Welfare

I direttori scendono in piazza

Una situazione oramai esplosiva ha spinto alla protesta

di Redazione

Dopo i continui allarmi lanciati dalle istituzioni penitenziarie, dagli stessi detenuti, dalle cooperative sociali che insieme a loro affrontano un cammino di recupero, oggi a scendere in piazza a Roma sono stati i dirigenti delle oltre 200 case di detenzione e quelli degli uffici dell’esecuzione penale esterna per protestare «sullo stato penoso del sistema carcerario italiano», aveva spiegato ieri Enrico Sbriglia, segretario nazionale del Sidipe, il sindacato maggioritario che ha convocato la manifestazione con Cisl, Dps, Cgil e Uil.

Lo stesso quotidiano Avvenire, che dà ampio spazio alla notizia, aggiunge: «Forse è utopia il sogno di una redenzione sociale senza dolore. Ma è certo follia la realtà di un dolore che non produce redenzione» si legge nell’editoriale. E continua: «A volte – viene rilevato – scatta l’idea dell’amnistia, come un corto circuito. Tosto rimbeccato dal pensiero che dopo poco tempo i recidivi rientrano. Ma è proprio questo aspro e desolato buonsenso ad avvertirci che se non serve far uscire la gente senza che sia cambiata, ci si deve finalmente chiedere a che serve tenerla dentro senza che cambi, senza che si offra e si assecondi il cambiamento».

«E’ questa -rileva Avvenire- la forte novità» del sit-in dei direttori di carcere in programma oggi a Roma. «Non è più la sola descrizione disperata a campeggiare. E’ invece il rischio che corre la parte costruttiva, la tenace speranza che vede afflosciate le vele, i progetti fiaccati, i fondi tagliati, l’attenzione appassita. Noi crediamo che l’allarme debba essere ascoltato da tutte le parti politiche, e con qualche passione perche’ il cammino dell’uomo verso il ravvedimento e la giustizia chiede in certo modo il rispetto e un mistero, dentro il dolore. Sciupare il dolore e’ una sorta di sacrilegio».

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