Salute

I Dimezzati. Storie di uomini e donne a metà

L’ultimo libro di CTRL books, collana editoriale che nasce nella redazione di CTRL Magazine, raccoglie tredici storie di confusione, di disorientamento, di mancanza, di attesa accompagnate 40 fotografie dell'Archivio Quasi Perduto raccolte all'ospedale psichiatrico San Niccolò dell’Università degli Studi di Siena tra il 1818 e il 1999

di Marilù Ardillo

«Il mio cuore è di là e di qua».
Potrebbe sembrare schizofrenia attitudinale, invece è un lucido equilibrio scisso.
«Doppia vita?» «No, solo due metà della stessa».

Come quella di Irina, che vive gli interessi delle famiglie degli anziani che accudisce e i suoi non interessano a nessuno. A Vinnycja ha ancora il suo appartamento vuoto, in Italia sta per diventare nonna: ha quasi 66 anni e non sa se tornare in Ucraina, se vendere l’appartamento o tornare solo per le vacanze, o stare un po’ con la bambina. Lavora in casa qui per aggiustare casa lì, ma «vorrei imparare a guidare la macchina e a suonare il pianoforte».
Quando Valentina esce per le sue ore libere, nessuno sa dove va. Di certo in estate va spesso a passeggiare e raccogliere erbe aromatiche e fiori lungo gli argini boschivi sulle sponde del Piave: i risultati delle sue sortite appaiono appesi alle fessure nei gancetti dei quadri, e rimangono lì a seccare silenziosamente nei giorni fino a raggiungere uno stato apparentemente eterno, ma sbriciolabile”.
Irina e Valentina sono le protagoniste de “Le estranee”, il sesto reportage narrativo firmato da Giulia Callino dei tredici raccolti ne “I Dimezzati. Storie vere di uomini e donne a metà”, l’ultimo libro di CTRL books, collana editoriale che nasce nella redazione di CTRL Magazine.
 È il secondo della “Trilogia Normalissima”, che si è aperta con “Gli Ultrauomini. Terrestri d’Italia in contatto con altre dimensioni”.

Chi sono i dimezzati? Sono gli incompleti, gli spaccati, i mancanti di qualcosa, o di qualcuno. Sono coloro che per scelta propria o degli altri tentano di far convivere con tenacia due metà in opposizione, esseri felicemente o infelicemente ibridi che vivono a metà strada, in bilico tra un sapore dimenticato e l’attesa di un ritorno.

CTRL Magazine nasce a Bergamo nel 2009 come fanzine (rivista amatoriale) distribuita a mano, per poi diventare un Magazine di reportage narrativo e fotografico e oggi anche una casa editrice indipendente di libri-reportage.
La sua linea editoriale, o per meglio dire la sua poetica, è molto precisa: racconta storie vere fuori dai radar, storie laterali incastrate negli angoli inesplorati dalla comunicazione di massa, che però restituiscono il ritratto più autentico del tempo che viviamo.
Dimezzata anch’essa lungo il confine tra giornalismo e letteratura, CTRL affida il racconto di queste storie a scrittori e fotografi professionisti, chiedendo loro di andare ad incontrare personalmente i protagonisti, ascoltandoli, osservandoli nella loro gestualità più consueta, condividendo alcune ritualità e talvolta, accompagnandoli in esperienze particolarmente significative. Come ha fatto Valerio Millefoglie nel suo reportage “Nel mondo dei sonni”, passando un’intera notte nel Centro di Medicina del sonno di Pisa, con il corpo percorso da fili elettrici, per esplorare l’altra metà della vita, quella che trascorriamo dormendo e che si rivela essere una vita segreta, persino a noi stessi che la viviamo.
Scopriamo così la ragione per cui è difficile sognare la felicità, che la notte è il nostro archivio e che “è come se durante i sogni arrivasse la bassa marea e riaffiorasse lo scoglio, a ricordarci che c’è stato un momento in cui non siamo stati bene”.

Elisa è interprete professionista della lingua dei segni: vive a metà tra due mondi, perché è nata udente da genitori sordi. Lorenza Ghinelli dedica il suo reportage al rumore e al silenzio, alle mani di Alberto e Maria che nell’aria disegnano le parole, ai tuffi in mare dalle scogliere, al mondo che resta fuori. Ci insegna che i sordi sentono le vibrazioni e che una vibrazione non può essere definita silenziosa, come certi moti dell’anima.
Anche Eleonora è figlia, di “Una donna che non consente di essere nominata”, che l’ha messa al mondo quando aveva 16 anni, alcolizzata e tossicodipendente, e sul verbale di rinuncia ha scritto: «Fatene ciò che volete, io non la voglio».
È stata adottata molto presto da genitori amorevoli, “ma lo strappo è lo strappo. È come recidere un fiore dalla pianta. Non ne sei conscio, ma vivi l’abbandono, perché l’abbandono non ti abbandona, mai”.
Anche Eleonora come Elisa ha sperimentato un silenzio lungo anni e anche lei come i pazienti della stanza “Morfeo” faceva sogni che ha continuato a fare per tutta la vita: sognava una donna con i capelli lunghi e gli occhi verdi.
Ndack Mbaye sale sul primo aereo a 2 anni dal cielo del Senegal e Francesca Moscardo sceglie uno pseudonimo virtuale ispirandosi ai fascini misteriosi del cosmo: “La Nana bianca” si fa chiamare, è una stella molto piccola ma con una densità incredibile. È venuta al mondo storta e nessuno se l’aspettava. Quell’1 su 25.000 che viene al mondo rimanendo fermo a meno di un metro di altezza e vive la vita a metà di tutto.


Sono 13 storie di confusione, di disorientamento, di mancanza, di attesa, come quella di una volontaria di Voce Amica che a soli 20 anni sceglie di stare al telefono per prestare ascolto a chiunque ne abbia bisogno. Perché ascoltare è una prerogativa di positività.
"C’era questo ragazzo giovane, cieco, disabile. La mamma era l’unica ad occuparsi di lui. Per chiamare Voce Amica faceva il numero e poi passava il telefono al figlio. Lui semplicemente voleva sapere com’era il tempo. Io inventavo, oppure facevo domande. La mamma lo lasciava davanti alla finestra aperta: gli potevi chiedere se c’era o no il vento, se sentiva il rumore delle macchine, degli uccelli. Lui ti raccontava che era stato a fare la spesa con la mamma, che aveva incontrato delle persone che lo avevano accarezzato in viso, ti descriveva il tocco delle mani sulle guance. Lì alleviavi la fatica a due persone, sia a lui che alla mamma, che aveva il tempo per prendersi un caffè”.

Forse siamo tutti bravi a parlare, poco ad ascoltare. Tutti capaci di dare consigli ma nello stesso tempo pieni di preclusioni. Giudizi e pregiudizi sono una costante della nostra vita. Forse più una società è complessa, più aumentano le possibilità di esclusione”.

E allora questo libro preziosissimo può venirci in aiuto e offrirci la possibilità di riconsiderare, noi stessi e gli altri, mettendo a fuoco dettagli inimmaginabili. Una cosa è certa: nel tempo delle 300 pagine non si è più gli stessi. Ebbri di voci e di sguardi, mossi da un inspiegabile desiderio di tornare in mezzo a quelle storie per ricomporre qualcosa.
I dimezzati spesso sono più interi di chiunque altro, perché hanno vissuto profondamente e hanno radici forti.

Un binario parallelo si muove attraverso l’intero libro, tratteggiando altre storie ancora, questa volta senza parole, facendo appello ad un Archivio Quasi Perduto che raccoglie 40 fotografie tra il 1818 e il 1999 dell’ospedale psichiatrico San Niccolò dell’Università degli Studi di Siena. Sono ritratti realizzati da diversi professionisti nel corso del tempo come documenti attendibili per il riconoscimento dei pazienti, ad uso esclusivamente interno. L’invito è quello di indugiare su ogni fotografia figurandosi ciò che rimane escluso dai confini dell’inquadratura.
È un modo per osservare il binomio mente-corpo, l’idea di dimezzamento tra normalità e follia, uno sconfinamento in un “dentro” rispetto ad un “fuori”.
Ognuna di queste fotografie non rimanda solo a se stessa, ma alla complessità e alla sofferenza profonda di tutte le persone internate nei manicomi fino alla promulgazione della Legge Basaglia. Fino a quel giorno che, parafrasando Alda Merini nel suo “Diario di una Diversa”, ci apersero i cancelli, che potemmo toccarle con le mani quelle rose stupende, che potemmo finalmente inebriarci del loro destino di fiori.


Martedì 30 Giugno 2020alle ore 18:00 la Fondazione Vincenzo Casillo dialogherà in diretta sulla sua pagina Facebook con il Direttore Editoriale di CTRL Magazine Nicola Feninno, offrendogli Un Caffè Verde, raccontando dei Dimezzati e promettendovi uno dei loro Incontri che fanno bene. 


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