Cultura

I gesuiti contro Giovanardi

Nell'ultimo numero di «Civiltà Cattolica» tanti no alla bozza governativa

di Redazione

La riforma della legge sul servizio civile che il governo presenterà entro fine mese «evidenza un approccio limitato». A sostenerlo è l’ultimo numero de La civiltà cattolica (uscito il 6 giugno), la rivista dei Gesuiti che su molti temi riflette le posizioni del Vaticano e che riprende una riflessione di Felice Cavalletti, responsabile in materia della Caritas italiana. «Se sarà finalizzato al solo “coinvolgimento dei giovani nell’adempimento del dovere di difesa della patria”, si tratterebbe di un cambiamento semantico importante», scrive l’autore dell’articolo Francesco Occhetta. Che prosegue: «Il solo “coinvolgimento”, che non è “adempimento”, assocerebbe il servizio civile a un volontariato retribuito, a cui sono favorevoli quegli enti che hanno privatizzato l’esperienza; inoltre si escluderebbe ogni progetto teso a formare una forza di difesa della patria, in alternativa ai militari, annullando quei valori che il Papa ha ricordato nella sua udienza». Il riferimento è all’incontro che il 28 marzo scorso Ratzinger ha tenuto con 7mila giovani guidati dal sottosegretario Carlo Giovanardi e dal capo dell’Unsc, l’Ufficio nazionale, Leonzio Borea. E proprio all’Unsc e agli enti è indirizzata una critica molto circostanziata. Secondo i Gesuiti infatti sia l’uno che gli altri hanno «ignorato le finalità che caratterizzano il servizio civile». In particolare gli enti hanno «utilizzato il servizio civile come occasione di crescita, risparmiando stipendi, grazie all’intero sussidio pagato dallo Stato». Da qui dunque la necessità di mettere mano alla legge, che comunque dovrà mantenere questa esperienza legata alla storia dell’obiezione di coscienza (mentre la bozza Giovanardi va esattamente nella direzione contraria). Altrimenti come sta già accadendo il servizio si svuoterebbe delle finalità pubbliche «che giustificano i rimborsi statali». Tanto più che, ricorda La civiltà cattolica, «da un recente rilevamento emerge che la maggior parte dei giovani che sceglie il servizio civile non è motivato a vivere “una difesa alternativa”, ma piuttosto a svolgere un’esperienza nel campo artistico o della protezione dell’ambiente».
Quali dunque le proposte dei Gesuiti? Primo: la necessità di «riconoscere il servizio civile come scelta libera e responsabile delle persona». Poi occorre «definire l’ente non profit o ad esso equiparato come soggetto che gestisce i progetti» e «prevedere un fondo nazionale di solidarietà per il servizio civile, riconosciuto per il versamento dell’8 per mille dello Stato e per ogni altra forma di versamento legale».

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.