La costruzione della moschea a Nazareth rischia di avere effetti distruttivi sul dialogo ebreo-cristiano, faticosamente costruito da decenni. La comunità internazionale dovrà estendere le garanzia Onu non più soltanto su Gerusalemme, ma su tutti i Luoghi Santi.
Sono due elementi nuovi contenuti nell’appello lanciato ieri dai leader cristiani di Terra Santa e giunto alla redazione di Fides. La dura protesta di vescovi e patriarchi cristiani sottolinea che Israele abusa della sua autorità per manipolare i sentimenti religiosi e seminare divisioni fra cristiani e musulmani. I rappresentanti di Israele hanno fatto promesse che non onorano: Israele non è più credibile come garante del mandato Onu per far rispettare i luoghi sacri sotto la sua giurisdizione, appartenenti a ogni religione.
Nel comunicato i leader chiedono per l’ennesima volta la revoca immediata della decisione del governo israeliano di far costruire una moschea sul territorio demaniale di fronte al Santuario dell’Annunciazione a Nazareth. L’appello è firmato da 12 vescovi e Patriarchi cristiani di terra Santa, fra cui: mons. Michel Sabbah, Patriarca Latino; Irenios I, Patriarca Greco Ortodosso; Mounib Youan, vescovo della Chiesa Luterana Evangelica; p. Giovanni Batistelli, responsabile della Custodia di Terra Santa.
“Questo progetto del governo – si legge nel documento – contraddice il piano originario fatto dal sindaco di Nazareth, Tawfiq Zayad, per abbellire la città in preparazione del Giubileo del 2000. Quel piano destinava il terreno a piazza pubblica, piacevole luogo di incontro per abitanti cristiani e musulmani e per l’incontro di pellegrini, facilitando il loro accesso al Santuario. Chiediamo al governo di rispettare e realizzare proprio questo piano”. I leader si dicono sorpresi e preoccupati nel vedere che promesse e assicurazioni dei rappresentanti del governo non sono state onorate e che richieste e appelli da tutto il mondo siano ignorati. Alla costruzione della moschea, ricordano i firmatari, non sono favorevoli neanche leader religiosi musulmani e diverse autorità nazionali, in Terra Santa e nel mondo: “Il piano del governo – continua il testo – è un piano malato di alcuni circoli politici israeliani, che sfruttano gruppi musulmani per seminare le divisioni tra cristiani e musulmani in Israele e tra gli stessi musulmani”.
Critica al progetto e solidarietà ai cristiani è venuta da autorità musulmane ed ebree che, in Israele e altrove, si sono fermamente pposti
alla decisione del governo. “Sappiamo che i nostri amici ebrei – scrivono i leader – sarebbero profondamente preoccupati degli effetti distruttivi che la decisione del governo può avere sui frutti di decenni di duro lavoro per costruire e allargare il dialogo ebreo-cristino. Siamo particolarmente fiduciosi nell’appoggio dei leader religiosi ebrei e delle organizzazioni ebree, in Israele e in tutto il mondo”.
Il messaggio conclude con una durissima presa di posizione: “Se le autorità di Israele abusano dei loro poteri governativi per manipolare i sentimenti religiosi, per dividere la popolazione, creare conflitto, fomentare il fondamentalismo intollerante, allora esse non possono pretendere la fiducia che rispetteranno i Luoghi Santi sotto la loro giurisdizione, appartenenti a ogni religione. Ricordiamo infatti che l’Assemblea Generale dell’ONU, con la risoluzione 181 (II) del 29 novembre 1947, ha previsto garanzie internazionali per tutti i Luoghi Santi in tutta la Terra Santa. Il caso attuale prova che queste garanzie sono oggi più necessarie che mai”. Da qui l’invito a cristiani musulmani in tutto il mondo a unire gli sforzi e “a farlo ora”.
Preoccupazione per la situazione dei cristiani in Israele e Palestina si registra anche in Vaticano: i patriarchi e i capi della comunità cattolica saranno a Roma il 13 dicembre per parlare col papa di questioni pastorali. (Fides)
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