Politica
I due Mario a confronto. Draghi e Monti due figure agli antipodi
Sono appena iniziate le consultazioni con cui Mario Draghi proverà a formare un Governo. Intanto però da più parti viene fatto il paragone con Mario Monti. «Importante nel profilo di Draghi ricordare anche la formazione presso i gesuiti e il legame con il mondo della spiritualità ignaziana che resta forte nonostante la matrice assolutamente laica del suo impegno civile ed istituzionale. Risvolto che non c'è in Monti», spiega l'economista Leonardo Becchetti. E le differenze non finiscono qui...
Nella giornata di oggi sono iniziate le consultazioni con cui Mario Draghi, da presidente del consiglio incaricato, cercherà di costruire una maggioranza e dare vita al suo Governo. Draghi è il terzo economista puro, nel caso il suo tentativo abbia successo, a fare il premier in Italia. Prima di lui solo Carlo Azeglio Ciampi, che veniva da Banca d'Italia e Mario Monti. Proprio quest'ultimo è visto da molti come l'esempio più simile a quello che sarà i Governo Draghi. In particolare per i detrattori l'idea diffusa è che, come per quello che fu il Governo Monti, un esecutivo tecnico lacrime e sangue. «Niente di più lontano dal vero», commenta l'economista Leonardo Becchetti, «tra i due ci sopno profondissime differenze. E i contesti in cui si sono trovati a lavorare non possono essere più diversi». L'intervista
Con l'annuncio dell'incarico a Mario Draghi si profila l'ipotesi di avere, per la terza volta nella storia del Paese dopo Ciampi e Monti, un economista alla presidenza del Consiglio. Si può considerare Draghi un banchiere?
Direi piuttosto un economista che ha trascorso la parte più importante della sua vita professionale al Ministero del Tesoro, in Banca d’Italia e poi come governatore della banca centrale e che da quel punto di osservazione particolare ha dovuto avere ovviamente una conoscenza approfondita di tutto il funzionamento del sistema economico e in particolare della macroeconomia
Se dovessimo tracciare l'identikit breve di Draghi cosa sottolineerebbe?
Un’economista che ha lavorato da subito nel mondo delle istituzioni e non in quello della ricerca arrivando a realizzare risultati importantissimi per il futuro dell’euro e delle economie europee. Importante nel suo profilo ricordare anche la formazione presso i gesuiti e il legame con il mondo della spiritualità ignaziana che resta forte nonostante la matrice assolutamente laica del suo impegno civile ed istituzionale. Come governatore BCE Draghi ha dovuto misurare nel modo più rigoroso possibile le sue dichiarazioni. Ora il ruolo di premier è diverso e sono importanti anche le abilità politiche e la capacità di creare una sintonia con le forze politiche e la società civile come lui stesso ha sottolineato nel breve discorso all’uscita del colloquio con Mattarella. Una volta terminato il suo mandato di governatore Draghi è tornato ad approfondire in numerose occasioni i legami tra etica ed economia. Questa riflessione tornerà adesso fondamentale nel nuovo incarico e nella capacità di essere alla frontiera del progresso sociale e civile
Una delle reazione più diffuse è il parallelo tra i due Mario: Draghi e Monti. Ci sono delle affinità tra le due personalità?
L'unica affinità è che sono entrambi economisti delle istituzioni. Ma chiamati però a gestire momenti completamente diversi della vita del paese.
Il contesto in effetti è completamente differente…
Come ha sottolineato lucidamente questa mattina lo stesso Monti in un suo articolo il suo compito era molto più difficile perché sotto crisi dello spread. Oggi paradossalmente ci siamo persi in una situazione enormemente più favorevole. Con lo spread sotto controllo grazie alle politiche della BCE avviate dallo stesso Draghi e con l’opportunità di un afflusso di risorse per investimenti mai visto prima nel nostro paese. Paradossalmente è stato proprio il dissidio su come gestire tanti soldi che ci ha fatto litigare e ha portato alla crisi
Nei prossimi giorni scopriremo se Draghi riuscirà a comporre un Governo. Ce la farà?
Il terreno della vita politica italiana è cosparso di macerie, di ferite e di contrasti, sui contenuti ma anche personali, che è difficile se non impossibile rimarginare. Eppure la politica non può diventare sfogatoio di istinti e di emozioni come purtroppo i social male utilizzati la istigano ad essere. Politica è ritrovare le ragioni della coesione e dell’unità possibile tra diversi attorno ad un minimo comune denominatore abbandonando i personalismi per fare ciò di cui il Paese ha bisogno. Dobbiamo guardare avanti e cogliere come naufraghi quest’ultima zattera di soccorso che abbiamo a disposizione. Tutte le forze politiche che si riconoscono in una visione europeista (e abbiamo capito ancora una volta cosa vuol dire l’ancora di salvezza europea per un paese che tende a perdersi) devono fare squadra in questo momento e sostenerlo per preparare una nuova stagione. Il “ce la farà” dipende da quanto le forze politiche saranno consapevoli e responsabili. C’è però una seconda condizione fondamentale. Dal canto suo Draghi deve sapersi collegare ai temi migliori della frontiera del progresso civile su cui troverà consenso delle forze politiche e dei cittadini. Penso alla sfida della transizione ecologica da cui dipende anche la competitività futura del sistema paese, alla tutela e dignità del lavoro, a meccanismi di partecipativi di democrazia deliberativa, ad una politica orientata a criteri di benessere multidimensionale che aumentino ricchezza di senso del vivere e del lavoro. Questo non può essere solo un governo tecnico ma deve essere necessariamente un governo tecnico-politico aperto a tutte le questioni di progresso sociale e civile su cui si gioca il futuro della nostra società.
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