Cultura

I Ds e gli anti G8, un lungo imbarazzo. Un commento di Ettore Colombo

Ora cerca il dialogo con chi protesta. Per molto tempo, però, l'opposizione di sinistra ha faticato a trovare una posizione chiara sulla globalizzazione

di Ettore Colombo

Si figuri che io, quelli di Seattle, ce li ho in casa. Mio figlio, per esempio, lui ci va, a Genova». Pasqualina Napoletano è la capodelegazione dei Ds nel Pse, cioè nel Partito del socialismo europeo. Soprattutto, è una “della sinistra del partito”, che alla globalizzazione è contraria. Ma se le chiedi del movimento di Seattle, sospira. «Questi ragazzi fanno una gran confusione», risponde. «Sostenere l’illegittimità di istituzioni sovranazionali come il consiglio europeo di Goteborg o il vertice di Nizza, per non parlare delle Nazioni unite è illogico e gratuito, se non del tutto grottesco. I capi di Stato e di governo dell’Unione europea, quando si riuniscono, non sono affatto un organismo illegittimo. Il problema di costruire delle istituzioni sovranazionali democratiche e legittimate c’è, penso proprio all’Fmi e al Wto, organismi che hanno un tasso di tecnocrazia molto alto, per non parlare del G8, gruppo informale nato dopo la crisi del sistema monetario di Bretton Woods. Ma il movimento anti G8 dovrebbe dotarsi di una bella agenda politica e iniziare a capire le differenze che passano tra un luogo come Seattle e uno come Goteborg per evitare di prendere delle cantonate colossali, come quella di diventare antieuropeista, ad esempio. E il rischio c’è, lo si è visto a Nizza, sulla Carta dei diritti: noi come Pse ci abbiamo lavorato sopra moltissimo, per aprirla alla società civile, alle Ong, ai cittadini. E cosa ne è rimasto? Gli scontri, le proteste, i feriti e basta».
Insomma, allora è vero, c’è incomunicabilità totale, tra sinistra istituzionale e movimento di Seattle? Il rapporto di Rifondazione comunista e dei Verdi con il movimento di Seattle-Praga-Nizza-Genova è un dato di fatto acclarato da tempo e oggi condito da reciproche accuse di strumentalizzazione (riguardanti soprattutto Bertinotti, che dalle colonne del Foglio “dialoga” con il governo sulla gestione della piazza, ma anche i centri sociali, che tolgono spazio ai veri pacifisti), ma il centrosinistra ufficiale è apparso troppo a lungo muto o imbarazzato, di fronte agli anti G8. Oggi qualcuno inizia a muoversi, però. I Ds al loro massimo livello, capitanati da Pietro Folena e con la Napoletano compresa, hanno incontrato una delegazione del Genova social forum l’altra settimana a Roma, mentre persino i Comunisti italiani, che fino a ieri sostenevano, per bocca del loro segretario Oliviero Diliberto che «noi a Genova non andremo mai in piazza», ora hanno cambiato idea, mentre solo la Margherita, Democratici in testa, rimane impermeabile al fascino di Genova. Tentativi di avances e approcci imbarazzati dell’ultima ora, nel timore che la piazza “sfugga di mano” a tutti? Napoletano nega e rivendica di aver promosso, come gruppo parlamentare del Pse, due incontri, uno che ha impegnato i vertici del socialismo europeo e che si è tenuto il 15 giugno scorso proprio a Genova, sulle “sfide della globalizzazione” e uno che ha investito direttamente i vertici dei Ds, con lei, Fassino e altri che hanno incontrato gli esponenti del Genova social forum. Convegni, incontri, dialogo, certo, ma sullo scendere in piazza la sinistra di governo nicchia. «Noi, in quei giorni, come Pse saremo impegnati a Ventotene dove rilanceremo le idee di Spinelli sulla Costituzione europea. Qualcuno di noi, a titolo personale, a Genova ci andrà e, a mio parere, l’istituzionalizzazione dei modi d’essere della sinistra è un rischio reale. Ma questi ragazzi, ripeto, studiano troppo poco…».
Milly Moratti, neo consigliera comunale milanese dei Verdi ed esponente dell’ecologismo nostrano, non ci sta a sentire questi ragionamenti e, nella sua eleganza trendy, sbotta: «La sinistra vive una sorta di complesso di Galileo. Studiano, creano modelli e poi cercano di adattarli alla realtà, violando le leggi della natura e quelle degli uomini, come avviene per i cibi transgenici o sul dna. Io a Genova ci vado in piazza, con i ragazzi, ci mancherebbe. Il centrosinistra dovrebbe discuterne! Il movimento di Seattle non produce solo politica, ma anche cultura, decisiva per chi crede nella democrazia partecipata. La ritrovo nei centri sociali, non nelle sezioni».
Nando dalla Chiesa, neoparlamentare della Margherita, per giunta eletto proprio a Genova, invece, la vede all’opposto e vuole prende nette distanze dai nuovi movimenti: «È come nel ’68, c’era del buono, ma poi tutto è degenerato. La polemica ideologica che la rete degli anti G8 fa della globalizzazione è retorica, pessima e dannosa. Multinazionali e mercati sono globali da un pezzo, è il circo dell’informazione che amplifica e banalizza tutto. E poi, questi ragazzi non li capisco: viaggiano e usano Internet, non sono effetti della globalizzazione anche questi? Non si può andare a contestare a Goteborg come a Kyoto, a Nizza come a Genova, a prescindere dai contenuti! E se i G8 adottassero un piano di remissione del debito dei Paesi poveri, cosa farebbero? Le stesse proteste?».
Fiorella Ghilardotti, anch’essa parlamentare europea dei Ds, ex presidente della Regione Lombardia, di matrice cattolica, ha le idee chiare, su entrambi i corni del dilemma: «I Paesi del Terzo Mondo non devono essere rapinati e il G8 è un club ristretto di ricchi, privo di legittimità democratica. Dunque, bisogna lavorare su due fronti: restituire un ruolo ai parlamenti nazionali e dare forza all’Unione europea, rendendo la sua azione più incisiva e più trasparente. Il libero mercato non basta e la globalizzazione va governata. Con il movimento di Seattle voglio dialogare, come coalizione e come partito, ma nel rispetto delle differenze. Certo, se i Ds andassero a Genova…».
Ecco, appunto, i Ds. Qualcuno dei dirigenti e militanti a Genova ci vuole andare, sia da singoli che cercando di coinvolgere il partito: a Milano lo ha chiesto il coordinatore cittadino Majorino. Ma Donato Di Santo, responsabile della sezione “Altri mondi”, una vita spesa a favore della solidarietà internazionale, è scorato, sia per i suoi che per gli anti G8: «Il ritardo complessivo della sinistra italiana ed europea su questi temi è tangibile e pesante. Ma sia la globalizzazione che la mondializzazione sono fenomeni di lunga durata, poco studiati da tutti noi. Io non credo che il mio partito debba farsi movimento, ma credo che debba sapere costruire delle risposte politiche ai temi che i ragazzi di Seattle pongono: è quello che loro s’aspettano. Chi tenta di mettere il cappello ai movimenti, o di farne il verso o la caricatura, come Rifondazione, commette un errore imperdonabile: importante sarebbe fornire strumenti e risposte. Ma una cosa voglio dirla: Berlusconi e Rutelli non sono la stessa cosa, come dicono i centri sociali. Il centrosinistra i problemi del governo mondiale se li è posti con Rutelli e Fassino, che hanno aperto un dialogo col Genova social forum. In fondo, il Pse è una super-ong della politica e il Terzo mondo lo portiamo nel cuore».

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