Formazione

I corsi di Amico Charly. Chi insegna ad insegnare?

Anche i docenti sono spaesati. ma c’è chi li aiuta. Ecco come. Intervista a Maria Grazia Zanaboni.

di Benedetta Verrini

Nella scuola italiana il disagio è molto diffuso. E del tutto diverso da quello comune. Frutto di un?alchimia esplosiva: ragazzi soli, insegnanti demotivati, famiglie in affanno. Dal suo osservatorio privilegiato, quello dell?associazione L?amico Charly – che nel cuore di Milano ha aperto uno spazio per gli adolescenti, gestito da educatori e psicologi per promuovere e potenziare il protagonismo dei giovani ? Mariagrazia Zanaboni, presidente impegnata sui temi giovanili ed ex professoressa di liceo, prevede un anno scolastico parecchio impegnativo. Vita: Quali sono le fragilità che si manifestano nella scuola italiana? Maria Grazia Zanaboni: Sono diverse e sovrapposte. L?esperienza fatta in questi due anni, nello spazio dell?associazione dedicato al recupero scolastico, ci ha permesso di monitorarle. C?è la fragilità delle famiglie, che tendono a delegare alla scuola le proprie incapacità ad affrontare gli adolescenti, e che per questo sulla scuola investono enormi aspettative. C?è quella degli studenti, sempre più demotivati, refrattari allo studio, in alcuni casi assenteisti. Vita: Sul vostro sito, L’Amico Charly, gran parte dei ragazzi scrive che nella scuola la relazione con l?insegnante proprio non funziona? Zanaboni: È vero. Ma bisogna anche tenere conto che sugli insegnanti impattano, appunto, i disagi della famiglia e quelli degli studenti. Quando ti trovi di fronte 25 ragazzi indifferenti, diventa davvero dura portare avanti il programma senza sentirti frustrato. Ecco, credo che le difficoltà della scuola derivino proprio da questa somma di disagi, da questa combinazione di difficoltà e incapacità. Vita: Per questo da qualche anno gli istituti scolastici sperimentano le figure degli psicologi? Zanaboni: Si stanno definendo due figure differenti: la prima è quella del tutor, molto importante perché rappresenta un intermediario tra studenti e docenti, disponibile ad accompagnare lo studente in un percorso didattico e di socialità. Esistono alcune sperimentazioni, in diverse scuole, in cui il tutor può anche essere uno studente più grande. Poi c?è lo psicologo, che ha una funzione molto più specifica e forse anche un po? critica. Vita: In che senso? Zanaboni: Nel senso che lo psicologo è una figura positiva, di aiuto agli studenti e agli stessi insegnanti, ma non deve diventare un polo su cui riversare ogni problema. Personalmente, ritengo che vada anche salvaguardato il ruolo educativo degli insegnanti. Sono loro i migliori conoscitori dei ragazzi, i testimoni del loro vissuto quotidiano: perciò, penso che si debba evitare di ?psicologizzare? ogni evento, e di lasciare a ciascuno il proprio ruolo. Vita: Ma gli insegnanti esprimono il bisogno di gestire le conflittualità e capire meglio il disagio dei ragazzi? Zanaboni: Altroché! Lo abbiamo constatato attraverso il ?Progetto ascolto?, un corso di formazione a distanza realizzato con l?ufficio scolastico della Lombardia per i docenti sui temi del disagio a scuola: ci attendevamo un centinaio di iscrizioni, ne sono arrivate più di 400 e a un certo punto abbiamo dovuto chiuderle. Questa è la prova di un bisogno enorme d?aiuto, ma anche una prova di grande intelligenza, di voglia di rimettersi in gioco e dialogare. Per questo abbiamo deciso di ripetere l?esperienza, e quest?anno offriremo un corso-base ed uno avanzato, sempre sotto la supervisione del nostro direttore scientifico, il professor Gustavo Pietropolli Charmet. Vita: Questa straordinaria risposta, però, è la goccia in un mare di docenti molto arrabbiati. Zanaboni: Purtroppo, questa è diventata una categoria professionale che non si stima affatto, che in alcuni casi vive il proprio ruolo con un senso di frustrazione, quasi di emarginazione sociale. Penso che negli ultimi tempi si sia espressa una volontà di cambiare le cose, ma il problema è anche di tipo economico: gli insegnanti hanno bisogno di una rivalutazione di ruolo e di stipendio che li condurrà anche a una rivalutazione sociale, ad essere fieri di loro stessi.


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