Non profit

I donatori sono tanti ma nessuno li conosce davvero

Negli Stati Uniti ogni anno viene pubblicato un rapporto con i dati dettagliati delle donazioni. Uno strumento prezioso per professionisti ed enti non profit, di Maddalena Bonicelli

di Redazione

L? idea è quella di creare una ?fonte delle fonti? per raccogliere, analizzare e restituire all?esterno dati sempre più omogenei sul fundraising in Italia. Un?idea venuta alla squadra della Fund Raising School e di Goodwill, e confrontata con la sua rete di studiosi, professionisti, docenti.

L?obiettivo dell?Osservatorio è molto concreto e costruttivo: quello di sviluppare percorsi di collaborazione con i soggetti attualmente presenti nel panorama della ricerca sul fundraising e con i soggetti che rappresentano i diversi mercati della raccolta fondi.

È un modello che ha il suo riferimento obbligato nel modello americano. Negli Usa ogni anno infatti viene pubblicato un Rapporto sul fundraising che fornisce dati dettagliati non solo sull?ammontare complessivo delle donazioni, ma anche un?analisi puntuale dei singoli mercati (cittadini, imprese, fondazioni) e degli ambiti di destinazione della raccolta (educazione, sanità, cultura?)

Il rapporto americano, pur essendo frutto della raccolta da parte di diverse fonti, presenta dati omogenei tanto da fornire un quadro estremamente concreto del valore complessivo della raccolta fondi: 260 miliardi di dollari nel 2005, di cui il 76,5% raccolti dai cittadini, il 30% dalle fondazioni, il 13,77% dalle imprese e il 6,7% dai lasciti.

In Italia invece non esiste un livello di conoscenza adeguato al grado di evoluzione raggiunto dal fundraising. Di fatto, manca ancora la capacità di dimostrare in maniera aggregata i risultati raggiunti, mentre molti passi avanti sono stati fatti dalle singole organizzazioni non profit, che, specialmente quelle di maggiori dimensioni, si sono dotate di strumenti di rendicontazione della raccolta fondi.

Non si tratta di un semplice esercizio numerico, ma del portare a galla un dato importante: il contributo che, grazie al fundraising e alla filantropia, si apporta ogni anno a settori cruciali del welfare e della qualità della vita. La raccolta fondi infatti è sempre più praticata dai soggetti pubblici, come ospedali, musei, università, pubbliche amministrazioni. In questa prospettiva quantificare il fundraising significa attivare la leva dei soggetti privati, dai cittadini alle imprese alle fondazioni, nella realizzazione di obiettivi di rilievo sociale.

Il quadro dei dati oggi a disposizione non è sufficiente perché manca un punto di osservazione unitario che consideri, mercato per mercato, la reale entità dei contributi ogni anno destinati al sociale in senso lato.

I dati più completi riguardano i privati cittadini oggetto ormai da anni di ricerche sui loro comportamenti donativi. Anche in questo caso però bisogna dire che l?indagine dei settori di destinazione delle donazioni fornisce un quadro spesso parziale, che non tiene conto di aspetti nuovi, come la propensione a contribuire allo sviluppo del territorio. Non a caso dalle proiezioni del 5 per mille 2006 risulterebbe che 1,8 milioni di italiani hanno dato la loro firma per sostenere le attività del Comune di appartenenza.

Le imprese, nonostante il grande interesse nei confronti dei loro comportamenti etici e socialmente responsabili, rimangono un campo oscuro. Stesso discorso vale per le fondazioni. Eccetto le bancarie, vero e proprio caso di eccellenza quanto a rendicontazione complessiva del loro operato grazie al rapporto pubblicato ogni anno dall?Acri, le fondazioni costituiscono un universo forse ancora più sconosciuto. In questo caso si attendono i risultati della ricerca che l?Istat sta compiendo per la prima volta su questi soggetti. Di fronte a questo scenario, le ragioni della nascita di un osservatorio appaiono chiare.

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