Cultura

I fondi al riparo dal disastro

I titoli nel ciclone rappresentavano solo lo 0,01 dei portafogli del risparmio gestito. Che ora si rivolge a chi non vuol rischiare

di Redazione

Si è tinto di rosso il primo bilancio mensile di tutto il settore del risparmio gestito, un rosso che non si vedeva da anni: 1,8 miliardi di deficit, ovvero di investitori che sono scappati. «Ma la débacle di gennaio non cambia la realtà di un comparto che in tutto il 2003 ha registrato una raccolta netta di 25 miliardi di euro, dopo due anni di stagnazione, a conferma di una rinnovata fiducia della gente», ribattono in Assogestioni. In realtà il sistema fondi, nel suo complesso, è riuscito a evitare ai risparmiatori le batoste subite da chi aveva scelto il fai da te. La lunga catena di disastri che va dai bond argentini fino a Parmalat, passando per Bipop, Cirio e Giacomelli (per citare solo i casi più noti) ha appena sfiorato i fondi d?investimento. Secondo dati pubblicati da Plus – Il Sole 24 Ore, nessuno dei grandi gestori italiani, tra il 2002 e il 2003, era esposto sui titoli ?killer? per più del 2%, ivi compresa Nextra. L?incidenza media dei bond di Collecchio, poi, è solo dello 0,01% (66 milioni di euro su 511 miliardi di patrimonio totale). La bravura dei gestori c?entra fino a un certo punto: è la natura stessa dei fondi il principale fattore di difesa dal rischio. Lo spiega con chiarezza Fabrizio Carenini, direttore commerciale e marketing di Gestielle (gruppo Banco popolare di Verona e Novara): «I fondi comuni sono nati proprio come strumento per i piccoli risparmiatori, è utile ricordarlo. Diversificano per definizione: per legge non possono investire più di un decimo del patrimonio nello stesso titolo, e nei fatti non superano mai il 2 o 3%. è vero che costano un po? di più, ma i costi sono trasparenti, basta leggere i prospetti informativi. Io credo che la gente apprezzerà sempre di più il valore di una gestione professionale del risparmio». Sarà proprio questa caratteristica dei fondi a guidare le politiche commerciali sull?etico di Unicredit, che con il fondo Euro Corporate Etico, lanciato a settembre 2003, ha già dimostrato di fare sul serio raccogliendo 260 milioni di euro in meno di cinque mesi. «E nel 2004 vogliamo farlo crescere allo stesso ritmo, lavorando proprio sulla capacità di tenuta dimostrata dai fondi in questa bufera finanziaria», spiega Marcello Calabrò, responsabile marketing di Pioneer, il colosso mondiale del risparmio gestito del gruppo Unicredito. «Il fondo sarà proposto come uno strumento che offre qualcosa in più del cosiddetto rischio zero, ovvero i titoli di Stato che ormai non rendono niente, in cambio di un rischio ridotto al minimo dalla diversificazione, con la marcia in più di una grande attenzione alla corporate governance delle imprese in cui investe, un tema che oggi è in cima alle priorità dei risparmiatori».


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