Politica
I gesuiti: «I cattolici? Più che votare Salvini si astengono. Occorre una scuola di formazione»
Pubblichiamo il passaggio finale dell'intervento di Francesco Occhetta in uscita sull'ultimo numero de La Civiltà Cattolica: «Alla Lega è andato il 34,3% delle preferenze cattoliche, ma il 46% non è andato a votare. In questo nuovo scenario, alla Chiesa spetta un compito urgente: investire in formazione e partecipazione, aiutare a ritrovare le radici culturali del sogno europeo degasperiano, sostenere chi si impegna, ricostruire un’area culturale moderata»
Terminata la campagna elettorale, dobbiamo guardare tutti verso l’unica meta: restituire alle parole e ai gesti il loro significato democratico, ridare all’Italia il prestigio internazionale che ha perso.
Anche il Segretario di Stato, card. Pietro Parolin, il 29 maggio scorso ha affermato che «a usare i simboli religiosi per manifestazioni di parte, come sono i partiti, c’è il rischio di abusare di questi simboli». Ha poi ricordato la necessità, da parte di tutti, di ritornare a dialogare: «Si deve dialogare anche con Matteo Salvini, dialoghiamo con tutti». Un ethos di popolo che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non ha perso occasione di sottolineare: «I valori della Costituzione sono quelli che tengono insieme il nostro Paese, ciò che lo tiene unito».
C’è infine un dato da non sottovalutare: gli elettori cattolici che si sono recati alle urne e hanno dichiarato di partecipare alla Messa domenicale e frequentano funzioni religiose hanno votato Lega (34,3%), Pd (22,7%), M5S (17,1%), FI (8,8%), FdI (6,5%), altri partiti (10,6%)[1]. I cattolici che invece non sono andati a votare sono il 46% dei praticanti, un dato che più di ogni altro esprime disaffezione e disorientamento verso la politica[2].
In questo nuovo scenario, alla Chiesa spetta un compito urgente: investire in formazione e partecipazione, aiutare a ritrovare le radici culturali del sogno europeo degasperiano, sostenere chi si impegna, ricostruire un’area culturale moderata, favorire cabine di regia per europeizzare i temi politici nazionali, perché siano ispirati alla dottrina sociale della Chiesa.
Solo ritrovando le radici culturali dello stare insieme, le differenze diventano un valore e non un pericolo. Lo aveva detto Karl Adenauer alla nascita dell’Europa: «L’unità dell’Europa era un sogno di pochi. È stata una speranza per molti. Oggi è una necessità per tutti».
Il sito de La Civiltà Cattolica
[1]. Fonte Ipsos.
[2]. Cfr P. Viana, «Ecco come hanno votato i cattolici», in Avvenire, 30 maggio 2019.
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