: “Siamo nella fase finale del progetto. Abbiamo iniziato a installare le opere d’arte pensate dai bambini, e proprio loro hanno fatto i laboratori creativi disegnando quello che volevano ci fosse in questi giardini. Gli artisti e gli architetti hanno riprodotto i loro disegni”.

Attorno a quest’attività troviamo anche attività di giornalismo, mentoring, supporto psicologico sia per i genitori che per gli insegnanti, e seminari informativi. Sono stati realizzati alcuni murales all’interno delle scuole, ispirati ai disegni dei bambini e a cosa volessero vedere entrando a scuola.

Il laboratorio di giornalismo ha dato vita a quattro riviste, il cui obiettivo è quello di far raccontare ai bambini stessi la trasformazione che stava avvenendo nei loro paesi. Questa collaborazione ha portato ad essere protagonista la comunità. I bambini sono stati coinvolti in prima persona e quindi si sentono responsabili di questo progetto, ma anche del luogo in cui vivono.

Le persone sono sempre più coinvolte, l’unica cosa complessa è stata spiegare loro il cambiamento che era necessario portare, ma con impegno e pazienza si è riusciti a dare una svolta radicale nel modo di vivere e di vedere la propria comunità.

Maria Giovanna dice ancora: “Ci sono dei progetti già nel cassetto, la differenza questa volta è che vorremmo chiedere che cosa vorrebbe la comunità, renderla partecipe e chiede ai bambini cosa secondo loro si dovrebbe migliorare nelle dinamiche all’interno della scuola”.

Il progetto “I Giardini Possibili” vede nella trasformazione partecipata e consapevole uno strumento di coesione sociale, di trasmissione di buone pratiche, di educazione alla condivisione e alla tolleranza: un veicolo di innovazione e creatività, soprattutto in realtà rurali e afflitte da isolamento, marginalità e spopolamento. La periferia, grazie alle idee dei bambini e alla collaborazione di cittadini, istituzioni e associazioni, può diventare uno spazio di possibilità, e dunque un centro di sperimentazione delle strategie di trasformazione sostenibile di un territorio allo stesso tempo fragile e meraviglioso, come quello del Sulcis-Iglesiente.

Questo articolo, scritto da una studentessa iscritta al corso “Raccontare Vita” (organizzato dall’Università degli studi di Cagliari in collaborazione con Vita a Sud, CSV Sardegna Solidale e Fondazione Domus de Luna, coordinato dal professor Vittorio Pelligra), è uno dei tre testi selezionati tra i 43 partecipanti per la pubblicazione su Vita.

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