Salute
I dubbi dellassociazione Politrasfusi. Ancora incognite sulla sicurezza
Sugli emoderivati lautosufficienza è lontana. I rischi restano. Ma la legge è un passo importante.
di Chiara Sirna
Risultati ottimi, ma si può fare di più. Con appena 24 donatori ogni mille abitanti, infatti, l?Italia deve ancora coprire il fabbisogno nazionale di sangue. Nel 2004 sono state raccolte 2 milioni di sacche (per l?85% da Avis, Croce Rossa, Fidas e Fratres e per il resto da piccole associazioni autonome), ma all?appello mancano ancora 400mila unità. «è un problema molto sentito», spiega Vincenzo Pozzessere, direttore amministrativo dell?Avis nazionale. «L?indice di frequenza di donazioni annuali nel nostro Paese è pari a 1,7 quando invece se ne dovrebbe fare una ogni 4 mesi». In effetti, aggiunge Luigi Cardini, presidente di Fratres, «non si riesce a far capire che la ruota gira per tutti e anche i cosiddetti sani potrebbero averne bisogno».
Il 60% delle donazioni è concentrato tra Piemonte, Emilia Romagna, Lombardia, Sicilia e Toscana: le regioni non autosufficienti sono ancora tante, «soprattutto quelle del Centro-Sud», precisa Pozzessere. «Al Lazio mancano 40mila sacche, un deficit dovuto al fatto che nei centri di eccellenza sanitari delle metropoli gravitano pazienti di tutta Italia». Poco autonome sono anche Campania, Calabria e soprattutto Sardegna, a causa dell?alta percentuale di talassemici. Ma ora la nuova legge sul sangue potrebbe invertire la rotta. «Siamo soddisfatti», dice ancora Cardini, «è un buon passo in avanti verso l?autosufficienza e apre finalmente le porte all?associazionismo di settore nella programmazione nazionale». E ovviamente non è il solo a pensarla così. L?ingresso nella Consulta tecnica permanente per il sistema trasfusionale e nel Centro nazionale del sangue è stata approvata all?unisono dal mondo del volontariato. «Il fatto che le associazioni dei donatori possano contribuire in prima linea alla programmazione, alla gestione e al controllo su base nazionale è una grande conquista», aggiunge Pozzessere.
E sul fronte dei malati e di chi riceve il sangue? «Questa legge è una splendida amica, certamente benvenuta», commenta Angelo Magrini, presidente dell?associazione Politrasfusi, «ma sul fronte sicurezza lascia delle incognite. L?unica garanzia è il dono di sangue italiano e per raggiungerla dobbiamo azzerare le importazioni di emoderivati. Invece ci si affida supinamente alle autocertificazioni senza imporre un controllo lotto per lotto. è lo stesso meccanismo che in passato ha fatto entrare sangue infetto tra i nostri confini. Migliaia di persone hanno pagato con la morte quelle autocertificazioni, firmate dagli allora responsabili del ministero. Non si può continuare a permettere che qualcuno faccia affari sulla pelle dei comuni mortali». Dati alla mano, sul fronte emoderivati l?autonomia è ancora lontana: il 40% del commercio è ancora in mano straniera. Come interrompere la catena? Il testo di legge a questo proposito estende l?obbligo di dono anche ai militari, istituendo un fondo trasfusionale autonomo. «In questo modo», conclude Magrini, «il dono di sangue italiano aumenterebbe del 18% e si abbatterebbero i guadagni delle multinazionali farmaceutiche. Per il resto basterebbe una promozione sistematica della cultura della donazione». Versante sul quale le associazioni di settore sono attive già da tempo, con progetti formativi nelle scuole, donazioni negli atenei italiani, campagne di sensibilizzazione, manifestazioni di piazza e materiale divulgativo d?informazione.
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