Cultura

I diritti hanno fatto rete

Creare spazi comuni tra le associazioni per dare più chance alle battaglie di ciascuno. Per Paolo Pobbiati questa è la scommessa

di Maurizio Regosa

Trasformare l?indignazione in azione collettiva»: è l?invito con cui è nata, nel 1961, Amnesty International. Con gli anni quel messaggio è stato accolto in 150 Paesi, ma non ha perso nulla in termini di necessità e d?urgenza. «Lo dimostra anche il recente, inaccettabile, via libera americano alle iniezioni letali: per la Corte suprema c?è un modo ?umano? per ammazzare le persone. Una considerazione non accettabile», commenta Paolo Pobbiati, presidente di Amnesty Italia, ultima new entry del Comitato editoriale del nostro settimanale, cui l?associazione ha riconosciuto «la capacità di rappresentare, in forma indipendente ed autorevole, la molteplicità e insieme gli interessi comuni delle realtà di terzo settore».

Vita: Che rapporto c?è fra il movimento internazionale e la sezione italiana di Amnesty?
Paolo Pobbiati: Un legame strettissimo: condividiamo le scelte strategiche internazionali, realizzando iniziative coerenti che sono declinate secondo la situazione e la sensibilità nostrane.

Vita: I fronti aperti sul fronte diritti umani sono moltissimi….
Pobbiati: Quando siamo nati, lottavamo contro la tortura, per la libertà d?opinione, per il diritto a un equo processo. Negli anni 70 abbiamo cominciato a occuparci di pena di morte. Adesso anche dei fenomeni migratori, della violenza alle donne e in generale dei diritti umani connessi ai fenomeni globali.

Vita: Alcune iniziative nascono anche in Italia?
Pobbiati: Sì. Ad esempio la campagna Invisibili sui minori che arrivano nel nostro Paese e finiscono nei centri di permanenza per stranieri. Ci sono stati miglioramenti, ma c?è ancora moltissimo da fare. Abbiamo in corso una ricerca sulla accountability delle forze di polizia. Più in generale, da anni chiediamo che l?Italia colmi i vuoti legislativi. Manca una legge sulla tortura e sul diritto d?asilo, vanno recepiti diversi trattati e convenzioni internazionali. Richieste che rivolgeremo al prossimo governo.

Vita: E le campagne internazionali che ?importate? da altri Paesi?
Pobbiati: Ad esempio quella Più diritti, più sicurezza, contro le violazioni dei diritti nella guerra contro il terrorismo.

Vita: Avete dedicato l?assemblea generale ai diritti umani in Cina.
Pobbiati: Una scelta in qualche modo obbligata, visto quel che sta avvenendo con le Olimpiadi a Pechino. L?assemblea è però stata anche occasione di riflessione sul nostro futuro, sulle numerose sfide che ci attendono su scala mondiale.

Vita: E le sfide italiane?
Pobbiati: Continueremo a lavorare sulle migrazioni, sulle varie forme di discriminazione, sulla violenza contro le donne. Questioni che vanno affrontate dal punto di vista legislativo ma anche culturale e, perciò, in maniera propositiva.

Vita: Cioè?
Pobbiati: Abbiamo un?intensa attività di incontri. In particolare nelle scuole e nelle università. In questo senso abbiamo fatto passi da gigante. All?inizio facevamo interventi nelle classi, oggi abbiamo predisposto dei percorsi didattici che mettiamo a disposizione degli insegnanti per integrare i loro programmi. Ad esempio per le medie abbiamo creato Amnesty Kids, un kit per formare attivisti in erba. Le classi italiane coinvolte sono ormai duecento.

Vita: A luglio premierete i Subsonica per una canzone contro la pedofilia…
Pobbiati: Per la canzone Canenero: descrive uno dei peggiori incubi che possa segnare la vita di un bambino.

Vita: Perché avete deciso di entrare nel Comitato editoriale del settimanale?
Pobbiati: Le associazioni interpretano qualcosa di fondamentale per la trasformazione della società. È incoraggiante che ci siano spazi comuni fra realtà che fanno anche cose diverse: ciascuno di noi, infatti, acquisisce valore mettendosi in rete.

IN CIFRE

  • PRO DIRITTI UMANI.

Amnesty International è un?ong indipendente, comunità globale di difensori dei diritti umani, fondata nel 1961 dall?avvocato inglese Peter Benenson, che lanciò una campagna per l?amnistia dei prigionieri di coscienza. Conta 2,2 milioni di soci, sostenitori e donatori in più di 150 Paesi. Amnesty Italia è nata nel 1975. Ha 90mila iscritti, di cui 2.500 attivisti. 160 i gruppi locali italiani, 28 le persone dello staff della sede nazionale, a Roma. Nel 2006 ha raccolto 4.674.388 euro (da soci e raccolte).

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