Mondo

I corridoi umanitari funzionano. Allarghiamoli

Altri 152 profughi afghani arrivati a Fiumicino. Grazie alla collaborazione fra chiese e società civile con Interni ed Esteri, già in salvo 452 persone che erano rifugiate in Pakistan. La soddisfazione di Filippo Miraglia, responsabile migranti di Arci, che dice: «Contiamo su un allargamento di questo canale al più presto ma questo non potrebbe giustificare politiche che puntano a impedire l'accesso di chi fugge guerre e persecuzioni»

di Giampaolo Cerri

Sono sbarcati ieri a Fiumicino, con un volo proveniente da Islamabad, 152 profughi afghani.

Si tratta di uomini, donne, bambini con le loro famiglie, che giungono in Italia grazie ai corridoi umanitari promossi da Conferenza episcopale italiana (attraverso Caritas italiana), Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), Tavola Valdese, Arci, Inmp e Unhcr.

«È il frutto», recita una nota Arci, «della collaborazione ecumenica e della società civile, che con il protocollo d’intesa con i ministeri dell’Interno e degli Esteri arriva oggi a quota 452 profughi portati in salvo».

I cittadini afghani, alcuni rifugiati in Pakistan dall’agosto 2021, verranno accolti in diverse regioni e avviati subito verso l’integrazione, a partire dall’apprendimento della lingua e dall’inserimento lavorativo, grazie a questo progetto totalmente a carico degli organismi proponenti e sostenuto dalla generosità e dall’impegno di tanti cittadini italiani, che hanno offerto le loro case per ospitare, ma anche comunità religiose, ong e diversi soggetti religiosi e civili.

I profughi sono stati accolti da operatori e rappresentanti delle Associazioni e delle Chiese. È seguita una conferenza stampa a cui hanno partecipato mons. Giuseppe Baturi, Segretario generale della CEI. Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio. Libero Ciuffreda, membro del Consiglio della FCEI. Filippo Miraglia, responsabile nazionale immigrazione di Arci. Presente anche don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana.

«Siamo soddisfatti», ha affermato Filippo Miraglia, responsabile nazionale immigrazione di Arci, «di aver in pochi mesi garantito un viaggio sicuro a più di 100 persone, completando così la nostra quota del corridoi umanitari. Ringraziamo la Fondazione Soka Gakkai per il sostegno e la fiducia e ringraziamo il governo italiano che ha permesso a tante donne di mettersi in salvo con le loro famiglie oltre che ad un gruppo di persone Lgbt».

«Contiamo», ha proseguito Miraglia, «su un allargamento di questo canale complementare al più presto e siamo pronti a farci carico, attraverso la nostra rete dei Circoli Rifugio, di altre persone non appena il governo ce lo consentirà. L’allargamento di un canale sicuro e legale per entrare in Italia e in Europa è fondamentale, così come il ricorso a tutti gli altri strumenti di ingresso legale».

«Ribadiamo», ha aggiunto il dirigente Arci, «che questo non giustifica in nessun modo le politiche che puntano ad impedire l’accesso al nostro territorio a chi, in fuga da guerre e persecuzioni, cerca protezione in Italia e in Europa. L’Italia e l’Ue continuano ad essere luoghi di arrivo per una percentuale irrisoria di quei 100 milioni di persone obbligate a lasciare le loro case, cioè di chi parte non per scelta ma per salvare la propria vita e quella dei familiari».

«Continueremo a batterci», ha concluso Miraglia, «affinché le persone, come dice il diritto internazionale e quello dell’Ue, oltre alla nostra Costituzione, possano trovare una accoglienza dignitosa e accedere al diritto d’asilo quando vengono a bussare alle nostre frontiere».

Nella foto di apertura, uno dei primi arrivi in Italia.

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