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I francesi nel ciclone del cacao

Guerre d'Africa/ La Costa d'Avorio. Dopo mesi di scontri, il Paese che controlla il 40% della produzione della materia prima del cioccolato sembra aver trovato una via d'uscita.

di Emanuela Citterio

Ci sarà davvero pace in Costa d?Avorio? Dopo quattro mesi di guerra feroce che ha fatto precipitare all?inferno quella che una volta veniva chiamata la Svizzera d?Africa, il 24 gennaio le parti hanno firmato un accordo. Un accordo fragile, perché i sentimenti antifrancesi delle forze vicine al presidente Gbagbo rischiano di aprire un nuovo fronte sanguinoso nella capitale Abidjan.
Dal 15 gennaio tutti i protagonisti della guerra civile ivoriana si erano trasferiti a Marcoussis, alle porte di Parigi, per sedere al tavolo dei negoziati convocato dal ministro degli Esteri francese, Dominique de Villepin. Oltre ai rappresentanti dei partiti ufficiali della Costa d?Avorio c?erano quelli dei tre gruppi ribelli che progressivamente hanno occupato, partendo da nord, la zona centrale e occidentale del Paese. Il Movimento patriottico, il primo a dare il via alla crisi, è il più organizzato. Gli altri due si sono autodefiniti Movimento popolare ivoriano del Grande ovest e Movimento per la giustizia e la pace. I tre gruppi hanno sempre chiesto le dimissioni del presidente Laurent Gbagbo e le elezioni anticipate. A lui era legata la riuscita della trattativa e alla fine anche Gbagbo ha accettato la creazione del governo di riconciliazione nazionale, giudicandolo “accettabile e auspicabile”.
A guidare l?esecutivo di transizione, in vista di nuove elezioni non ancora fissate, sarà Seydou Diarra, già premier tra il 1999 e il 2000 durante la giunta militare di Robert Guei (il generale assassinato ad Abidjan lo scorso 19 settembre quando esplose la crisi). Tra gli osservatori ufficiali nel processo di pace c?era anche la Comunità di Sant?Egidio. Racconta Mario Giro, delegato della Comunità: “Le rappresentanze si sono strette in un abbraccio e hanno cantato l?inno nazionale ivoriano in segno di ritrovata unità”.

Il ruolo della Francia
Era stata proprio la Francia a mobilitare tutte le risorse diplomatiche per salvare l?ex vetrina ivoriana, tra i primi Paesi produttori di cacao al mondo ma anche centro di interessi primari e avamposto di Parigi nel continente africano.
Una posizione difficile da interpretare, quella che la Francia sta mettendo in campo in questa guerra. A dicembre ha cambiato bruscamente politica richiamando in patria l?ambasciatore, accusato di aver definito gli ivoriani “imbecilli che raccontano imbecillità” e soprattutto di aver protetto, nella sua residenza, Alassane Dramane Ouattara, avversario del presidente Gbagbo. Con un cambio di ambasciatore tra i più fulminei della storia, c?è stata una presa di posizione dichiarata a favore della legittimità del presidente in carica, e invio di uomini e mezzi francesi a interporsi fra governo e ribelli. Contraddizioni? Secondo riviste specializzate come Africa International e Mercès Tropicaux, la Francia ha un impegno economico in Costa D?Avorio pari a qualcosa come 5mila miliardi di franchi Cefa (circa 7,5 miliardi di dollari). Il Paese subsahariano gioca un grosso ruolo nel commercio del cacao, con il 40 per cento di esportazione sul totale della produzione mondiale. Ed è la potenza economica della regione con 3,8 miliardi di dollari di export nel 2001 contro il 2,3 di importazioni.
Ma in gioco, in questo momento non c?è solo il cacao. Nelle acque territoriali della Costa D?Avorio sono stati scoperti grossi giacimenti petroliferi. E non è finita qui. “Stanno per scadere grossi appalti nel campo della gestione delle risorse energetiche, dell?acqua e della telefonia”, spiega una fonte ivoriana che chiede di restare anonima. “Gli affari in Costa D?Avorio non sono più in mano solo alle compagnie francesi. Stanno guadagnando terreno le compagnie cinesi; sono arrivati i canadesi per la gestione del petrolio e si stanno affacciando sulla scena grosse compagnie americane per il commercio del cacao e del caffè. Insomma, non è più la France Afrique di qualche anno fa e la destabilizzazione della Costa D?Avorio potrebbe rimettere lo scacchiere in grado di recepire le necessità di qualche potente”.

Silenzi inspiegabili
Radio France internationale non è solo la radio più ascoltata in Costa D?Avorio: con i suoi notiziari emessi ogni venti minuti, è uno dei punti di riferimento principali per l?informazione in tutta l?Africa francofona. “Il silenzio, in questa e altre occasioni, sulle violenze compiute dai ribelli sembra inspiegabile”, spiega la nostra fonte. “Secondo quanto si sente alla radio francese, i tentativi di rompere la tregua e di violare la linea di confine sono compiuti sistematicamente dalle truppe governative. Eppure, noi che siamo sul confine sentiamo la pressione dei ribelli”.
Mario Giro, il delegato della Comunità di Sant?Egidio presente a Parigi dà invece una valutazione positiva sul ruolo della Francia nello scenario ivoriano: “Il coinvolgimento del Paese è stato totale, serio ed equilibrato. È vero: è intervenuta senza aspettare l?interposizione di una forza internazionale, ma intanto ha salvato gli ivoriani dal massacro. Bisognava assistere a un altro orrore come quello del Congo?”.

Le paure future
Testimoni raccontano che le strade di Bouaké, la roccaforte dei ribelli, sono stranamente vuote e silenziose. La maggior parte della popolazione, del resto, è fuggita da mesi. Anche il principale ospedale della città è bloccato e, ad assicurare l?assistenza sanitaria sono rimasti solo i Medici senza frontiere.
Le sfide, in Costa D?Avorio, rimangono ancora sul tappeto. La forte presenza di immigrati del Burkina Faso, e proprio nelle zone del cacao controllate dai ribelli, rischia di tornare a vantaggio di chi soffia sul fuoco delle divisioni etniche.
Lo stesso Movimento patriottico, il primo a insorgere contro Gbagbo, sembra essere composto principalmente dai diuolà, un?etnia arabizzata del nord. È ormai certa anche la presenza di guerriglieri liberiani. Hanno attaccato e compiuto violenze sulla popolazione.

Info:
Costa d?Avorio, chi agisce
Gorizia cuore a sud
CROCE ROSSA

Ha lanciato l?allarme per le condizioni degli sfollati nella città portuale di San Pedro (sud-ovest del Paese): si teme il diffondersi tra i bambini di epidemie di tifo e colera.
Info:

International Committee of the Red Cross
DIOCESI DI GORIZIA
Una delle realtà più attive nell?aiuto agli sfollati. Volontari e missionari sono presenti nella zona controllata dai ribelli.
Info: tel. 0481531781
MEDICI SENZA FRONTIERE

Presente nella città di Bouaké, controllata dai ribelli, con mille visite e 200 ricoveri a settimana. I medici di Msf lavorano anche nel carcere di Abidjan.
Medici Senza Frontiere

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