Economia
I gesuiti: le legge sull’usura va rivista
I dati Istat affermano che le famiglie indebitate a rischio usura sono il 5% delle famiglie italiane. Al legislatore a vent'anni dalla norma introdotta nel 1996 si chiede che il Fondo Antiusura che protegge gli operatori commerciali includa anche le persone fisiche (lavoratori dipendenti, pensionati ecc.). Sintesi del dossier de La Civiltà Cattolica in uscita sabato
In occasione del ventennale della legge antiusura, La Civilità Cattolica, la rivista dei gesuiti molto letta da papa Francesco, esce con un dossier sull’usura firmato da Francesco Occhetta. Questa è una sintesi del servizio ospitato nel numero in distribuzione da sabato.
I NUMERI
Ci sono casalinghe, pensionati, famiglie numerose con studenti e un lavoro precario che sono a rischio di usura. Sono parte di quel 1.400.000 famiglie italiane che, secondo le recenti stime della Banca d’Italia, versano in una condizione di fallimento. Anche i ricercatori dell’Eurispes confermano la capillare diffusione dell’usura legata a nuove abitudini: «Nel corso dell’ultimo anno [2015] è aumentata, rispetto alla precedente rilevazione, la percentuale di chi dichiara di avere avuto esperienza di amici o parenti a cui è capitato di chiedere denaro in prestito ad un usuraio (16,9%, 6 punti percentuali in più rispetto allo scorso anno); di ricorrere alla Caritas o ad altre associazioni per disporre di un aiuto economico (22,9%, 2,7 punti percentuali in più rispetto allo scorso anno); di perdere importanti somme di denaro al gioco (28,7%, 13,4 punti percentuali in più rispetto allo scorso anno)».
LE STORIE
Sono decine di migliaia le vite rovinate dalla logica perversa dell’usura. Accenneremo qui ad alcune di queste storie, per immergerci nella sofferenza che esse raccontano. Quella di Rodolfo, anzitutto. Piccolo imprenditore, in piena crisi economica — siamo nel 2008 — non si è sentito di licenziare i suoi 12 dipendenti. «Negli ultimi 4 anni mi avevano fatto più volte desiderare la morte, i miei “amici” usurai. Amici, appunto. Perché loro erano diventati tutta la mia vita. Da quando sono entrati hanno fatto terra bruciata intorno a me. È come se ti prendessero tutto, anche l’anima, il cervello. Non solo il tuo denaro, anche quello dei tuoi familiari». Rodolfo racconta che anche sua madre e sua sorella si sono indebitate nella speranza di aiutarlo. Da quell’inferno — dice — non sarebbe uscito senza l’aiuto delle forze dell’ordine e di professionalità specializzate. E, aggiunge, di questo si assume consapevolezza «solo quando ne sei fuori. Quando sei dentro, diventi uno di loro, perché sei disposto a fare tutto per paura di ritorsioni nei confronti dei tuoi cari». Tutto comincia da un pagamento con un assegno postdatato a un imprenditore che non rispetta i patti e porta l’assegno in banca per l’incasso; poi, la richiesta di un prestito di 10.000 euro per saldare il debito, sul quale però maturano 1.000 euro di interessi al mese e 100 euro per ogni giorno di ritardo dalla scadenza. Anche la vendita dell’attrezzatura da lavoro viene deprezzata a causa dell’urgenza di denaro liquido. «Fui costretto ad andare anche alla Caritas a prendere gli alimenti per la mia famiglia, fu davvero umiliante, mi vergognai». Dopo aver toccato il fondo, la forza di denunciare. Rodolfo chiede aiuto alla Fondazione antiusura, presieduta da mons. Alberto D’Urso. Per quanti cadono nelle reti degli usurai, la Consulta nazionale antiusura — nata nel 1995 con il sostegno della Conferenza episcopale italiana e che attualmente riunisce 28 Fondazioni sparse in tutte le regioni italiane — rimane un punto di approdo sicuro. Ha affermato mons. D’Urso: «Se da una parte prima la gente in difficoltà si rivolgeva a noi con richieste da 30/40.000 euro, oggi invece le debitorie si aggirano intorno ai 500/600.000 euro; dall’altra anche i nostri sostenitori privati e benefattori hanno ridotto i contributi. Ci siamo dati pertanto anche noi un tetto massimo di 50.000 euro, che il nostro intervento non deve superare. Non poniamo limiti invece alla nostra solidarietà, che si spiega a tutto campo, dal sostegno morale, psicologico e familiare tramite le associazioni di volontariato, cui siamo collegati, a quello tecnico e legale. Sosteniamo le spese legali di coloro che decidono di denunciare gli usurai, ci poniamo come intermediari tra le banche, le imprese e le famiglie indebitate cercando di agevolare i sempre più difficili rapporti bancari».
LE LEGGE
Nella normativa vigente rimane un vulnus da colmare. Il Fondo antiusura per le vittime dell’usura previsto dalla legge 108/1996 aiuta con risorse pubbliche solo gli imprenditori commerciali ed esclude i soggetti non economici. Insomma, per le persone fisiche non ci sono fondi: le famiglie, i dipendenti, i disoccupati e i pensionati, cioè le persone fisiche che non sono operatori commerciali, strette nella morsa dell’usura, non possono accedere ai finanziamenti previsti dal Fondo antiusura regolamentato dall’art. 14 della legge. E i piccoli artigiani, il cui conto corrente si confonde con quello familiare? La legge, nata per contrastare l’usura e l’estorsione, ci sembra dunque priva dei fondamenti di solidarietà, giustizia e uguaglianza, se continua a escludere le persone fisiche e le famiglie.
Per tale ragione la Consulta nazionale antiusura, attraverso il presidente, p. Massimo Rastrelli, e il segretario, mons. Alberto D’Urso, ha chiesto al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, di modificare l’art. 14 della legge 108/96 che esclude le persone fisiche, che non siano imprenditori, dall’accesso ai finanziamenti del Fondo antiusura.
Mentre la legge protegge e incentiva gli imprenditori sotto usura a denunciare gli usurai — in quanto la denuncia è uno dei requisiti fondamentali richiesti dalla normativa per accedere alle risorse pubbliche —, per chi non è imprenditore, dopo la denuncia non è prevista alcuna forma di solidarietà e sostegno economico: questi resta abbandonato a se stesso .
La Consulta nazionale e le Fondazioni colmano nell’ordinamento una lacuna giuridica tramite le proprie risorse, quelle del Fondo di prevenzione previsto dall’art. 15 della legge 108/96 e i fondi dell’8 per mille dell’Irpef alla Chiesa cattolica. Ma questo non è sufficiente per i bisogni reali. Ricerche effettuate dalla Consulta, confermate dai dati Istat, dimostrano come i nuclei indebitati a rischio usura siano il 5% delle famiglie italiane .
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