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I direttori delle case N.P.H. in America Latina: «Abbiamo bisogno di aiuto immediato»

La pandemia ha duramente colpito anche Haiti e i Paesi dell’America Latina. In questi paesi, in cui l’acqua scarseggia, lavarsi le mani non è affatto un atto consueto o scontato. Inoltre i presìdi di protezione individuali sono introvabili. I direttori delle Case N.P.H. in Honduras, Repubblica Dominicana, Messico e Nicaragua raccontano come stanno vivendo i giorni dell'emergenza

di Redazione

Nell’emergenza Covid-19 la Fondazione Francesca Rava N.P.H. Italia Onlus, ha risposto, in coordinamento con le Istituzioni, alle richieste di aiuto degli ospedali in diverse città d’Italia, intervenendo in 8 Regioni e supportando 24 ospedali di 17 città con invio di volontari sanitari specializzati a supporto dello staff delle strutture ospedaliere, reperendo e consegnando importanti attrezzature per la Terapia Intensiva e presidi DPI.

Dopo l'emergenza in l’Italia, la pandemia di Covid-19 ha ora duramente colpito anche Haiti e i paesi dell’America Latina, in cui N.P.H. opera. In questi paesi, in cui l’acqua notoriamente scarseggia, lavarsi le mani non è affatto un atto consueto o scontato. Inoltre i presìdi di protezione, indispensabili per proteggersi e prevenire l’infezione Covid-19, sono pressoché introvabili, il che aggrava ulteriormente la situazione per le popolazioni in Haiti, Messico, Perù e Honduras.

Proprio per questo la grande famiglia N.P.H. è scesa in campo per garantire, nelle proprie Case, importanti misure di prevenzione e attenzione nei confronti dei bambini, dei ragazzi, dello staff e dei volontari.

In America Latina la curva epidemica è ancora in assestamento. Secondo i dati diffusi dalle Agenzie, finora, sono stati raggiunti i 167.069 morti. Le cifre ufficiali riferiscono di 3.439 casi di contagio e 108 morti solo Nicaragua e il virus continua a diffondersi velocemente in tutto il Paese. In Haiti, gli ospedali Saint Damien e Saint Luc sono stati indicati dalle Istituzioni come punti di riferimento per i malati e i sospetti Covid, in quanto dotati di terapia intensiva. Padre Rick e il suo staff stanno affrontando l’epidemia con il minimo dei mezzi e il massimo della competenza, assistendo centinaia di pazienti. Ad oggi l'Ospedale Saint Luc ha accolto quasi 1.000 pazienti, di cui 606 sono stati ricoverati, purtroppo 154 sono morti. Le vittime avevano comorbilità, ma il 36% dei decessi sono avvenute senza, trattandosi in molti casi di pazienti denutriti e provati dalle condizioni di vita.

“Haiti ha raggiunto il suo picco di malati, si pensa il virus fosse qui da metà febbraio. Non siamo stati in grado di testarli tutti ma, secondo il Ministero della Salute, il virus è così diffuso che non è più necessario. Le aree più popolose di Port au Prince, comprese le strade e i mercati all’aperto, non hanno mai adottato nessun distanziamento sociale”, racconta Padre Rick. “Abbiamo seguito fin dall'inizio i protocolli dell'OMS e di alcuni ospedali esteri adeguandoci nella loro evoluzione, con l'eccezione di non poter offrire trattamenti sperimentali e ventilazione meccanica. La maggioranza delle persone che vengono da noi non sanno dove vivere, non hanno nulla da mangiare e nessun lavoro. Abbiamo creato spazi per le famiglie perché possano restare vicine ai loro cari. Ma per continuare ad aiutare, abbiamo bisogno anche noi del vostro aiuto. Continuate a starci vicino”.

Per cercare di arginare il più possibile la pandemia, sono state chiuse le scuole, sospese le visite dall’esterno, le uscite, le attività comuni (mensa, messa, tornei, spettacoli), limitati i movimenti degli universitari e del personale amministrativo tramite smartworking, predisposte stanze per eventuali quarantene. Continua, invece, il supporto alle comunità esterne, con la condivisione di cibo alle famiglie più in difficoltà. Alle porte delle Case, come quella del Guatemala, si creano lunghe code. In Haiti le Scuole Saint Luc sono state chiuse ma l’aiuto ai bambini e alle loro famiglie degli slums non si è mai interrotto con distribuzione di acqua e pesci Tilapia, pane e pasta prodotti a Francisville — Città dei Mestieri.

Nonostante le difficoltà, come già avvenuto durante altre gravi emergenze, i bambini delle Case NPH hanno subito inviato ai padrini e madrine, molti messaggi di incoraggiamento, conforto e speranza. Grazie all'organizzazione di dirette su Zoom e Facebook “Porte aperte” in collaborazione con i Direttori di alcune Case, è stato possibile far sentire ancora più vicini i padrini e le madrine italiani, rassicurandoli sulla situazione dei bambini adottati a distanza e sulle loro necessità più urgenti; offrendo così una ulteriore possibilità di intervento immediato. Il lockdown ha reso, infatti, difficili i trasporti e determinato un aumento dei prezzi. La crisi economica ha creato più difficoltà alle Case nel ricevere aiuti e donazioni in natura da parte di Aziende amiche o la raccolta fondi locale, lo spettro della scarsità di cibo o beni di prima necessità comincia a farsi sentire. Dobbiamo garantire mascherine, gel disinfettanti, guanti monouso, camici e calzari per le cliniche mediche delle Case.

“L’emergenza Covid-19", Mariavittoria Rava, Presidente Fondazione Francesca Rava N.P.H. Italia Onlus, "ha travolto milioni di vite in Italia, ed ora il bisogno di aiuto si fa sentire in modo acuto anche nelle Case NPH, in Haiti e in America Latina. In questi tempi difficili per tutti, non dimentichiamo chi in emergenza ci vive ogni giorno, con una sanità pubblica che non è minimamente paragonabile alla nostra. Per questo comprendiamo ancora di più l’angoscia e il senso di impotenza di una mamma per suo figlio o la paura di un bambino solo che non ha nessun aiuto, se non il vostro. Continuate ad aiutarci con l’adozione a distanza, un atto d’amore per portare aiuto concreto a migliaia di bambini ”.