Volontariato

I figli delle barbarie

Film. La pellicola dei fratelli Dardenne che ha vinto a Cannes

di Maurizio Regosa

Il paesaggio è anonimo. Un fiume opaco, alcune costruzioni sciatte. Strade di una periferia che non è ancora metropoli o di un centro che, probabilmente, non sarà mai storico. È importante il contesto in cui si svolge L?enfant, l?ultimo film, riuscito, dei fratelli Dardenne. Un luogo che potrebbe di per sé spiegare la vicenda che racchiude. Abbiamo sempre creduto di sapere che esiste, e pesa, il destino ambientale. Se cresci nella barbarie, riuscirai mai a diventare civile?

È ancor più forte, perciò, la scelta sistematica dei registi di non dar spazio al contesto, ricordandoci indirettamente che la responsabilità è sempre anche dell?individuo. Non ci sono campi totali in questo film né panoramiche che aiutino lo spettatore a crearsi una sua (per forza immaginaria) geografia del disagio. La macchina da presa si mantiene a pochissima distanza dai personaggi; l?inquadratura è dominata sempre dall?essere umano, in un rapporto dinamico e sfumato tra primo piano e sfondo (e con accorto uso del fuori campo). Allo stesso modo, i Dardenne creano una sorta di torsione parossistica fra il ritmo pacato, mai enfatico, se non lento, del racconto e la concitazione di alcuni gesti, increspature involontarie di coscienze inquiete e non ancora formate.

Perché non sono ancora adulti Sonia e Bruno, mamma e papà di Jimmy, e non conoscono ancora l?umanità di cui, nonostante tutto, sono portatori. Troppo giovani per occuparsi del bimbo. Troppo adulti per non avere la sensazione che qualcosa nella loro esistenza è cambiato, dopo questa nascita.

Ma agli affetti, come alle emozioni, bisogna arrendersi. Così avviene per Sonia (una brava Deborah François). Così avverrà, ma solo alla fine, per Bruno. Lui, troppo preso dai piccoli furtarelli, è uno sbandato che vive alla giornata e non sa che farsene di questo fagottino, tanto da prenderlo in braccio una sola volta. Mentre si accinge a venderlo. Sacrilegio di cui sentirà il peso solo nella seconda tappa della sua trasformazione, attraverso gli occhi e il cuore spezzato di Sonia, rendendosi finalmente conto di avere delle emozioni.

Un racconto di formazione, dunque, questo dei Dardenne (che hanno vinto la Palma d?oro a Cannes 2005), come già Rosetta del 1999 e La promesse(1996) protagonista il medesimo, convincente, Jérémie Renier. Un racconto di formazione e di scoperta. Dei sentimenti. Del valore della vita. Di quella stessa esistenza alla quale il contesto assente (e si capisce meglio la scelta formale) non sembra disposto ad attribuire alcun senso.

Luce in sala
L?IGNOTO SPAZIO PROFONDO di Werner Herzog, Ger/Gb/FrPotrebbe sembrare un ossimoro, ma questo film è un documentario indefinibile. Frammenti raccolti in dieci capitoli che tentano di rispondere alla domanda: dove andremo?
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BROKEN FLOWERS di Jim Jarmush, Usa
Un don Giovanni, magnificamente interpretato da Bill Murray, va in cerca delle sue ex. E soprattutto di un suo misterioso figlio. Splendida Sharon Stone.
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KING KONG di P. Jackson, NZ/Usa, con N. Watts
L?autore del Signore degli anellitorna con il remake di un kolossal. Personaggi e dilemmi veri in un mondo fantastico.
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ME AND YOU AND EVERYONE WE KNOW di M. July, Usa/Gb, con J. Hawkes
Sceneggiato, interpretato e diretto da una quasi esordiente, già ultrapremiata. Grazie alla cronaca di un fragile incontro.
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