Salute

I farmaci generici? Un miraggio a Nairobi

Padre Angelo D'Agostino, un gesuita in prima linea nell'aiuto ai sieropositivi in Kenia, lancia un j'accuse: «Le multinazionali ricattano i governi. E ve lo dimostro»

di Carlotta Jesi

A Nairobi c’è un quartiere dove di Aids non si muore, si vive. Chi parla swahili lo chiama Nyumbani, la casa. Gli occidentali, più semplicemente, il villaggio di padre Angelo D’Agostino. Ma la sostanza non cambia: 10 case famiglia col tetto rosso in cui vivono gruppi di 8 bambini sieropositivi e una donna africana che si prende cura di loro come una mamma. È una città nella città quella che padre Angelo ha tirato su in fretta in 13 anni per tenere dietro all’Aids che in Africa ha portato via i genitori e lasciato in eredità il virus dell’Hiv a 16 milioni di bambini. Ma dal 1992, quando Nyumbani era solo un appartamento preso in affitto per ospitare tre bimbi sieropositivi, l’obiettivo di questo medico italo americano che è arrivato a Nairobi nel 1981 per curare i rifugiati del Sudan è cambiato: «Prima volevo dare agli orfani una casa in cui morire, oggi in cui vivere grazie ai farmaci antiretrovirali». Un’impresa praticamente impossibile in Kenya, dove il virus uccide 700mila persone l’anno, l’Onu ha contato 2 milioni di sieropositivi e nessun adulto che lavora guadagna abbastanza per poter spendere 500 dollari al mese in farmaci. Figuriamoci un orfano. Vita:Come riesce a curare i suoi bambini, padre? Angelo D’Agostino:Non riesco, ci provo, e molti bambini continuano a morire. L’unica soluzione possibile sono i farmaci generici che costano meno di quelli protetti da patente, ma procurarseli è difficile. Da tempo ho preso contatti col governo del Brasile che produce da solo i farmaci anti Hiv di cui i suoi cittadini hanno bisogno. Ma il governo del Kenya ha vietato le importazioni dagli altri Paesi, per cui al massimo posso accettare dei farmaci in regalo dal Brasile. Qualche settimana prima del processo di Pretoria, inoltre, ho parlato con l’azienda indiana Cipla Limited che produce e vende una triterapia al prezzo di 25 dollari al mese per paziente, ma le multinazionali farmaceutiche hanno fatto pressione sul governo keniano e per ora le importazioni sono vietate. Vita:A Pretoria è stato stabilito che anche l’Africa ora può produrre da sola i farmaci generici anti Hiv. C’è qualcuno nel continente in grado di farlo? D’Agostino:Fabbricare farmaci generici non è difficile, tra l’altro India e Brasile si sono offerti di aiutarci. E si potrebbe anche trovare il denaro, il vero problema è che le aziende farmaceutiche continuano a minacciare chiunque pensi di farlo. Vita:Lei ci ha mai pensato? D’Agostino:Certo, ma non ho i mezzi. Quindi sono andato in Brasile per informarmi e poi con Medici Senza Frontiere ho fatto una campagna contro le aziende farmaceutiche che annunciano sconti sui farmaci ma nella realtà non li applicano o lo fanno in modo poco trasparente per metterti a tacere. Vita:E che cosa ha ottenuto? D’Agostino:Subito dopo il processo di Pretoria, la Bristol Myers Squibb e la Merck mi hanno proposto farmaci anti Hiv a prezzo scontato. Ma a una condizione: firmare un accordo in cui mi impegnavo a non divulgare di quanto mi avevano ribassato il prezzo. Una procedura assolutamente poco trasparente che mira solo a farmi tacere. Vita:Ha firmato? D’Agostino:Con la Bristol no, lo sconto proposto era praticamente inesistente, con la Merck sì, ma non sono obbligato ad acquistare da loro i farmaci. Una cosa è certa: questo prova che gli sconti annunciati dopo il processo di Pretoria valgono per qualcuno ma non per tutti. Vita:E i ribassi promessi dalla Glaxo Wellcome e dalla Abbot? D’Agostino:Io i loro farmaci scontati non li ho ancora visti. Vita:Il governo non è preoccupato? D’Agostino:Sì, ma non fa nulla per cambiare le cose. Ha imposto dei dazi doganali sulla merce che riceviamo dall’estero. Su tutti i container di cibo, vestiti o medicine che ci regalano ong o altri Paesi, dobbiamo pagare una tassa.


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