Welfare

I detenuti di Imperia difendono la direttrice

Lettere dal carcere

di Cristina Giudici

Gentile Cristina Giudici,
qualche giorno fa è uscita una nota di colore su tutte le pagine dei giornali: arrestata la carceriera a luci rosse. La carceriera in questione è la direttrice del carcere di Imperia, la dottoressa Pignanelli, ora agli arresti domiciliari. Non conosco le prove che hanno condotto la magistratura ad arrestarla e a darla in pasto alla stampa, ma, ammesso che si sia resa veramente colpevole, perché tanta spettacolarità? E voluta da chi? Credo, in qualità di ex detenuto, che i veri colpevoli siano coloro che dal ?92 si oppongono all?umanizzazione delle carceri e della pena. A luglio ho inoltrato una denuncia per torture fisiche e psicologiche che vengono perpetrate a danno dei detenuti del carcere di Catanzaro; credevo che fossero maturati i tempi per vedere gli sviluppi di una doverosa inchiesta e invece assisto all?arresto della dottoressa Pignanelli che, anziché torturare i detenuti, li portava al cinema o a mangiare la pizza. Un vero delitto, non pensa ?
Antonio Santoiemma, SOS carcere e giustizia

Caro Santoiemma, la dottoressa Pignanelli è stata arrestata lunedì e poche ore dopo sono arrivate le prime telefonate di protesta da parte di ex detenuti. Tutti dicevano che la direttrice era caduta in una trappola e che gli agenti di custodia da tempo meditavano vendetta perchè aveva spinto un po? troppo l?acceleratore dell?umanizzazione dell?istituto. Dico questo perché la rubrica Lettere dal carcere vuole continuare ad essere il terminale di rumori, voci e proteste sommerse che altrimenti emergerebbero a fatica. Non ho mai conosciuto la dottoressa Pignanelli, ma ne ho sentito parlare come una funzionaria angosciata dall?indifferenza ministeriale che ha fatto alcune scelte sbrigative, dettate dall?emotività e dalla fretta di rendere il suo carcere più vivibile. Non ho altri elementi, quindi preferisco risponderle pubblicando stralci della lettera dei detenuti di Imperia i quali, forse, hanno maggior cognizione di causa. Certo, nei mei viaggi ?dentro?, ho scoperto che esistono alcuni direttori di carceri molto soli, accerchiati dalle esigenze degli agenti di custodia e dai bisogni (opposti) dei detenuti, e ho constatato che per questo si scatenano lotte non sempre governabili. Penso anche che quello del carceriere, se fatto bene, può diventare il mestiere più difficile del mondo. Altra cosa, però, è poterlo dimostrare.

Gentile redazione, siamo un gruppo di detenuti di Imperia e vi scriviamo per farvi conoscere la nostra opinione sull?arresto della dottoressa Pignanelli, accusata di aver gestito un carcere ?a luci rosse?. La dottoressa ha sempre mostrato umanità verso detenuti e agenti di custodia più bisognosi di aiuto morale. L?ignoranza della gran parte degli ?abitanti? di questo luogo ha fatto il resto: gli agenti che non hanno mai tollerato la sua impostazione garantista non hanno perso l?occasione di regolare i propri conti privati avvallando una testimonianza del ?pentito? di comodo. Non è vero che lei abbia barattato favori libertini in cambio di benefici e se ha autorizzato qualche telefonata o colloquio in più, a beneficiarne sono stati tutti quelli con particolari difficoltà . Per capire cos?è successo, bisogna sapere che parte degli agenti si sono sempre opposti a tutte le iniziative risocializzanti della direzione perché hanno una concezione borbonica della pena. La direttrice che noi conosciamo è timida, a volte insicura, tanto religiosa da essere stata in ritiro spirituale, attenta i rapporti familiari dei detenuti; interessata ai problemi degli extracomunitari, ha cercato di dare loro opportunità di lavoro. Le sue difficoltà di gestione del carcere erano dovute a insicurezza e spontaneità. Ristabilite la verità. Farebbe bene a tutti, specie a chi sta qui e sa cosa significhi poter continuare ad avere una direzione del carcere più giusta.
Alcuni detenuti del carcere di Imperia

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