Economia
I corpi intermedi devono ricostruire l’Europa dal basso
L'intervento del filosofo Massimo Cacciari all'assemblea interprovinciale di Confcooperative Milano. «Bisogna ricostruire una volontà politica di un’élite politica. Questo non può che venire dal basso. Ma non dal basso generico, dal basso organizzato. Dal basso rappresentato da organismi che dicano la loro con chiarezza e coerenza sulle grandi questioni politiche»
Credo che le scadenze che abbiamo di fronte e l’appuntamento politico delle elezioni europee sia decisivo per tutti, in particolare per quelle associazioni e corpi intermedi che dovrebbero avere più presente la necessità di una Unione Europea diversa rispetto a come ha funzionato finora.
Naturalmente lo scenario è totalmente diverso anche solo rispetto a quindici anni fa. Dobbiamo dircelo. Sono cambiati completamente il quadro internazionale, economico e politico. Soprattutto il quadro delle volontà politiche è mutato. Non abbiamo più a che fare con degli Stati Uniti che guardavano magari con preoccupazione e diffidenze ma con interesse e attenzione alla nascita di un’unione politica ed economica europea. Oggi abbiamo invece una politica americana orientata in un senso completamente diverso, e non c’entra Trump. Il senso dei loro interessi è di un rapporto non conflittuale con la Cina. Il mondo della grande isola atlantica si sta spostando verso il Pacifico. L’Europa atlantica è finita per sempre, questo dobbiamo saperlo. Il fatto che fra dieci anni la Cina avrà un Pil superiore agli Usa cambia completamente anche gli equilibri economici.
L’Europa
L’Europa è in una situazione oggettivamente di grande difficoltà a prescindere dai soggetti che la rappresentano. È un’Europa debole. Ragioniamo sulla necessità di un nuovo inizio per l’Europa in una condizione di grande debolezza. Dobbiamo dircelo realisticamente. Se non si parte da un quadro realistico si canta come gli ubriachi per farsi coraggio di notte. Una situazione di grande debolezza che rende ancora più necessario lo sforzo per l’Unione Europea. Perché oggi per come è, anche politicamente unita, sarebbe debole e piccola, dal punto di vista delle sue strutture demografiche e sociali. Per questo è importantissimo capire il ruolo di associazioni, corpi, organismi, come quello cooperativo.
Il ruolo dei corpi intermedi
Sono essenziali: o la spinta della comprensione della necessità di un novo inizio dell’Unione nasce dal basso o non sarà. La grande idea dell’Unione nasce dall’alto, dalle élite. Da tre élite politiche che escono dal secondo conflitto mondiale vittoriose ma che rappresentavano Paesi sconfitti. L’ élite cristiano popolare , l’élite liberale e, più tardi, una certa élite social democratica. Che comprendono come il destino dell’Europa, per avere un ruolo attivo nella politica internazionale, sia quello di puntare a un’unione. Queste tre grandi élite sono oggi in situazioni pietose, comatose. Tutte e tre. È un grande problema. Bisogna ricostruire una volontà politica di un’élite politica. Questo non può che venire dal basso. Ma non dal basso generico, ma dal basso organizzato. Dal basso rappresentato da organismi che dicano la loro con chiarezza e coerenza sulle grandi questioni politiche. Che facciano politica nel senso più alto e vero del termine. Perché se aspettiamo che si formino per conto proprio élite politiche e gruppi dirigenti in grado di dare inizio a una nuova fase per l’Europa aspetteremo invano. O il mondo cooperativo, come tanti altri, assume altri sindacati, nel senso letterale, cioè conducendo insieme, ponendo insieme interessi della società civile, cominciando ad assumere un ruolo di voce protagonista che spinga e indichi la strada per dare un nuovo inizio all’Unione oppure non lo farà nessuno. Questo è il cuore del problema. E nel farlo bisogna lavorare per rivitalizzare queste élite. Non si deve entrare in conflitto. Bisogna che altri voci entrino in scena da protagoniste aiutando le élite a riprendersi, per vedere se hanno ancora un ruolo da svolgere.
Il sovranismo
Badate bene il popolo non esiste. Conosco Tizio, Caio e Sempronio, il popolo non l’ho mai visto. Esistono interessi organizzati e corpi. È fatto di parti il popolo. E bisogna prendere parte, tutti. Dire per che Europa si è, per quali modelli di sviluppo e quali modelli istituzionali. Un modello centralistico porterà avanti necessariamente politiche neo liberiste. Un modello federale invece necessariamente porterà avanti politiche keynesiane. Che non significa non considerare il pareggio di bilancio ma immaginare di fare inflazione per dare lavoro. Fare infrastrutture. Che è ben diverso da fare redditi di cittadinanza o gli 80 euro. In questo senso i corpi intermedi devono prendere posizione.
Gli obiettivi: superare il neo liberismo
In quale senso procedere? In primo luogo per superare, e in questo il ruolo di movimenti come quello cooperativo è fondamentale, la subalternità al modello neo liberista. Se il nome cooperazione ha un senso significa essere alternativa a quel modello. L’Unione Europea nasce sulla base di alcuni pilastri che certamente contengono anche il rigore economico ma nello stesso tempo solidarietà e sussidiarietà. Se si leggessero i discorsi di De Gasperi è chiarissimo che un’unione politica europea non si può fondare su un modello astratto di pareggio di bilancio, uguale per tutti a prescindere dalle condizione in cui si trovano i membri. È un’assurdità palese anche da un punto di vista meramente economicistico. Il modello neo liberista è per sua natura astratto. Almeno in apparenza, visto le disuguaglianze di ogni genere che ha favorito. Il primo aspetto dunque è esprimere e rappresentare la volontà di superare questa subalternità al modello neo liberista. Se la battaglia è quella tra europeisti genericamente intesi e sovranisti stravinceranno i sovranisti. Bisogna essere europeisti partendo dalle idee fondanti dell’Unione che non sono solo sul piano economico ma anche culturale. Abbiamo l’esigenza di difendere quanto si è ottenuto nel corso del secondo dopoguerra in termini di previdenza e assistenza, quindi di portare avanti quella politica di solidarietà e poi proporre un grande modello culturale, non nel senso letterario del termine ma in senso storico antropologico. Quale? Qui lingue diverse, popoli diversi, tradizioni diverse formano un’unione politica, un nuovo modello di sovranità. Dove la sovranità non è più centrale, dello Stato, ma autenticamente federale. Dove i temi di sussidiarietà e solidarietà sono centrali. Questi sono fatti politici che c’entrano fortemente con il movimento cooperativo.
Il potere della cooperazione sociale
Cosa deve chiedere il movimento cooperativo? Mance? No, potere. Potere su alcune materie precise. Poteri effettivi da contrattare seriamente con le autorità centrali. L’idea fondamentale che muoveva l’Unione Europea è che il potere si può articolare e dividere senza frantumarsi. Questo modello istituzionale si è perso per strada. La gente non lo riconosce più. Oggi l’euro è vissuto contro il welfare. Come si può riprendere un discorso europeo se le persone avvertono questo. Non si può continuare a parlare di Europa dicendo che ha permesso la pace. È una frottola, come se gli Stati europei dopo la guerra avrebbero potuto continuare a farsi la guerra. La gente vuole sentire che l’euro serve e può servire al welfare. E poi la gente vuol sentire che l’Europa è questa forma istituzionale in cui tutti abbiamo più potere, un modello federale, non un nuovo sovrastato fatto di burocrazie.
Gli obiettivi: la democratizzazione delle istituzioni europee
In secondo luogo bisogna democratizzare le istituzioni europee. Le filiere di comando fondamentali. Sulle questioni che ci interessano di più: quelle di carattere economico. In questo caso la governance europea funziona molto semplicemente: esiste un comitato formato dai grandi direttori del tesoro, dalla Bce e dalle Banche centrali nazionali che si riuniscono e preparano i dossier e i documenti che l’Eurogruppo poi adotta. Per quanto riguarda le questioni sociali invece arrivano proposte su tavoli in cui si può decidere solo all’unanimità. Quindi non si decide. Pensiamo all’immigrazione. Su questo serve trasparenza. L’indirizzo economico non può essere deciso da una struttura autocratica di tipo alto burocratico ad avere il pallino in mano. Bisogna sapere chi decide cosa e perché.
È il momento di proposte audaci e di un europeismo concreto
Perché non si fanno proposte audaci? Perché non immaginare di eleggere democraticamente il presidente della Commissione Europea? Ancora: è evidente che non si possa andare avanti ad una velocità sola. Diciamocelo. Non possono gli europeisti che vogliono salvare la pelle a sé stessi e all’Europa parlare vagamente, devono dire alla gente cose precise. Non si può pensare di affrontare questioni drammatiche come quelle dell’immigrazione unanimemente. Se c’è una volontà politica dei soci fondatori devono poter decidere e non nascondersi dietro al tema dell’unanimità. Bisogna scegliere le due velocità in modo chiaro e politico. Quando Francia, Germania, Italia, Grecia, Spagna e Portogallo trovano un accordo possono decidere, anche i trattati lo permettono. Significa cacciare gli altri? No, solo riprendere un dialogo in modo più equilibrato e non nel modo insensato con cui è stato fatto l’allargamento. Un modo astorico e ignorante di ogni differenza da gente che non sa che il tempo storico è fatto di tempi. Non c’è un tempo solo. Il 2019 italiano è il 1910 per Paesi come Polonia, Ungheria e Romania. Questo perché sono appena usciti da una schiavitù sotto impero. Vogliamo che non siano nazionalisti? Come potevamo non essere nazionalisti durante il Risorgimento? Tutte queste cose vanno dette chiaramente, in modo forte. Se non si dicono queste cose l’orizzonte è una vittoria dei sovranisti che sfasceranno l’Europa perché non c’è nulla di più comico di un’internazionale sovranista. E cosa succede se salta l’Europa? Che i vari staterelli sovranisti si daranno una guerra commerciale spietata. Ognuno sarà obbligato ad attrarre in ogni modo possibile investimenti. In un quadro in cui, viste le dimensioni del mercato globale, perderanno sul serio la propria sovranità. Stare in Europa per questo è tutelare davvero la nostra sovranità e quindi il welfare.
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